NEI GRUPPI TELEGRAM VICINI A IO APRO LA MAPPA DEI LOCALI CHE NON CHIEDONO IL GREEN PASS
CENTINAIA DI RISTORANTI, PALESTRE E BAR: OTTIMA IDEA, COSI’ LA POLIZIA NON PERDE TEMPO A FARLI CHIUDERE… IO APRO : “NON E’ UNA NOSTRA INIZIATIVA”
Quasi 300 ristoranti. Oltre 200 bar. Circa 50 fra palestre e centri per il fitness. Tutte ripartite per categoria, tutte geolocalizzate su una mappa, tutte ben indicate con nome e indirizzo.
E tutte accomunate da una caratteristica: per entrare non serve il Green pass. Oggi è il giorno della certificazione per bar e ristoranti. Per consumare all’interno dei locali, senza fermarsi al bancone, è necessario mostrare il Green pass.
I gruppi Telegram vicini alla rete Io Apro sono in fermento. Sono gruppi nati sulla scia del movimento ufficiale Io Apro, formalmente non riconosciuti dagli organizzatori.
In uno di questi, nato IoApro Milano e ora ribattezzato Aperti e Liberi – Milano, da questa mattina circolano indicazioni sui locali che hanno scelto apertamente di non chiedere il Green pass. «Segnalo ottimo ristorante a Legnano che ha scelto di essere libero». O anche: «Questa pasticceria non chiede il Green pass per entrare e vuole farlo sapere».
Uno degli utenti ha raccolto tutte queste segnalazioni in una mappa. Ci sono quasi mille luoghi registrati in tutta Italia. Si va dai ristoranti ai bari, dai cinema alle palestre, passando anche da centri medici e cantine per la degustazione.
Il file si chiama APERTI E LIBERI, ed è in continuo aggiornamento. In questi luoghi, viene spiegato, è possibile accedere senza Green pass. Circola anche un video con l’intervista a Gianfranco Passerò, un barista di Alghero in Sardegna che ha appeso un cartello sul suo locale in cui paragona il Green pass alla stella di David con cui venivano identificati gli ebrei nei campi di sterminio:
«A suo tempo il divieto di ingresso nei locali pubblici per gli ebrei fondava su convinzioni scientifiche sbagliate, li si riteneva un pericolo per la purezza della razza, ora siamo nuovamente di fronte a un’imposizione fondata su ragioni non scientificamente dimostrate».
Non è chiaro però come sia stato stabilito ristoranti c’è un richiamo diretto a un post sui social in cui il titolare ha chiarito di non voler chiedere alcune certificazione. Per altri basta un sentito dire, una segnalazione degli utenti e si viene inseriti nella mappa. Saranno gli amministratori a decidere, come viene spiegato in chat: «Come fa un locale ad aderire è quindi finire sulla piantina?». «Comunicandolo qui. Gli admin che leggono inseriranno in mappa».
Il censimento però non si limita a chi non vuole rispettare il decreto del Governo. Sulla mappa ci sono anche i locali che invece chiedono il Green pass, segnati in grigio.
Umberto Carriera, leader del movimento IoApro, ha preso le distanze da questa mappa e da chi l’ha creata: «L’unico profilo Telegram che possediamo – dice Umberto Carriera, leader del Movimento IoApro – è quello che riporta il nome “Ioaproofficial” e mai abbiamo boicottato i ristoratori favorevoli al Green pass”
(da agenzie)
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