“MOLTI TEMONO CHE PAPA FRANCESCO ACCENDA UNA LUCE IN REPUBBLICA CENTRAFRICANA”
DON MAURO MILANI: “LE GRAVI MANCANZE DI FRANCIA E ONU”
“Il viaggio di papa Francesco a Bangui mette in allerta la Francia e l’Occidente non tanto per il pericolo terrorismo, quanto perchè la sua visita metterà in luce le gravissime mancanze del governo di Parigi e dell’Onu in Repubblica Centrafricana”.
Don Mauro Milani oggi è un parroco della campagna trevigiana in una piccola frazione di Loria (Treviso) ma dal 2007 e fino ai primi giorni di novembre era missionario proprio nella terra che il Pontefice toccherà il 29 e 30 novembre al termine del suo itinerario africano.
Giusto a Bangui, la capitale della tormentatissima Repubblica Centrafricana, Bergoglio anticiperà l’inaugurazione del Giubileo e l’apertura della Porta Santa.
Un segnale fortissimo per i fedeli dell’Africa, che tuttavia ha gettato nel panico i servizi di sicurezza a una manciata di giorni dai terribili attacchi dell’Isis in Francia, Egitto, Libano e Mali.
Simbolicamente, papa Francesco ha voluto che nelle tappe di Bangui fosse annoverata anche una visita alla moschea, certamente un incoraggiamento alla pace in un Paese dilaniato anche da una guerra civile promossa dalle fazioni cristiane (antibalaka) e musulmane (seleka) che ciclicamente compiono violenze contro la popolazione con saccheggi, stupri, incendi, esecuzioni sommarie.
Una situazione a spirale che non conosce tregua da quando nel 2013 il presidente Francois Bozizè è stato cacciato dai ribelli di Djotodià , a sua volta invitato a lasciare il potere dalla comunità internazionale – Francia in primis – che con la mediazione dei leader africani confinanti ha eletto, per così dire, una donna come nuova presidente della Repubblica, Catherine Samba-Panza.
Ma la presenza delle forze di pace dell’Onu, con la missione Minusca, e quella di un migliaio di soldati francesi per don Milani “è praticamente inutile perchè non garantisce in alcun modo la protezione della popolazione dalle violenze e ormai gli abitanti del Centrafrica vedono nei soldati stranieri dei nemici”.
Ora sono proprio gli 007 francesi ad aver sconsigliato al Pontefice di mettere piede a Bangui, paventando un attentato jihadista.
E il primo colpo d’occhio che toccherà a Bergoglio non appena atterrerà in città è l’enorme campo di sfollati che sono fuggiti dai quartieri ormai invivibili della capitale e ora si sono stabiliti a ridosso dell’aeroporto.
Ma la realtà è molto differente, dice il sacerdote all’HuffPost: “La gente del Centrafrica è felicissima della visita del papa e lo sono anche i musulmani, perchè tutti vogliono che la situazione migliori, ma è proprio l’inettitudine della Francia e dell’Onu a impedire la normalizzazione del Paese. Lo scopo della Minusca è soprattutto il disarmo dei gruppi armati musulmani e cristiani, ma questo non sta avvenendo. Perchè? Penso che nessuno in Occidente abbia voglia di scoperchiare questa verità e cioè che le guerre religiose non sono altro che guerre economiche manovrate dall’esterno”.
La situazione è stata denunciata recentemente anche dalla Chiesa della Repubblica Centrafricana.
L’arcivescovo di Bangui, Dieudonnè Nzapalainga, si è rivolto ufficialmente al comando della Minusca e al governo di Samba-Panza per chiedere conto dell’inettitudine dei militari internazionali che semplicemente non intervengono quando è necessario, specialmente per mettere al sicuro i quartieri più a rischio della capitale e l’unica strada che collega Bangui con il porto camerunense di Douala dal quale dovrebbero arrivare i prodotti commerciali e le materie prime: una arteria preziosissima eppure lasciata in mano ai predoni che impediscono ai convogli di arrivare a destinazione.
Don Mauro è arrivato in Centrafrica nel 2007, destinato a una missione nella parrocchia di Safà , nella regione meridionale ai confini con il Congo Brazzaville.
Qui ha visto “le conseguenze secondarie di questa totale mancanza di sicurezza”: “Nessuno costruisce le strade, la sanità è allo sfascio, non ci sono medici e la popolazione è completamente abbandonata a se stessa: se un edificio va a fuoco o accade un omicidio la polizia e le forze militari rimangono inerti”.
Nelle ultime settimane la situazione è peggiorata, se possibile: a Bangui sono stati uccisi alcuni membri di una delegazione della Seleka, ex coalizione ribelle al potere tra il 2013 e il 2014. Gruppi di uomini armati si sono spostati dal Pk5, quartiere off-limits a maggioranza musulmana, commettendo violenze sui civili nei quartieri circostanti.
Una condizione disperante che ormai per molti fa comodo a coloro che intendono saccheggiare la Repubblica Centrafricana dei suoi beni più preziosi: diamanti, legname, petrolio.
“La Francia, la Cina e nel complesso le multinazionali molto probabilmente preferiscono un paese insicuro e debole, non indipendente nei fatti, in balìa di forze straniere alle quali naturalmente non interessa il benessere della gente locale”, è l’estrema accusa dell’ormai ex missionario, costretto a tornare in Italia poichè la diocesi di Mbaiki dove operava si trova a corto di sacerdoti.
Nella missione di Safà don Mauro ha lasciato 4 scuole elementari, costruite proprio durante gli anni della missione, un liceo e un centro maternità . Tutto ora è gestito dalle suore “Figlie della carità di San Vincenzo”.
“E’ la periferia del mondo della quale parla sempre papa Francesco. Con questa sua volontà di accendere un faro in uno dei luoghi più difficili del pianeta ancora una volta rompe le uova nel paniere degli interessi economici e politici”, conclude don Milani, “non mi sorprende che lo abbiano sconsigliato: nessuno potrebbe rimanere indifferente se scoprisse quello che accade nella Repubblica centrafricana, anche per la responsabilità dell’Occidente”.
(da “Huffingtonpost“)
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