L’ITALIA S’E’ DESTA, DELL’AUTO DI SCIPIO S’E’ CINTA LA TESTA
LA FIAT SPOPOLA CON I SOLDI ALTRUI, QUELLI DI OBAMA PER LA CHRYSLER, QUELLI DELLA MERKEL PER LA OPEL, QUELLI DEL GOVERNO ITALIANO PER LA ROTTAMAZIONE… MA IL LINGOTTO NON ERA IN CRISI?
Sarà che molti quotidiani italiani sono in quota azionaria Fiat, sarà che il latente patriottismo di molti, a lungo represso, ha trovato una valvola di sfogo, ma tra poco metteremo tutti la bandiera italiana alla finestra per festeggiare ogni vittoria del gruppo Fiat ai Mundial dell’auto, o ci faremo una tacca sulla pistola fumante per ogni colpo che Marchionne metterà a segno assorbendo chi sta peggio di lui.
Il manager Fiat, in effetti, è l’unico che merita un applauso convinto: senza un euro, anzi con miliardi di debiti, è riuscito, senza sborsare un quattrino, a far finanziare la rottamazione dal governo italiano, limitando i danni della crisi mondiale di vendite del settore auto.
Con altri miliardi di dollari elargiti da Obama, ha rilevato il 20% della Chrysler e ora con l’appoggio influente della Merkel sta cercando di rilevare pure la Opel in Germania e già si parla di General Motors e compagnia cantando.
Obiettivo dichiarato: 5 milioni di auto vendute ogni anno, pena la scomparsa del marchio.
Quindi si cercano alleanze, partecipazioni, cooperazioni ovunque.
Ci sono governi che intervengono con denaro fresco, basta che qualcuno si prenda aziende decotte sulla schiena e finisca l’esborso di denaro pubblico.
Oddio, in Germania, la Fiat non è stata certo accolta trionfalmente dai sindacati tedeschi .
Il presidente del consiglio di fabbrica di Opel definisce “un bluff” il piano italiano, e denuncia che porterà a un taglio di 10.000 posti di lavoro, prevedendo la chiusura dello stabilimento di Kaiserlautern in Renania e di altri cicli produttivi di Fiat/Opel in Gran Bretagna e Italia.
Il quotidiano Financial Times Deutscland ha liquidato il progetto sostenendo che “dietro i piani di matrimonio di Marchionne non c’è una strategia brillante, ma un panico dell’ultimo momento”.
Al comune cittadino italiano vengono spontanee però domande più banali: ma la Fiat non era in un mare di guai e non ha preso respiro grazie all’aiuto il Governo?
Non c’era stato un pauroso calo delle vendite?
La Fiat non è per caso che si avvia a scrivere un altro capitolo del compro privato con soldi pubblici e del libro ormai datato “socializzo le perdite e privatizzo i profitti”?
Pare di essere trascinati in un vortice patriottico, con un mix tra socialismo di Stato e capitalisti senza capitale: siamo poi così sicuri che americani ed europei impazziranno per la 500 Fiat, quando sul mercato ci saranno a breve, piccole auto indiane e cinesi a costo inferiore e con le medesime qualità tecniche?
Nessuna altra azienda in Italia ha ricevuto più aiuti della Fiat: dall’economia pilotata all’assistenzialismo, dalle svendite alla cassa integrazione a palate, dalle vetture inquinanti ad altre in passato di non eccelsa qualità , dallo sviluppo ferroviario italiano ostacolato ai piani di sviluppo deviati, dalle ingerenze agli interessi sulla stampa utilizzata come veicolo commerciale, dalle marchette di Stato a una politica estera spesso funzionale agli interessi dell’azienda torinese.
Ne abbiamo viste tante, in fondo non ci si meraviglia se uno compra senza soldi, anche se sentiamo puzza di bruciato.
L’importante è che qualcuno ogni tanto verifichi se è stata lasciata accesa una sigaretta sul divano… Non vorremmo che, distratti dal tifo, qualcuno si vedesse bruciare poi improvvisamente il fondo dei pantaloni.
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