MACRON, IL GUASTAFESTE DI GIORGIA MELONI
LO SGARBO DI MACRON AL DEBUTTO DI MELONI: DISERTA IL G7 A KIEV E INVITA I LEADER A PARIGI
Succede nel giorno dell’anniversario dell’invasione russa, rendendo ancora più clamorosa l’assenza. Emmanuel Macron, si apprende dall’Eliseo, non parteciperà alla riunione del G7, quella che Giorgia Meloni ha organizzato per oggi in videoconferenza da Kiev. Un atto simbolico voluto fortemente da Roma per l’esordio della presidenza italiana, che sulla carta dovrebbe mandare un segnale di unità e smentire la sensazione di stanchezza che serpeggia tra gli alleati nel sostegno all’Ucraina.
Motivi di agenda, dicono a Parigi. Il capo di Stato è atteso al Salone dell’agricoltura per un confronto con i sindacati che, visti i toni della vigilia, potrebbe rivelarsi disastroso. Il Presidente francese, raccontano dal suo entourage, aveva in un primo tempo risposto positivamente ad un invito della leader italiana per giovedì. L’incontro era stato poi spostato a venerdì. Alla fine il vertice si terrà oggi. Il momento più sbagliato per il leader francese. Che ha declinato.
Una ricostruzione che suona pretestuosa. O almeno, che manca di dettagli decisivi, anche perché Meloni si è allineata al timing chiesto dagli americani. Le versioni divergono ad esempio su un altro punto: secondo Palazzo Chigi, il Presidente sarebbe stato coinvolto anche per il viaggio a Kiev con la premier, a cui avrebbe preferito sottrarsi.
Secondo fonti francesi, invece, no. Macron, in ogni caso, ha alla fine scelto di dare priorità alla rabbia dei forconi, facendosi rappresentare al G7 dal ministro della Difesa.
Ma non basta. A segnalare che qualcosa di pesante sta accadendo, ha annunciato a sorpresa un “suo” vertice dedicato a Kiev. Lo ha convocato per lunedì a Parigi. Al summit sono attesi vari capi di Stato e di governo, tra i quali il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Parigi e Berlino avevano coordinato la firma degli accordi militari bilaterali con Zelensky la settimana scorsa, quelli da cui l’Italia era stata tagliata fuori.
Chi invece a Parigi non ci sarà è proprio Giorgia Meloni. E qui la faccenda diventa ancora più intricata. La defezione non è ancora stata comunicata, ma è probabile che la premier italiana mandi al summit il ministro Antonio Tajani. Una mossa ufficialmente dettata dalla necessità di ridurre il carico di lavoro: la leader farà ritorno da Kiev domani, dopo due notti trascorse in treno. Ma è evidente che l’assenza ha il sapore della ripicca dopo lo sgarbo programmato da Macron sul G7. Una decisione che formalizza posizioni di nuovo lontane. Sempre più lontane.
Schiaffo contro schiaffo. Bisogna seguire gli indizi delle ultime settimane. Su tutto, pesa un dato strategico: Macron intende preparare l’Europa a una nuova fase, si candida a guidare il rafforzamento della politica estera e di difesa comune, soprattutto nell’eventualità in cui dovesse vincere Trump. E vede nel fronte ucraino la prima linea della sfida europea. Meloni, invece, continua ad aggrapparsi proprio alla Casa Bianca, anche per bilanciare il grande freddo con Parigi e Berlino. Ed è convinta di poter mantenere una relazione non troppo svantaggiosa con Washington anche nel caso in cui dovesse tornare Trump.
Per questo, ha premuto da gennaio riservatamente per ottenere l’incontro con il Presidente Usa. Alla fine ieri, dopo giorni di attesa, la premier ha ottenuto il via libera per il primo marzo. Un risultato non scontato, visto che era stata nello Studio Ovale lo scorso luglio. Per essere ricevuta da Biden, non ha esitato a cancellare l’incontro con Scholz, che si sarebbe dovuto tenere nelle stesse ore in Italia
Parigi e Roma si allontanano alla velocità della luce. Il francese è deluso nel vedere la cautela con cui Meloni si è mossa dopo la morte di Navalny, lasciando cadere il suo appello per un “sussulto” contro Putin. Macron chiede un cambio di passo nei confronti di Mosca. E i suoi uomini fanno lo stesso. Il ministero della Difesa francese – assieme a quelli di Germania e Polonia – ha svelato qualche giorno fa una rete di siti in Europa al servizio della propaganda di Putin.
E il titolare della Difesa, Sébastien Lecornu, ha denunciato un centinaio di «incidenti ostili» con l’esercito russo, in particolare durante pattugliamenti aerei nel Mar Nero. Ma non è finita qui. All’Eliseo brucia anche non essere abbastanza sostenuto dall’Italia nella battaglia per la “preferenza europea” nell’acquisto di materiale bellico da destinare a Kiev. Sul dossier la distanza è forte anche con la Germania. La differenza è che a Berlino è almeno in corso una riflessione sulle conseguenze di un ritorno di Trump. E si valuta l’idea di una deterrenza nucleare condivisa nell’Ue.
Tutto, ovviamente, si intreccia con la grande incognita delle Europee. Il Presidente francese non è certo entusiasta del sostegno di Ursula von der Leyen alla premier, che dopo Lampedusa ed Emilia Romagna ha scelto di accompagnare anche a Kiev. Meloni, nel frattempo, ha scelto di imbarcare nei Conservatori (Ecr) il partito Reconquête di Eric Zemmour: uno schiaffo a Macron, un ostacolo quasi insormontabile rispetto a un accordo dopo il 9 giugno. Palazzo Chigi spera che il risultato elettorale umili il francese. Anche per questo Macron ha reagito, saltando il G7. Un duello senza più esclusione di colpi.
(da repubblica.it)
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