META’ DEI BOSS DI BONAFEDE SONO IN ATTESA DI GIUDIZIO
TRA I 376 SCARCERATI SONO SOLO 3 AL 41 BIS… 120 ASPETTANO ANCORA LA PRIMA SENTENZA, 200 I CONDANNATI IN VIA NON DEFINITIVA
Non sono centinaia, ma si contano sulle dita di una mano i boss al 41 bis usciti dal carcere durante l’emergenza Covid.
Lo si può notare scorrendo la lista dei 376 detenuti per reati particolarmente gravi – allontanati momentaneamente dai penitenziari – che ha creato imbarazzo al Dap e al ministero della Giustizia.
Tra quelle pagine, fitte di nomi, cognomi e numeri di matricola, primo tra tutti balza agli occhi un numero: tre. Tanti sono i boss che – al 30 aprile – dal regime più duro di detenzione sono andati a casa. Non per fine pena, nè per una particolare concessione ai limiti della legge, ma per motivi di salute. E per un tempo ben definito.
Ma c’è un altro dato che, scorrendo quelle pagine, non può essere tralasciato: quasi 200 persone presenti nella lista non sono state condannate in via definitiva. La maggioranza di queste aspetta la prima sentenza.
I nomi dei boss al 41 bis, così come le loro storie, sono arcinoti. Parliamo di Pasquale Zagaria, Francesco Bonura e Vincenzo Iannazzo.
Per il primo, scrive il magistrato che gli ha concesso la misura, Riccardo De Vito, era stato chiesto al Dap il trasferimento in una struttura sanitaria per detenuti. La risposta, però, è arrivata troppo tardi.
C’è poi Antonio Sudato, che si trovava nel regime di A.S. 1, quello dove sono reclusi i detenuti nei cui confronti è venuto meno il decreto di applicazione del 41 bis. Tutti gli altri 372 erano diversi regimi di Alta sicurezza. Tutti imputati, o accusati, di reati molto gravi, non solo di mafia. Ma certamente non tutti boss. Tra loro ci sono presunti narcotrafficanti, alcuni soggetti che avrebbero compiuto altri reati con l’aggravante mafiosa. Altri che hanno, sì, legami con la criminalità organizzata, ma non ne sono stati al vertice.
Analizzando la colonna che si trova accanto alla data di nascita di ogni detenuto, poi, un elemento che non può essere trascurato. In gergo viene definito “posizione giuridica”. Nel caso di questa tabella, quella dicitura ci spiega che non tutti i detenuti presenti nella lista sono condannati in via definitiva.
Anzi, per la verità , circa un terzo di loro non lo è. Già , perchè in quella lista che qualcuno ha definito “della vergogna” ci circa 125 persone in attesa del primo giudizio. Tradotto, continuano a essere innocenti fino a prova contraria.
Ristretti perchè accusati di qualcosa di grave, ma pur sempre in attesa di una decisione di un giudice che attesti o meno la loro colpevolezza.
Se a questi si aggiungono i condannati in attesa di Appello o Cassazione, il totale è 196. Quasi 200 persone che sono in carcere ma aspettano un giudizio definitivo. Forse criminali, ma forse estranei ai fatti di cui sono accusati.
Dati, alla mano, i condannati in via definitiva presenti in questa lista sono appena 155 (alle quali si aggiunge qualcuno che è già stato condannato per altro reato ma è in attesa di un nuovo giudizio). Meno della metà del totale.
I boss fuori dal carcere dopo un provvedimento di un magistrato non sono quasi 400, dunque. Ma molti, molti meno. Un dato, questo, da tenere in mente, mentre sul tavolo di Roberto Tartaglia – vice capo del Dap – è giunta un’altra lista. Il numero, questa volta, è più alto 456.
Sono i ristretti al circuito di alta sicurezza che chiedono di uscire. “225 sono detenuti definitivi – si legge nella nota del Dap – 231 sono detenuti in attesa di primo giudizio, imputati, appellanti e ricorrenti”. Anche in questo caso sarà un giudice a valutare. Anche in questo caso, se il magistrato deciderà in base alle leggi e alla Costituzione, non ci saranno – come più di qualcuno teme – centinaia di capimafia liberi di uscire dalle carceri con la “scusa” della malattia.
(da “Huffingtonpost”)
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