“NESSUN VETO CONTRO DI LUI”: IL SEGNALE DI DI MAIO A BERLUSCONI CHE NON E’ PIU’ “IL MALE ASSOLUTO”
IL SUICIDIO POLITICO DI DI MAIO E DI BERLUSCONI: IL PRIMO FREGATO DALL’AMBIZIONE SFRENATA, IL SECONDO DALLE SUE AZIENDE DA TUTELARE, ENTRAMBI TRADITORI DEL PROPRIO ELETTORATO
E’ martedì pomeriggio, ieri, alla Camera alcuni leghisti parlano per conto di Giancarlo Giorgetti con un paio di deputati del M5S: «Dite una buona parola su Berlusconi o almeno fate una dichiarazione in cui riconoscete la dignità di Forza Italia e dei milioni di elettori che l’hanno votata. Che vi costa? Avete già fatto tanto con il passo indietro di Di Maio. Un ultimo sforzo…».
Passano poche ore: Luigi Di Maio, questa mattina in Transatlantico: «Silvio Berlusconi? E’ meno responsabile di altri di questo stallo e del ritorno al voto”.
E “il nostro non è un veto contro di lui. Vogliamo fare un governo solo con la Lega, che preveda due forze politiche».
Esternazioni casuali? Non c’è nulla di casuale in queste ore.
I 5 Stelle hanno seguito il consiglio della Lega. Matteo Salvini sprizza ottimismo e si dice fiducioso. Qualcosa potrebbe accadere. Di certo, il Movimento ha abbassato i toni contro Berlusconi, e Di Maio prega che ad Alessandro Di Battista non venga voglia di fare un altro commento sull’ex Cavaliere.
Oggi non è più «il male assoluto», come Dibba lo ha liquidato, facendo franare quell’impossibile equilibrio sul quale si sta reggendo il negoziato con il centrodestra. Non è più il perno attorno al quale ruotava la trattativa Stato Mafia, piombata per la gioia sempre di Di Battista e degli altri grillini duri e puri nel pieno del tavolo di crisi. Oggi Berlusconi è «meno irresponsabile» degli altri, e il veto che ha pesato come un macigno su di lui per oltre 60 giorni non c’è più.
A sentire la Lega, forse ora un governo è davvero possibile. Forse ora davvero Berlusconi potrà fare quel comunicato che ieri leghisti e 5 Stelle si aspettavano. L’annuncio di un «passo indietro generazionale» «per il bene dell’Italia» e «per dare una possibilità ai giovani…».
Forse…
(da “La Stampa”)
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