MUGUGNI, DISSENSI E TIMORI: L’IPOTESI URNE DIVIDE IL PD, MA LA RESA DEI CONTI E’ SOLO RINVIATA
OGGI IN DIREZIONE VIA LIBERA SCONTATO A BERSANI… LE POSIZIONI DEI “GIOVANI TURCHI” E QUELLA DI VELTRONI
Quelli che scherzano: “Ora in streaming sul web, dobbiamo presentarci come hanno fatto i grillini?». Ironia amara alla vigilia della Direzione democratica, per la prima volta trasmessa in diretta.
Quelli che prendono atto della «gravità del momento» e non hanno voglia neppure di una battuta.
I fratellicoltelli, le correnti, le diverse anime ribollono nel “parlamentino” democratico.
Siamo al punto di massima tensione. Però lo tsunami elettorale non consente vecchi copioni. Non ora, non oggi.
Non più D’Alema e Veltroni contro, la musica è cambiata nelle urne.
Oggi c’è Renzi, che per la prima volta interverrà in Direzione. Non lascerà solo Bersani e appoggerà la linea di tentare un governo con i 5Stelle, anche se è la cosa che lo convince di meno: «Mollo il segretario solo dopo che l’ha lasciato Migliavacca…», scherza il sindaco “rottamatore”.
Maurizio Migliavacca è il capo della segreteria bersaniana, piacentino, fedelissimo, l’uomo a cui Bersani affida le patate bollenti.
La rotta l’hanno discussa di nuovo insieme, ieri. Con lui si è confrontato il leader per limare quegli otto punti di governo — correzione delle politiche Ue; misure urgenti per il lavoro; riforme della politica; conflitto d’interessi; diritti; green economy; scuola e ricerca — e per andare avanti nel tentativo di formare un governo con l’appoggio dei grillini.
Nella nuova geopolitica democratica sono i “giovani turchi” a fare la parte del leone. Sono loro a delimitare il perimetro di movimento del segretario; loro che alzano la voce e chiudono del tutto alla possibilità di un piano B.
Stefano Fassina, Alessandra Moretti, Matteo Orfini, Andrea Orlando, il segretario dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini condividono la strategia di Bersani e anzi ne accentuano l’ultimatum: nessuna uscita secondaria, o si fa un governo con i 5Stelle o si va al voto.
A guidare il tentativo non può che essere Bersani.
Eventuali governi tecnici? «No», è la risposta secca.
E soprattutto: «Mai con il Pdl, mai con Berlusconi». Nico Stumpo, un altro dei giovani bersaniani, lo ripete a muso duro.
In vista di questo copione, ha deciso di disertare la riunione Marco Follini. Parla di disagio, di «un passo e mezzo indietro» per via di una linea in cui non si riconosce. Follini è tra i più convinti sostenitori del governo del presidente.
Spetta cioè a Napolitano decidere, e meglio sarebbe affidare l’incarico di governo a una figura terza.
Al di là dell’assenza politica di Follini, quelli che — come Veltroni, Tonini, Gentiloni — condividono questa posizione, non andranno però alla resa dei conti.
«Saremo tutti con Bersani e speriamo che Grillo non chiuda del tutto», annuncia Walter Verini, braccio destro dell’ex segretario.
Non è al primo giro di giostra che il Pd si spaccherà .
Potrebbe addirittura concludersi con l’unanimità la riunione di stamani.
Poi, se Bersani dovesse fallire, si riapriranno anche i giochi dentro al partito.
Ieri sera si è riunita Areadem, la corrente di Franceschini, per fare il punto. Franceschini e Enrico Letta, il vice segretario, si muovono di concerto.
«Siamo molto in sintonia» dicono entrambi. «Mandato pieno al segretario», dichiara Letta. «Un passo per volta», aggiunge.
Cosa significa? «Non si può ragionare adesso su quello che accadrà dopo».
Se l’impresa di Bersani fallisse, tutto andrebbe riconsiderato? Potrebbe essere indispensabile un appoggio a un governo tecnico, oppure si dovrebbe trovare la quadra con un esecutivo guidato da un altro esponente democratico.
Insomma, un piano B ci deve essere per forza. Non è però questo il momento di fasciarsi la testa. «La situazione va gestita passo per passo», ragiona Letta.
Così la pensa anche Beppe Fioroni. I dissensi covano sotto la cenere.
E D’Alema? Il “lider Maximo” per ora si è allineato.
E pare che Orfini, ex dalemiano, lo abbia invitato a non esporsi a interviste, a dichiarazioni.
Il vento del cambiamento soffia e soffia forte.
Ivan Scalfarotto, renziano, chiederà di avviare al più presto le pratiche del congresso. E intanto potrebbe esserci una reggenza “pro tempore” del vice Letta. Non è tuttavia al proprio ombelico o alla punta delle proprie scarpe — citazioni bersaniane — che guarderà la direzione.
Su questo i fratelli — rinfoderati i coltelli — sono tutti d’accordo.
I più scettici su Grillo e sulla possibilità di coinvolgere un movimento antagonista nel governo del paese e nel rispetto degli impegni europei, staranno intanto a guardare. Rosy Bindi afferma di essere tra i “non allineati”: considererà , valuterà .
Si rischia un unanimismo di facciata? «È che tutto è molto fluido, e un tentativo politico va fatto assolutamente e affidato a Bersani.
Con un accorgimento: il voto sarebbe il trauma definitivo per il paese», afferma Antonello Giacomelli.
Non ci sarà una conta, non subito.
Giovanna Casadio
(da “La Repubblica“)
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