OKIJE, IL MIGRANTE FANTASMA: LO STATO LO RESPINGE MA NON HA I SOLDI PER RIMPATRIARLO
DOPO TRE ANNI DI CORSI E TIROCINI, IL 24 ENNE NIGERIANO VIVE NEL LIMBO
Okije Kennedy non può vivere in Italia perchè la sua richiesta di asilo è stata rifiutata per ben tre volte.
Ma non può nemmeno tornare in Nigeria, il suo paese d’origine, perchè – gli hanno spiegato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, l’ente che si occupa dei rimpatri volontari – i fondi per i viaggi assistiti di ritorno in patria sono finiti.
“Ci hanno detto che se ne riparlerà nell’anno prossimo”, spiegano Samuele Gullino e Marco Pieri di Piam Onlus, l’associazione che gestisce Villa Quaglina, comunità che accoglie i migranti ad Asti.
La burocrazia ha preso in ostaggio il futuro di Okije, che oggi ha 24 anni. E in questa eterna attesa anche lui ha messo in pausa tutta la sua vita: ha smesso di frequentare i tirocini e ha dimenticato di colpo l’italiano che era riuscito a imparare.
Parla poco, e quel poco lo dice in inglese. Non ride più, quasi non mangia.
“Succede spesso con questi ragazzi che hanno rischiato tanto per venire qui e si sono impegnati per frequentare corsi di formazione e tirocini cercando di costruirsi un futuro – dice Gullino – Di fronte ai dinieghi, però, è come se si spegnessero. A Okije è successo così”.
Il giovane nigeriano è arrivato in Italia nel 2015 con poco più di una licenza elementare in tasca. “Con noi ha frequentato molti corsi e fatto tante attività . È arrivato con una voglia di fare incredibile”, assicurano gli educatori.
Ma poi ha aspettato per più di un anno il verdetto della commissione che doveva giudicare la sua richiesta di asilo. Non si è arreso al primo diniego e ora la sua storia è finita in corte d’Appello, ma è probabile che dal tribunale arriverà un altro no. “Cosi alla fine ha detto che avrebbe preferito tornare a casa”.
Meglio in Nigeria che clandestino in Italia, insomma. Anche perchè il decreto Salvini ha cacellato anche l’ipotesi che a Okije venga concesso un permesso per motivi umanitari – percorso diverso dalla classica richiesta di asilo – che il suddetto decreto riduce ormai a pochissime categorie.
“Ci siamo attivati per la procedura di rimpatrio assistito ma, a Roma, l’Oim ci ha detto che non ci sono fondi. Se ne riparla non prima di febbraio”.
A Okije, per ora, non resta che aspettare ancora, come un fantasma in un paese che non lo accoglie e non può rimandarlo a casa.
(da “La Repubblica”)
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