MELONI NAVIGA IN ACQUE AGITATE: LA TRASFERTA A CUTRO È STATA UN DISASTRO COMUNICATIVO
IN DIFFICOLTÀ PER LE DOMANDE DEI GIORNALISTI E IN IMBARAZZO PER LE CONTINUE INTERRUZIONI DI MARIO SECHI…: LE NUOVE NORME SULL’IMMIGRAZIONE SONO UN REGALONE A SALVINI, IL MANCATO OMAGGIO ALLE VITTIME UNA VERGOGNA
Una trasferta disgraziata, organizzata tardivamente, cominciata male e finita peggio. L’ultima immagine è quella di Giorgia Meloni che, assediata dai giornalisti che le chiedono perché non sia andata a rendere omaggio alle bare dei naufraghi di Cutro, sgrana gli occhi e balbetta: «Abbiamo finito adesso… Dopodiché io vado volentieri…». Frasi buttate lì in un momento di profondo imbarazzo, al termine di una conferenza stampa che si trasforma in un rude e caotico processo.
Tocca al ministro e cognato Francesco Lollobrigida sottrarla alla ressa, sussurrandole «andiamo» davanti a una cartellina sollevata davanti al viso a mo’ di paravento.
È la via d’uscita, o di fuga, da una giornata in cui la premier conosce la prima contestazione dall’inizio del suo mandato: e quei peluche in memoria dei bimbi morti, gettati sul corteo di autoblù da un gruppo di contestatori in piazza, bruciano quanto le ampie concessioni che, nell’ultima stesura del decreto approvato dal consiglio dei ministri, ha dovuto fare a Matteo Salvini.
Perché dentro il provvedimento, al contrario di quelle che erano le premesse, finiscono interi pezzi dei decreti sicurezza cari alla Lega. Fonti del Carroccio, non a caso, a tarda ora fanno circolare la soddisfazione per le norme anti-scafisti, per l’impulso ai nuovi centri di detenzione e rimpatrio, per la disposizione con cui si commissariano i gestori inefficienti delle strutture d’accoglienza. E c’è pure la restrizione della protezione speciale, altro cavallo di battaglia di Salvini.
Meloni, nel pomeriggio di Cutro, finisce per offrire [a Salvini] il ruolo di primattore
«Se qualcuno dice o lascia intendere che le istituzioni si girano dall’altra parte – afferma Meloni – è molto grave». Ma è l’innesco di uno scontro durissimo con i giornalisti convocati nel chiostro di un ex monastero che ospita il municipio. Le domande arrivano a raffica: perché in mare andarono le motovedette della Finanza e non quelle più attrezzate della Guardia costiera, perché non fu dichiarato il Sar, l’evento di ricerca e salvataggio? Lei non entra nel merito, risponde sempre nello stesso modo: «Pensate che qualcuno possa deliberatamente volere la morte di decine di immigrati?».
È una corrida, i cronisti incalzano la premier, in un crescendo di voci che si sovrappongono. La correggono pure, quando colloca la posizione del barcone segnalata da Frontex in acque italiane.
Alla fine alcuni giornalisti si avvicinano e affondano il colpo: «Perché non va a trovare i familiari delle vittime?». Meloni, in questo clima, sembra un pugile all’angolo. «Vado volentieri, ma ho finito adesso…». «Doveva farlo prima », le urla qualcuno. Quindi l’uscita repentina, verso l’aeroporto, verso Roma, lontano da una trasferta disgraziata.
E i parenti dei naufraghi? «Nelle prossime ore saranno invitati a Palazzo Chigi», fa sapere poco dopo una fredda nota della Presidenza. Che ai più appare solo come l’ennesima toppa.
(da La Repubblica)
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