L’UNIONE EUROPEA HA CONQUISTATO UN ITALIANO SU DUE
SONDAGGIO DI EUROBAROMETRO: I PIU’ CONVINTI IN BELGIO, POLONIA E LETTONIA
Meno di un cittadino del vecchio continente su due si sente legato al cantiere dell’Unione europea. Il dato mediano che emerge da un sondaggio effettuato in maggio (dunque su Ventisette paesi) è il 48 per cento, cifra stabile rispetto alle verifiche precedenti: dimostra però come la maggioranza delle persone non si consideri a casa oltre i confini nazionali.
Gli italiani sono esattamente al 50 percento, divisi come d’abitudine con tecnica scientifica, però la notizia è che il dato è di cinque punti più alto rispetto ai rilievi del 2012.
Il che vuole dire, posto che la gente dica la verità , che nel momento delle difficoltà economiche e politiche, lungo penisola si cominciato a guardare con maggiore agli schemi sovranazionali. Anche se la maggioranza di noi pensa che l’Europa non ci ascolti e non sia stato un buon affare.
L’eurobarometro diffuso stamane dall’Europarlamento è utile per misurare la temperatura dell’interesse comunitario a meno di dieci mesi dal voto di maggio per il rinnovo del parlamento europeo. nel complesso, dai numero esce confermata una diffusa tendenza a coltivare un certo qual nazionalismo e la prospettiva che la consultazione della prossima europea difficilmente riuscirà ad essere veramente “europea”. I temi locali, a vedere le tendenze, sembrano destinati ancora a dominare la scena.
Favorevoli e contrari.
Gli europei più legati all’UE si trovano nel Lussemburgo (74%), in Belgio (61%), in Lettonia e in Polonia (entrambi 59%). I meno numerosi ad affermare di essere legati all’Unione vino a Cipro (22%), in Grecia (29%) e nel Regno Unito (33%).
Quanto contiamo?
L’impressione generale è “poco”. Vengono fuori qui tutti i deficit democratici e di comunicazione dell’Unione. Solo il 39% degli europei pensa che la “mia opinione conta nell’Ue”, una percezione in lieve calo (-3) rispetto al giugno 2012.
Vuol dire pensare che Bruxelles è vissuta come qualcosa di lontano e staccato dalla vita di tutti i giorni. E che il messaggio secondo cui sono – insieme con gli eurodeputati- sono gli stati, cioè i ministri, cioè gli uomini che abbiamo mandato in parlamento, ad avere l’ultima parola non è chiaro (o non è accettato dalla maggioranza).
C’è molto da lavoro da fare per politici ed istituzioni favorevoli al progetto a dodici stelle. Sopratutto da noi. In Italia, appena il 30 per cento ritiene di essere ascoltato a Bruxelles. L’ascolto nel proprio paese da noi sale al 31 per cento. Poca differenza. Incompresi, inascoltati. Ecco la sensazione.
Democrazia?
Solo il 35 per cento degli italiani risponde che la democrazia funziona nel nostro paese. Gli altri dicono di no. Sono il 39 per cento quelli che credono che la democrazia sia più netta nell’Ue, dove la media di chi si sente democraticamente tutelato in casa è del 52 per cento.
Un buon affare?
Le risposte al quesito per conoscere se l’appartenenza all’UE rappresenti un bene o un male rimangono molto stabili. Il 50% degli intervistati (come nel giugno 2012) ritiene che sia “un bene” essere in Europa, il 31% “nè un bene nè un male”, il 17% “un male” (+1). Il 52% degli intervistati nell’area euro sono per la risposta positiva, come dire che la moneta unica aiuta il consenso.
Conviene?
La stessa stabilità è stata osservata in media europea per quanto riguarda i vantaggi tratti dall’appartenenza all’Ue: il 54% (+2) degli intervistati afferma che il proprio paese ne “ha tratto vantaggi” e il 37% (=) che “non ne ha tratto vantaggi”.
Le differenze possono raggiungere i 52 punti percentuali: i risultati vanno dall’80% in Lituania fino al 28% a Cipro. I più forti sviluppi positivi dalla primavera 2011 sono stati osservati a Malta (77%, +18 punti rispetto al maggio 2011), in Germania (61%, +13), in Lituania (80%, +13). Il calo più significativo è stato rilevato a Cipro (28%, -20).
Italia in dubbio.
Solo il 36 per cento di pensa che l’Italia abbia tratto vantaggi dall’Unione, il dato è in forte calo. Il 52 per cento parla di svantaggi più che vantaggi. Peggio della Cipro salvata col rigore dalla crisi. Persino i britannici ritengono di aver avuto maggiori benefici. La media è il 54 per cento.
Soluzioni?
In media gli europei credono nel sogno comunitario. ma quando gli chiedi cosa fare, rispondono creare un sistema di welfare comune. Avere garanzie. Un altro segnale chiaro. Welfare, previdenza e lavoro – guarda caso – sono politiche che le capitali non hanno attribuito all’Unione. Sono nazionali. Il che , magari spiega il giochetto di fa le cose male e poi incolpa l’Ue. Succede molto spesso. I numeri di cui sopra, in buona parte, lo dimostrano.
La speranza.
La maggior parte degli europei (70%) vorrebbe votare il presidente della Commissione Ue prossimo venturo. Gli Italiani sono favorevoli al 59 per cento, vorrebbero sceglierlo sulla base di un programma unico europeo. E’ un messaggio chiaro e anche un illusione. Non succederà . I grandi dell’Europa non lo consentiranno.
Una Merkel rieletta vorrò scegliere lei il suo uomo a Bruxelles, con Hollande e tutti gli altri. L’europeismo è in buona parte un’ipocrisia per i politici nazionali. Troppo potere, troppa lobby da fare, per poter lasciare che siano i cittadini a scegliere.
Marco Zatterin
(da “La Stampa“)
Leave a Reply