OBAMA HA SORRISI PER TUTTI MA CONTANO PIU’ PAPA FRANCESCO E NAPOLITANO DI RENZI
CON IL PONTEFICE PARLA DI LOTTA ALLA POVERTA’, CON IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DELLA CRISI IN CRIMEA… E A RENZI RICORDA GLI IMPEGNI NATO
La chimica tra i due c’è, si vede, ma deve ancora fiorire. Barack Obama ha appena conosciuto Matteo Renzi, benchè lui stesso ricordi, davanti a centinaia di giornalisti in conferenza stampa nella sontuosissima Villa Madama, quando lo salutò anni fa alla Casa Bianca.
Renzi era lì con altri sindaci, era ancora “primo cittadino”, azzarda in italiano il presidente Usa. Ora è premier,
Obama lo incontra per la prima volta e si dice colpito dalla sua “energia, visione, ambizione”, dal fatto che Renzi rappresenta una “nuova generazione” al lavoro per riformare l’Italia.
“Sono fiducioso che riuscirà a farlo”, sottolinea il presidente statunitense, assicurando sostegno al programma di riforme del primo ministro italiano.
Della serie: “Yes, you can…”, insomma.
Ma il fardello che gli lascia a Palazzo Chigi è pesante.
Finora Renzi aveva testato l’impresa di dover svolgere i compiti in Europa. Da oggi in poi li deve fare anche per gli Stati Uniti, quali partner della Nato in un momento epocale di crisi tra Washington e Mosca, piatto principale nel menu del bilaterale tra Obama e Giorgio Napolitano, in mattinata al Quirinale.
Anche se, va detto, per il presidente Usa l’incontro principale avuto a Roma oggi è stato quello con Papa Francesco.
Messa così, si capisce che l’incontro a Villa Madama tra Renzi e Obama non poteva essere occasione per mettere sul tavolo la vicenda degli F-35.
I due, riferiscono fonti di Palazzo Chigi, non hanno affrontato l’argomento, che resta capitolo aperto tra i dossier del governo italiano nell’ambito di un programma più ampio e possibilmente bilanciato di tagli alla Difesa tutti ancora da studiare.
Certo, riflettono fonti di governo, la decisione di Mario Monti, due anni fa, di ridurre le commesse dei cacciabombardieri Usa a 90 pezzi dimostra che la questione non è proprio intoccabile.
Ma Renzi è stato ben lungi dall’innescare un braccio di ferro con Obama sugli F-35: non c’è e chissà se ci sarà .
Anzi, per il momento il premier ha dovuto assicurare al presidente Usa il rispetto degli impegni italiani con l’Alleanza Atlantica e la nostra presenza nelle missioni nel Nord Africa.
Perchè su questo Obama non transige. Lo ha detto chiaramente in conferenza stampa, pur comprendendo le nostre necessità di razionalizzare la spesa.
Anche gli Stati Uniti, racconta il presidente Usa, hanno ridotto gli investimenti nel settore militare, ma “noi spendiamo il 3 per cento del pil sulla Difesa che serve anche all’Europa, mentre l’Europa spende meno dell’1 per cento”.
Della serie: non possiamo fare tutto noi.
L’attuale segretario generale della Nato, il danese Anders Fogh Rasmussen, ha già pianificato una “riduzione della capacità di difesa della Nato per ridurre gli sprechi, ma ci sono impegni che non si possono ridurre per paesi che vogliono essere seri sulla Nato”.
Renzi prende e porta a casa, a Palazzo Chigi. Dove dovrà combinare le esigenze di spending review con gli impegni cui l’ha richiamato l’alleato di oltreoceano.
“Siamo buoni amici”, dice il presidente Usa di Napolitano, figura che conosce da più tempo, suo punto di riferimento principale in Italia, sia negli ultimi anni che Obama definisce “gravosi” per il nostro paese, sia ora che è scoppiato l’affaire Ucraina.
Più che con il premier, il presidente Usa ha parlato di Putin e Crimea con il capo dello Stato.
Il quale ha esposto tutte le sue competenze in materia, sottolineando l’assoluta necessità di non lasciar degenerare la situazione.
La linea insomma non è lontana da quella esposta dall’ex cancelliere tedesco Helmut Schmidt in un’intervista oggi a Repubblica: “Contro Putin è sbagliata la linea dura”. Del resto, si sa che Italia e Germania sono economicamente più esposte nella crisi con la Russia.
Ma per fortuna, notano anche al Colle, non siamo ancora al totale muro contro muro. Impressione del resto confermata da alcune frasi di Obama, che promette “ulteriori sanzioni” se Mosca non cambia linea, ma assicura che “ci sono modi con cui possiamo ancora influenzare le decisioni della Russia.
Da parte sua, Renzi incassa quel ‘yes you can’ che Obama non ha pronunciato in questi termini, naturalmente, ma che gli ha espresso appoggiando il suo piano di riforme.
Per un cambio di direzione delle politiche di austerity in Europa e per la crescita che “in Europa è ancora lenta”, dice il presidente Usa che più volte fa riferimento al tema della povertà di cui ha parlato con Papa Francesco nell’incontro in Vaticano, il colloquio forse più importante per lui tra quelli avuti a Roma, a livello comunicativo e umano.
Sul tema delle riforme, Renzi prende e porta a Londra dove si recherà la settimana prossima: “Ne parlerò con Cameron, dopo averne parlato con la Merkel”, annuncia.
Da Obama assorbe quel che può, come una spugna, com’è nello stile di Renzi.
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