MINISTERI, UN ESERCITO DI INDAGATI: 734 DIPENDENTI ACCUSATI DI REATI PENALI
LA RELAZIONE ANAC: AUMENTANO I LICENZIAMENTI
Chi pensava che la stretta annunciata e poi realizzata dal governo sui cosiddetti “furbetti del cartellino” o di qualsiasi altra natura avrebbe avuto un effetto di dissuasione sui dipendenti pubblici dall’assumere condotte penalmente rilevanti, dovrà purtroppo ricredersi.
Sono infatti affluite in questi giorni all’Anac le relazioni dei responsabili anticorruzione della presidenza del Consiglio e di tutti i ministeri, in cui si dà conto di ogni procedimento avviato nei confronti di dipendenti accusati di condotte associabili a reato penale.
Il quadro che ne esce non è certo dei più edificanti: nel 2016 i procedimenti aperti sono stati ben 734 e, cosa ancor più allarmante, sono stati più numerosi di quelli del 2015, che comunque avevano già superato la soglia robusta dei 700 (702, per la precisione).
Va però detto che a un incremento delle condotte illegali è corrisposta una maggiore repressione.
Ad aumentare, infatti, non sono stati solo i licenziamenti, che sono stati 89 contro i 76 del 2015, ma anche provvedimenti come sospensione non retribuita o destituzione per i militari.
Tornando ai reati o presunti tali, a farla da padrone, in questa “classifica del disonore”, sono i tre ministeri che vantano il maggior numero di dipendenti, anche in virtù del fatto che a questi fanno capo corpi di polizia o forze armate: Interno, Giustizia e Difesa.
I procedimenti avviati nei confronti di dipendenti dal Viminale sono stati 278, equamente divisi tra personale di polizia e personale civile, con una prevalenza del peculato tra i reati contestati.
Ciò che desta curiosità , scorrendo l’elenco delle azioni intraprese, è quella avviata nei confronti di ben 153 vigili del fuoco volontari per reati assortiti tra peculato, concussione e corruzione.
Piazza d’onore per il ministero della Giustizia (che questa volta ha consegnato la relazione senza bisogno del “pressing” dell’Anac e del gruppo parlamentare di Alternativa libera come accaduto l’anno scorso) con 167 procedimenti, la maggior parte nei confronti di dipendenti dell’amministrazione penitenziaria.
Il ministero della Difesa chiude il podio con 113 procedimenti, dei quali 79 avviati contro civili e 34 contro militari.
Segue il ministero delle Infrastrutture, con 86 procedimenti per reati in stragrande maggioranza connessi agli appalti, a sua volta seguito dal ministero degli Affari Esteri con 21 procedimenti e il tasso più alto di licenziamenti (otto, equivalenti quasi al 40 per cento).
In doppia cifra anche il ministero dell’Economia, che ha avviato 19 procedimenti, e il Mibact, che ne ha avviati 18.
Il Lavoro conta 17 casi, ma vanta l’incremento percentuale più forte se confrontato coi nove procedimenti del 2015, mentre è stazionario il ministero dello Sviluppo economico con dieci.
Per ciò che riguarda i ministeri restanti, i numeri sono esigui, con qualche perplessità di natura statistica circa il fatto che per il secondo anno consecutivo il responsabile del ministero delle Politiche agricole non abbia segnalato alcun caso, a dispetto del considerevole numero di dipendenti, tra i quali vanno inclusi anche gli effettivi corpo Forestale (circa 8.500) nel 2016 ancora in capo al Mipaaf prima dell’accorpamento al Carabinieri e quindi alla Difesa.
“Immacolato” risulta anche il ministero della Salute, a differenza della presidenza del Consiglio, che abdica alla propria verginità a causa di un unico caso di malversazione.
(da “Huffingtonpost”)
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