MOAVERO MILANESI, UN MONTIANO AL MINISTERO DEGLI ESTERI
EUROPEISTA CRITICO E ABILE NEGOZIATORE, CANDIDATO CON SCELTA CIVICA E MINISTRO ANCHE CON LETTA
Un montiano nel Governo “populista”. Più avvezzo ai guanti della diplomazia che ai pugni sbattuti sul tavolo, quella di Enzo Moavero Milanesi è una delle nomine che attirerà più attenzioni sul neonato esecutivo M5S-Lega a guida Giuseppe Conte, dalla gestazione tanto imprevedibile quanto sfibrante.
A lui è stata assegnata una delle caselle più importanti per un Governo del “cambiamento” che si propone di andare nei consessi internazionali, a partire da quelli dell’Unione Europea, per rovesciare tavoli e a far sentire forte la voce dell’Italia: gli Esteri. §
In lui si riconosce tutto il lavorio di mediazione tra le due forze parlamentari di maggioranza e la presidenza della Repubblica che, a partire dal veto posto sul nome di Paolo Savona all’Economia, non ha nascosto la sua preoccupazione per il ruolo italiano nello scacchiere internazionale.
Quello di Moavero non è un volto nuovo.
La sua prima apparizione sulla scena politica nazionale è stata nel tanto odiato (e insultato dai leghisti e dai grillini) Governo tecnico di Mario Monti, le cui politiche hanno contribuito enormemente alle fortune elettorali sia di Lega che del Movimento 5 Stelle.
Nell’esecutivo del senatore a vita ha ricoperto il ruolo di ministro per gli Affari europei, lo stesso incarico poi ereditato nel Governo di Enrico Letta.
Nel 2013 si è anche candidato alle elezioni con “Scelta Civica con Monti per l’Italia”, senza successo. Forse neanche lui avrebbe mai immaginato che la sua parabola governativa, iniziata con un esecutivo tecnico, proseguita in un altro di “larghe intese” tra Pd e Popolo delle Libertà , sarebbe poi culminata in un Governo guidato da forze “populiste” che non hanno mai nascosto la loro intenzione, poi nel tempo mutata per forze di causa maggiore, di voler trattare a muso duro con le istituzioni europee fino anche a minacciare l’uscita dall’Eurozona.
I Moavero discendono dai Bocconi, ovvero da quella famiglia che, partendo da Cavenago, fondò a Milano prima la Rinascente e poi l’omonima Università .
Esperto di mercato e concorrenza, è un europeista convinto ma non acritico. Ed è un abile diplomatico noto alle cancellerie straniere, convinto che per raggiungere gli obiettivi prefissati la lotta aspra – ma condotta da soli – può essere meno proficua di una più silenziosa battaglia, se affiancata da qualche alleato di peso in più. Le famose trattative “a geometrie variabili”.
Giudice presso la Corte europea di Giustizia di Lussemburgo. Specializzato in antitrust, è stato fino al 2006 direttore generale del Bureau of European Policy Advisors della Commissione europea. Vicesegretario generale dell’esecutivo Ue dal 2002 al 2005, era stato in precedenza direttore del Servizio antitrust (2000-2001) e capo di gabinetto dell’allora commissario Ue alla Concorrenza Mario Monti (1999-2000); con lo stesso incarico aveva affiancato il neopremier anche quando era alla guida del Mercato interno (1995-1999). Tra il ’92 e il ’94 consigliere dei governi Amato e Ciampi. Insegna Diritto dell’Unione Europea alla Luiss di Roma.
L’ultimo suo incarico è stato quello di consigliere di Palazzo Chigi con Gentiloni per la promozione di Milano come sede dell’Ema.
Ma la sua figura è centrale non tanto per il curriculum di assoluto rispetto quanto per il suo trascorso politico. Un tempo bersaglio di chi oggi lo ha voluto come rappresentante dell’Italia nei trattati e negli accordi internazionali, Moavero è colui che più si avvicina a quella figura di garanzia di “impronta” quirinalizia.
La crisi istituzionale aperta dal veto di Mattarella su Savona si è col passare dei giorni mitigata, inducendo sia Salvini sia Di Maio a credere che la via per il “cambiamento” che porta a Bruxelles sarebbe stata di certo più impervia senza l’appoggio del Colle più alto di Roma.
E facendo così cadere la scelta, nei delicati equilibri del futuro governo, sull’europeista ‘scettico quanto basta’ per andar bene ai due azionisti di maggioranza
Un buon biglietto di presentazione per il neoministro Moavero, montiano del governo “populista”.
(da “Huffingtonpost“)
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