MELONI, FINITA IN OSTAGGIO DI TRUMP, ORA TEME DI RESTARE ISOLATA
NON VA AL VERTICE UCRAINO, L’OPPOSIZIONE: “DANNO ALL’ITALIA”
Mentre i leader di Francia, Germania, Regno Unito e Polonia sono a Kiev da Volodymyr Zelensky, Giorgia Meloni è a Roma. Alla call sull’Ucraina partecipa, ma da remoto. E non prende dunque parte alla chiamata, successiva al summit, tra i quattro big europei presenti nel paese e il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. La premier era stata invitata nella capitale ucraina: non esserci è stata una scelta. Non indolore, viste le polemiche che si sono rincorse per tutto il giorno ieri, con l’opposizione a ranghi serrati, dal Pd ai 5S, che l’hanno accusata di avere relegato ai margini il Belpaese. Visto anche il precedente con Mario Draghi, fotografato nel giugno 2022 proprio sul treno per Kiev con Emmanuel Macron e Olaf Scholz.
Durante il summit la premier tenta un rilancio, riproponendo il vertice previsto in estate a Roma sulla ricostruzione dell’Ucraina. Nella nota che diffonde Palazzo Chigi al termine della call è descritto come «il grande appuntamento a sostegno di Kiev che verrà ospitato dall’Italia a luglio con la conferenza a livello capi di Stato e di governo per la ricostruzione» del paese invaso dalla Russia. Il resto del comunicato ribadisce che per l’Italia è necessaria «una pace giusta e duratura, che assicuri la sovranità e la sicurezza» dell’Ucraina. E si
allinea alla posizione di Donald Trump: per Meloni c’è «urgenza di un cessate il fuoco totale e incondizionato di 30 giorni», per questo la premier «rinnova l’aspettativa che la Russia risponda positivamente all’appello fatto dal presidente Trump e dimostri concretamente, come già fatto dall’Ucraina, la volontà di costruire la pace».
Più che per le considerazioni della premier, l’opposizione attacca sull’assenza al summit. Per il Pd è «grave la mancata partecipazione in presenza della premier», così dice Piero De Luca, capogruppo dem nella commissione Politiche Ue della Camera. Per il senatore dem Filippo Sensi ora «il posto dell’Italia è in panchina». Critico anche il presidente del M5S, Giuseppe Conte: «Il fatto che Meloni si colleghi da remoto conferma una strategia fallimentare». Per l’ex premier è «il trionfo dell’ipocrisia, perché non sono stati capaci, Meloni per prima e gli altri governanti, di impostare una svolta negoziale. La abbiamo affidata a Trump e non tocchiamo palla».
Matteo Renzi sui social piazza un trittico di foto: in una c’è lui con Merkel e Hollande dopo la Brexit, la seconda è il famoso scatto sul treno per Kiev con Draghi, Macron e Scholz, l’ultima è quella di ieri con i leader di Germania, Francia, Regno Unito e Polonia. Per il capo di Iv, «con Meloni l’Italia si è persa: non siamo più nel gruppo di testa». Lo stesso ripete Ivan Scalfarotto, senatore renziano presente a Kiev proprio ieri. Per il segretario di Azione, Carlo Calenda, «è incomprensibile la decisione di Meloni. C’è un rischio di spostamento dell’asse forte dell’Europa da Italia-Francia-Germania a Germania-Francia e Polonia».
(da La Repubblica)
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