MONTI SPINGE PER LA LISTA UNICA: IN UN SONDAGGIO CONSENSI AL 20%
I CAPI CORRENTE DEL’UDC IN SUBBUGLIO PER LA PAURA DI ESSERE TAGLIATI FUORI… OGGI MONTI A COLLOQUIO CON CASINI E FINI
Ufficializzata la «salita» in politica con un tweet mandato in rete quasi allo scoccare della mezzanotte, la sera di Natale, dopo una cena milanese con figli e nipoti, Mario Monti entra nel vivo dell’organizzazione.
Il premier è meticoloso, sta pianificando la campagna elettorale, le sue uscite in tv, e sa bene che il primo compito, urgentissimo, è dare forma compiuta al suo movimento. Anche perchè entro metà gennaio qualcuno si dovrà presentare al Viminale con le liste complete di firme.
La linea la detta al telefono in attesa del rientro questo pomeriggio nella capitale: «Servono serietà e coerenza».
L’appuntamento decisivo è invece per domani, quando Monti incontrerà a palazzo Chigi i ministri più direttamente coinvolti nell’operazione elettorale — da Riccardi a Passera — e, successivamente, chiamerà a raccolta anche Casini e i rappresentanti di Italia Futura.
Di fatto il primo vero summit del «Movimento per l’Agenda Monti». Montezemolo, in partenza per l’estero, non potrà essere presente ma ha in programma per oggi un colloquio con il leader dell’Udc e con Fini.
Tutti si sentono, in una girandola di incontri e telefonate che dovrebbe portare domani a una decisione definitiva sull’assetto di battaglia: una lista unica? Più liste federate tra loro? La questione resta aperta.
Si sa che Monti sta spingendo perchè ci sia un’unica lista sia alla Camera che al Senato. «Solo così — ha spiegato — daremmo un vero segnale di rinnovamento e di forza».
Ma è chiaro che l’Udc e, in misura minore, anche Italia Futura, non vedono di buon occhio questa soluzione.
Non c’è soltanto il vantaggio elettorale di presentare più simboli. Il problema principale è anche stabilire in base a quali quote dividersi i posti in lista, quali ruoli distribuire nel neonato movimento.
Inoltre, visto che le Politiche saranno abbinate alle Regionali, l’Udc e Fli non intendono rinunciare ai loro simboli nelle regioni.
Anche tra i “terzorepubblicani” di Montezemolo e Riccardi l’idea di mescolarsi con i “politici” non suscita grandi entusiasmi. Tanto più che la previsione unanime è che, in caso di lista unica, «scorrerà molto sangue» e le liti interne non sarebbero un buon viatico per tenere a battesimo la nuova creatura.
Insomma, più si avvicina l’ora delle decisioni e più la situazione si fa pesante.
Tanto più che nell’Udc, il partito più grande e che avrebbe più da perdere da una fusione indistinta, in molti stanno facendo pressione su Casini per evitare lo scioglimento.
E, tra questi, alcuni capi locali con consistenti doti elettorali: da Pasquale Sommese in Campania a Luciano Ciocchetti nel Lazio, da Angelo Cera in Puglia a Mario Tassone in Calabria.
Tutte teste che potrebbero rotolare se si andasse a un filtro stretto affidato a Monti. Così proprio nell’Udc sta maturando una proposta da sottoporre al premier.
Una formula che faccia salve le diverse liste, con la sottoscrizione di un patto per formare un gruppo parlamentare unico e l’impegno a dar vita a un unico soggetto politico. Insomma un fidanzamento in vista di un futuro matrimonio.
Ma è difficile, fa notare chi parla spesso con il premier, che Monti possa accettare una soluzione al ribasso.
Piero Ichino, il senatore (ex) Pd che è diventato l’ideologo del movimento, ieri ha messo in guardia chi volesse tentare l’assalto alla diligenza: «Sarà una forza nuova con alcune figure che vengono dalla scorsa legislatura, ma saranno poche e attentamente filtrate dal presidente Monti».
Il premier, ha detto Ichino al Tg4, avrà un ruolo attivo «per il solo fatto che sarà lui a controllare la composizione di queste liste e a dare il suo consenso solo alla lista che risponda ai criteri che ha enunciato in modo netto in conferenza stampa».
Ormai Monti, scegliendo di impegnarsi e rischiare in prima persona, ha il coltello dalla parte del manico.
Tanto più che un sondaggio riservato, commissionato da Montezemolo e arrivato caldo caldo il 24 sera (quindi successivo alla conferenza stampa di Monti), assegna al neonato movimento una forza notevole, con una forchetta dal 19 al 21 per cento. Insomma, la lista del premier sarebbe già oggi il secondo partito, prima del Pdl e di Grillo.
La lista unica avrebbe il 20 per cento, la formula con liste multiple appena l’un per cento di più.
Ma c’è un altro dato che ha fatto sorridere i seguaci del Professore.
Di questo 20 per cento di elettori disposti a votare Monti, la quota in arrivo dal Pdl è pari al 9-12 per cento.
La metà insomma dei futuri elettori montiani è composta da cittadini delusi dal Cavaliere. «Deve essere per questo — ironizzano nel quartier generale del premier — che Berlusconi ha dato ordine di attaccare a testa bassa usando il ciclostile».
Nei piani alti del movimento circolano anche i bozzetti del simbolo, che saranno esaminati domani nel vertice a palazzo Chigi.
Molti contengono la parola «centro», altri la dicitura «per l’agenda Monti».
Ieri Ichino l’ha chiamato «movimento per l’agenda Monti».
E chissà che non stesse dando una notizia.
Francesco Bei
(da “La Repubblica“)
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