NELLE ULTIME DUE SETTIMANE LA MONETA RUSSA È CROLLATA TRA 12% E IL 14% RISPETTO ALL’EURO, AL DOLLARO, ALLO YUAN CINESE E ALLA RUPIA INDIANA
IN RUSSIA È PARTITA LA CACCIA ALLA VALUTA ESTERA, LA SOLA UTILE PER IMPORTARE BENI DAL RESTO DEL MONDO
Che succede al rublo? La moneta russa precipita senza rete. Ieri è crollata fra il 6% e il 7% sull’euro, sul dollaro, sullo yuan cinese e sulla rupia indiana. Nelle ultime due settimane ha ceduto fra il 12% e il 14% su tutte e quattro queste valute: poco importa se monete di potenze con cui i rapporti commerciali sono in declino(Europa e Stati Uniti) o in aumento (Cina e India).
Si direbbe che tutti stiano vendendo e pochi abbiano voglia di mantenere la valuta di Vladimir Putin fra le mani. Voci dal sistema finanziario di Mosca riferiscono di una caccia diffusa alla valuta estera, la sola utile per importare beni dal resto del mondo: sembra essercene poca disponibile, mentre in molti cercano di disfarsi dei propri rubli. Ma questo è un sintomo, non una causa.
Altro sintomo, più emblematico, è che gli esportatori si stanno rifiutando di rimpatriare in Russia i proventi delle loro vendite all’estero. Si fidano di più delle banche cinesi o indiane, che di quelle di Putin. Ma anche questo è un altro sintomo allo stato latente da tempo. Sei giorni fa poi si è dimessa la numero due della Banca di Russia, Olga Skorobogatova, che in teoria avrebbe dovuto realizzare il rublo digitale per aggirare le sanzioni. […] L’annuncio sulla totale inutilità delle sanzioni era forse leggermente prematuro
Il rublo continua a perdere terreno. Sul mercato delle valute straniere, l’euro è arrivato a essere scambiato a 120 rubli, e il dollaro a oltre 110. Era dal marzo del 2022 che la moneta russa non toccava un punto così basso, cioè dal primo mese dell’invasione dell’Ucraina. Numeri molto lontani dai 75-80 rubli per dollaro di prima della guerra. Il motivo?
Gli analisti non hanno dubbi: a far volare il rublo rasente al suolo – dicono – contribuiscono le nuove sanzioni americane sul settore finanziario russo, che hanno colpito anche la terza banca di Mosca, GazpromBank, e potrebbero rendere ancora più difficile per la Russia attingere a valute straniere. Ma anche le tensioni internazionali attorno all’Ucraina, che si sono ulteriormente intensificate nelle ultime settimane.
Mosca vuole mostrare il bicchiere mezzo pieno, e il ministro delle Finanze, Anton Siluanov, ha dichiarato che un rublo debole favorisce le esportazioni. Una valuta più debole fa essere meno costose le proprie esportazioni sui mercati internazionali, ma costringe pure a pagare di più per le importazioni. E rischia di far salire ancora l’inflazione in un Paese la cui economia non è collassata per le sanzioni ma non gode neanche di ottima salute ed è surriscaldata dalla produzione militare.
Mosca (manca solo la firma di Putin) prevede di aumentare ancora le spese belliche il prossimo anno fino a 125 miliardi di dollari. Una cifra enorme, che supera le spese per istruzione e welfare, e che non include le altre risorse destinate all’esercito, come le spese che la Russia definisce di «sicurezza interna» e alcune classificate come «segrete». Intanto ieri Putin è volato in Kazakhstan, dove oggi è in programma un vertice della Csto, un’alleanza militare a guida russa (ma con voci discordanti).
(da agenzie)
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