LEZIONI ROMENE PER GIORGIA MELONI: LA DUCETTA HA STESO UN TAPPETO ROSSO AL CANDIDATO DELL’ESTREMA DESTRA, GEORGE SIMION: ACCOLTO A ROMA E INVESTITO DALLA PREMIER COME FUTURO PRESIDENTE, SIMION HA PERSO IN FAVORE DELL’EUROPEISTA NICUSOR DAN
IL RIFLESSO CONTINENTALE RIPROPONE LE SCELTE STRATEGICHE NON DELLA LEGA, APERTAMENTE ANTI UE, MA DI FDI, IN BILICO TRA EUROPEISMO E SOVRANISMO. IL RISULTATO È CHE LA PREMIER E LA SUA COALIZIONE VENGONO OSSERVATI CON UNA MISCELA DI ATTENZIONE E DIFFIDENZA
La vittoria del candidato europeista Nicusor Dan in Romania suggerisce più di un elemento di riflessione alla maggioranza italiana. Il primo è che ha perso l’esponente ipernazionalista preferito da FdI e Lega, George Simion, che pochi giorni fa aveva partecipato al raduno dei Conservatori europei in Italia.
E che diceva: «Giorgia Meloni per noi è un esempio. Come l’Italia diciamo stop alle spese per aiuti all’Ucraina», cercando impropriamente di arruolare la premier su posizioni anti Ue.
Non è la prima volta che un pezzo maggioritario della coalizione governativa italiana punta su forze rivelatesi alla fine perdenti. Era accaduto negli ultimi due anni prima in Spagna, poi in Polonia
Il riflesso continentale non riguarda solo l’esito del voto. Ripropone le scelte strategiche non della Lega, apertamente anti Ue, ma di FdI, in bilico tra europeismo e sovranismo: anche se l’aiuto di Meloni all’Ucraina non è mai venuto meno, nonostante lo smarcamento da alcuni recenti vertici.
Il risultato è che la premier e la sua coalizione vengono osservati con una miscela di attenzione e diffidenza dagli alleati delle altre nazioni europee
Parlare di isolamento dell’Italia è a dir poco esagerato.mMa si ha la sensazione che qualche errore di valutazione sia stato commesso rispetto a un gruppo di testa, definito dei Volenterosi, che vede insieme Francia, Germania, Polonia più una Gran Bretagna larvatamente pentita della Brexit, e dunque avviata a nuovi accordi parziali con l’Ue.
L’altro aspetto segnalato dal voto rumeno ha riflessi soprattutto interni. E riguarda il tema dei ballottaggi. È noto che a destra cresce la spinta a abolirli nelle elezioni per i sindaci.
Spiegazione ufficiale: al secondo turno si vota di meno, e dunque diminuisce la rappresentatività. Spiegazione ufficiosa: la destra ritiene che le opposizioni ne siano avvantaggiate.
Per questo, si accarezza l’ipotesi che possa essere eletto subito l’esponente di uno schieramento che raggiunga il quaranta per cento dei consensi. Ma la lezione rumena dice l’opposto: almeno in termini di partecipazione. Mentre al primo turno Simion aveva avuto il 41 per cento con un’affluenza al 53, al ballottaggio l’affluenza è stata del 64. E Dan ha vinto.Sia il capo dello Stato, Sergio Mattarella, sia la premier Meloni si sono congratulati con lui. Rimane, tuttavia, l’ombra della mezza investitura arrivata sei giorni fa a Simion da FdI, anche se non da FI: un’ombra rimossa dallo scontro di ieri tra alleati sul terzo mandato dei presidenti di regione, rivendicato dalla Lega.
(da “Corriere della Sera”)
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