MA ALFANO RESISTE: “ORMAI HO FATTO LA MIA SCELTAâ€
IL GIORNO DEI FALCHI: “BERLUSCONI DEVE FARE IL CAPO DELL’OPPOSIZIONE, SE LO ARRESTANO DIVENTEREBBE COME LA THYMOSCHENKO”… MA I SENATORI PRONTI A PASSARE COM ALFANO SONO SALITI A 31
«Presidente, se non rompe con il governo noi andiamo avanti per conto nostro e votiamo contro la Legge di Stabilità ». Nel Pdl è il giorno dei falchi.
Silvio Berlusconi li ascolta, ormai la pensa come loro. Ma intanto il partito va in frantumi.
Il Cavaliere annulla il pranzo con i ministri e Alfano, «tanto ormai non ho più nulla da dirgli». Vede Bondi e Verdini. Poi in serata un lungo faccia a faccia con il capo dei “lealisti”, Raffaele Fitto. Loro pressano, lo incalzano sulla crisi di governo. Intanto nella lotta interna Alfano perde terreno.
Con lo strascico di drammi umani e politici, per il vicepremier e i suoi, che ancora non riescono a rassegnarsi all’idea di rompere con il leader.
Berlusconi ad Alfano ha chiesto fedeltà assoluta, gli ha domandato l’impegno a lasciare il governo quando aprirà la crisi.
Il vicepremier però ha risposto picche: «Non posso presidente, far cadere il governo sarebbe la soluzione peggiore per il Paese e per lei, io resto solo se ho garanzie sull’esecutivo e sul partito, con le primarie e l’emarginazione degli estremisti».
Suo malgrado Angelino va dunque avanti.
Da lì la decisione di Berlusconi, ad alto valore simbolico, di annullare il pranzo di ieri. Quindi la palla è tornata nel campo dei falchi. «I ministri già non rispondono più alle sue indicazioni – lo pressavano ieri – in questa condizione è un leader dimezzato, di fatto incatenato e fuori dai giochi. Meglio strappare».
Berlusconi d’istinto la crisi di governo la vuole, e subito. E i falchi lo rassicurano pure sui pericoli di fare cilecca: ridotti al minimo.
«Dopo la decadenza se Berlusconi resta in maggioranza qualche procura chiederà il suo arresto – racconta uno dei pasdaran che ieri si è intrattenuto a Palazzo Grazioli – se invece fa cadere il governo cambia tutto».
E se Alfano si sgancia e l’esecutivo regge? La risposta dei duri e puri non ammette dubbi: «Se va a fare il capo dell’opposizione può riprendere a farsi sentire, può sparare a pallettoni e portare a Roma centomila persone a difenderlo. Mandarlo in prigione sarebbe più difficile, quale magistrato può arrestare il leader dell’opposizione che rappresenta 10 milioni di italiani? Diventerebbe come la Thymoschenko».
Questi i ragionamenti che si fanno al cospetto del capo.
E i falchi per spingerlo a passare subito il guado ora minacciano di mollarlo.
«Se non si muove subito – è il ragionamento che secondo alcuni “lealisti” Fitto avrebbe svolto a Palazzo Grazioli – noi ci muoviamo per conto nostro, non votiamo la Legge di Stabilità e usciamo di fatto dalla maggioranza».
Berlusconi martedì ha comunque provato a riprendersi Alfano offrendogli la vicepresidenza di Forza Italia ma senza dare garanzie sulle deleghe.
Per il Cavaliere il ritorno del figliol prodigo significherebbe indebolire i governisti e probabilmente togliere i numeri per tenere in piedi Letta.
Ma Alfano ha detto di no, non molla gli altri ministri e il resto degli “innovatori” che guardano a lui.
Un ministro che concorda ogni passo con lui spiega: «Non vorremmo mai strappare, ma è chiaro che se ci ritrovassimo a dover scegliere tra governo ed elezioni non avremmo dubbi, sceglieremmo il governo».
Come dimostrava ieri Quagliariello – ministro e colomba – che pur condannando il voto palese ammoniva: «Non bisogna perdere lucidità , la decadenza dipende da una sentenza ingiusta, non dalla Severino»
E ancora, se cade il governo «si creerebbe una maggioranza a noi ostile che farebbe una legge elettorale contro il Pdl e finiremmo per andare al voto senza leader».
Dunque gli “innovatori” vanno avanti.
Formigoni ieri giurava che i governisti pronti a votare la fiducia al Senato dai 23 del 2 ottobre orasono diventati 31.
Alberto D’Argenio
(da “La Repubblica“)
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