L’IDV PERDE UN ALTRO PEZZO: NICOLA TRANFAGLIA SE NE VA E DENUNCIA LA “GESTIONE FAMILISTA” DI DI PIETRO
L’EX PM REPLICA: “MI HA RICATTATO PER DEI RIMBORSI SPESA”… LO STORICO: “L’IDV E’ UN PARTITO PERSONALE, GESTITO DA DI PIETRO CON UNA SCHIERA RISTRETTA DI AMICI E PARENTI: ECCO PERCHE’ POI ARRIVANO GLI SCILIPOTI”
L’Idv perde un altro pezzo.
Nicola Tranfaglia, ex responsabile cultura del partito, lascia in aperta rottura con Antonio Di Pietro.
Lo storico ha accusato il leader dell’Italia dei Valori di avergli riservato un “trattamento discutibile” e di adottare metodi “che nulla hanno a che fare con il merito e la competenza, mentre Di Pietro ribatte sostenendo di essere stato ricattato.
“Ho in questo telefono un sms del buon Nicola Tranfaglia, a cui voglio bene e a cui rinnovo stima e affetto. Fino all’altro ieri — ricorda Di Pietro — mi diceva ‘senti, rinnovami il contratto’, perchè lui aveva un regolare contratto, ‘perchè altrimenti se non me lo rinnovi faccio un articolo in cui dico male di te’. Quando si scade al tentativo di ricatto, non si scende a compromessi. Pensa un po’ a 60 anni, dopo tutto quello che ho fatto, se mi faccio ricattare da Tranfaglia”.
Per lo storico la vicenda è andata diversamente.
“Un mese fa, come un fulmine a ciel sereno la tesoriera del partito, Silvana Mura, senza nessuna spiegazione mi ha comunicato che il presidente del partito d’accordo con lei, aveva deciso di sospendere a tempo indeterminato il mio esiguo rimborso spese mensile, per improvvise difficoltà economiche”, racconta Tranfaglia.
“Ho chiesto a Di Pietro le ragioni della scelta e mi ha detto testualmente: ‘E’ legittimo ma devo decidere’.
E, nel mese successivo, non mi ha detto più nulla”.
Non solo, aggiunge, l’ultimo colloquio avuto “è stato quasi grottesco: gli volevo spiegare la strategia culturale che avevo in mente per il partito, ma lui mi ha interrotto dicendomi che non era il caso di discuterne perchè non era quella una priorità e che a proposito di strategie lui non aveva niente da imparare, essendo l’unico uomo, insieme con Bossi, che aveva fondato un partito (si era dimenticato che la grande notorietà non se l’è guadagnata da solo ma è venuta a lui dalla clamorosa vicenda di Mani Pulite)”.
Sottolineando che “la questione economica è secondaria”, Tranfaglia racconta di aver ricevuto “pochi giorni fa una mail dall’onorevole Silvana Mura, che mi liquidava con le testuali parole: ‘Rimane inteso che la collaborazione con il partito è da intendersi definitivamente risolta. L’unica consolazione dopo questa esperienza negativa, è che non sono il primo nè l’unico ad aver avuto un trattamento discutibile da Di Pietro: i casi di Elio Veltri e di Giulietto Chiesa sono lì a dimostrarlo”, dice.
“Ora mi è chiaro il perchè sono stati scelti da Di Pietro personaggi come Scilipoti e De Gregorio”.
E sul suo profilo Facebook lo storico va oltre. “Purtroppo ho dovuto verificare come le speranze mie e dei simpatizzanti dell’Italia dei Valori fossero, a dir poco, eccessive e mal risposte. Ho conosciuto bene in questi anni il partito fondato da Di Pietro e ho dovuto constatare che, pur avendo al suo interno sinceri riformatori, è rimasto ahimè un partito troppo personale, o meglio un partito personale e familiare, governato con pugno di ferro dall’ex pm di Milano e da una schiera di amiche e parenti di ogni ordine e grado. Con criteri interni di governo, quel che è peggio, che nulla hanno a che fare con il merito individuale e la competenza e, tanto meno, con quella parità dei punti di partenza, che dovrebbe restare il sale di un partito politico moderno”.
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