NAPOLI RISPONDE A BRIATORE: PIZZA GRATIS PER TUTTI: DOPO LE POLEMICHE SULLA PIZZA A 65 EURO SERVITA NEL SUO RISTORANTE, GINO SORBILLO SUONA LA CARICA
“NOI SIAMO PER LA PIZZA POPOLARE, CHE ACCONTENTA TUTTI, DAI BAMBINI AI PROFESSIONISTI AI DISOCCUPATI”… “USIAMO I PRODOTTI MIGLIORI, MA RESTA ACCESSIBILE”… EMILIO BORRELLI: “NON ACCETTIAMO LEZIONI. NON SI ADDICE AI CAFONI ARRICCHITI”
La disfida della pizza infiamma Napoli. Sul banco degli imputati Flavio Briatore: qui le icone, anche culinarie, sono intoccabili. Colorata e orgogliosa la risposta partenopea alla provocazione dell’imprenditore, che si è chiesto su Instagram come si possa vendere una pizza a 4-5 euro, giustificando così il listino della sua catena Crazy Pizza, dove la “tonda” va dai 13 ai 60 euro.
La reazione parte dal centro storico: suona la carica Gino Sorbillo, che in via dei Tribunali distribuisce pizze gratis e s’inventa un tutorial per i passanti. C’è folla come sempre, ma stavolta i morsi alla celebre pizza a portafoglio sono sberleffi a Briatore.
«Noi siamo per la pizza popolare, che accontenta tutti, dai bambini ai professionisti ai disoccupati», dice Sorbillo, che s’ispira alla Livella di Totò e intanto dispensa tranci a iosa. I turisti in fila apprezzano, e si accodano al j’accuse: «Viva la pizza, abbasso Briatore». «Usiamo i prodotti migliori – aggiunge il maestro – e la pizza resta accessibile».
Rincara la dose Francesco Emilio Borrelli, presidente della commissione Agricoltura della Regione: «Sulla pizza non accettiamo lezioni: è un piatto popolare, non si addice ai cafoni arricchiti né può essere insolentita da un parvenu. Briatore venga a studiare qui».
E insomma l’atmosfera è rovente, nella città che ha inventato – era il 1889 – la pietanza ispirata alla regina Margherita e ne ha fatto un vessillo, difendendola dalla globalizzazione grazie all’inserimento nella lista Unesco dell’arte del pizzaiuolo napoletano.
«Briatore si è fatto pubblicità: la pizza tira – spiega Massimo Di Porzio, titolare del ristorante “Umberto” – Ma il food cost non va oltre i 2,5 euro: ricarichi troppo alti sono operazioni d’immagine».
«Avrebbe potuto spiegare che la pizza ha regole precise: ingredienti, tempi, dimensioni e procedimento – ammonisce Antonio Pace, presidente dell’Associazione Verace pizza napoletana – Pur nella consapevolezza che elementi a latere, dall’accoglienza alla location al servizio, possano determinare differenze di prezzo rilevanti».
(da agenzie)
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