MA AL QUIRINALE SCATTA L’ALTOLA’: NAPOLITANO PRONTO ALLA BOCCIATURA DELLA NORMA SALVA-FININVEST
LA INDECENTE MOSSA DI BERLUSCONI PER NON PAGARE 750 MILIONI DEL RISARCIMENTO MONDADORI-CIR STOPPATA DAL QUIRINALE… NEUTRALIZZATO IL BLITZ DI SILVIO E ALFANO
Ora Napolitano vuole vederci chiaro.
Dopo aver scoperto la sgradita sorpresa nella bozza del decreto trasmesso da palazzo Chigi, il capo dello Stato ha messo al lavoro tutto il suo staff giuridico per «un’attenta e rigorosa valutazione».
Che porterà a stendere un parere pesante e motivato su quella che l’opposizione ha già ribattezzato “norma ad aziendam”.
Anzi, Napolitano la norma contestata avrebbe già deciso di cancellarla dal decreto. Questi sostanziosi rilievi del Colle saranno poi girati a palazzo Chigi, contando su una modifica del testo.
Insomma, Napolitano non intende restare con le mani in mano di fronte a un caso di conflitto d’interessi, con il presidente del Consiglio che inserisce di soppiatto, nella manovra a tutela dei conti pubblici, un codicillo per mettere al riparo la sua azienda dalla sentenza sul lodo Mondadori.
Riflettendo sulla genesi della norma, al Quirinale hanno maturato una convinzione: il comma salva-Fininvest non c’era nel testo uscito dal ministero dell’Economia. Ergo, una manina l’ha inserito dopo.
Precisamente nel passaggio che c’è stato ieri da via XX Settembre a Palazzo Chigi, prima che il decreto venisse trasmesso al Colle per la firma.
Una ricostruzione che coincide con quanto si sussurra nel governo, dove solo in pochissimi erano a conoscenza del blitz che stava per compiersi. Tra i pochi, Giulio Tremonti, che ha tentato con ogni mezzo di opporsi.
Gli uomini del Tesoro, del resto, la considerano «una norma suicida», che non ha alcuna possibilità di essere approvata.
«Questa cavolata – spiegano fonti del ministero dell’Economia – è stata voluta direttamente dal Guardasigilli. È uscita dalla filiera Berlusconi-Ghedini-Alfano. L’hanno cucinata interamente loro, pur essendo chiaro che non ha alcuna coerenza con l’oggetto del decreto».
Inoltre, aggiungono i tecnici di Via Venti Settembre, si tratta di una legge «devastante», perchè «introduce il concetto di insolvenza nel privato».
Niente da fare, di fronte all’insistenza di Berlusconi. «Mi prendo io la responsabilità di tutto – ha tuonato il Cavaliere -, la porto io al Colle e la gestirò io la trattativa con il capo dello Stato».
Ma sono in molti, nella maggioranza, a non aver digerito un provvedimento che «appare come l’ennesima legge a favore della casta, in un momento in cui tagliamo le pensioni agli italiani».
È dunque falso che la norma fosse già stata discussa in Consiglio dei ministri. Diversi testimoni, presenti alla riunione del governo di giovedì sera, non ricordano affatto questo particolare.
È vero invece che la trappola, congegnata da Niccolò Ghedini, avrebbe dovuto scattare in seguito, presentandosi sotto forma di un emendamento parlamentare.
Una tecnica già sperimentata in passato per le norme ad personam sulla giustizia. Ma la fretta ha spinto il consigliere giuridico del Cavaliere a forzare la mano.
La Corte d’appello di Milano ha fatto sapere infatti di essere pronta ad emettere la sentenza sul lodo Mondadori e la decisione è attesa per sabato.
Per Berlusconi si tratta di una corsa contro il tempo per non pagare la Cir di De Benedetti. ««A quello lì – si è sfogato ancora in queste ore il premier – i soldi non li darò mai, piuttosto li devolvo in beneficenza».
Un’ostinazione che l’ha portato a dare il via libera alla forzatura di Ghedini, contro il parere di Tremonti e di Gianni Letta.
L’intenzione di Berlusconi, al contrario, è di resistere a tutti i costi alla moral suasion di Napolitano, confermando la norma e piazzando la fiducia per evitare modifiche. «Spiegherò a tutti – ha preannunciato il premier – che si tratta di respingere un’aggressione politica portata avanti con ogni mezzo».
Il timore, a questo punto, è che Napolitano si attardi troppo nella controfirma, dando ai giudici il tempo di emettere la sentenza e vanificando così il blitz.
Non a caso ieri sono già stati attivati i canali diplomatici tra Gianni Letta e il Colle. Gli uomini di Napolitano hanno in realtà preavvertito il sottosegretario che quel “codicillo” proprio non può andare bene. E il braccio destro del Cavaliere sta tentando una mediazione sapendo però che su quel campo non c’è più nulla da fare.
La controffensiva è stata discussa in una riunione di Berlusconi con i figli alcuni giorni fa. Un vero consiglio di famiglia.
Del resto era stato lo stesso Berlusconi a confermare l’oggetto del summit: «Ne parliamo tutti i giorni, è una cosa che incombe».
Allarme rosso dunque, per la possibile «mazzata» in arrivo (definizione di Pier Silvio Berlusconi). Una eventualità che ha spinto nei giorni scorsi Fininvest a non attribuire alcun dividendo ai soci per l’esercizio 2010, nonostante un utile netto di 160 milioni.
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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