OPERAZIONE LISTONE: IL PROGETTO NEPPURE TROPPO SEGRETO DEL CAVALIERE
ARIA DI LIBERI TUTTI NEL PDL TRA TESSERE FALSE, COLONNELLI LOCALI CHE SI RIPOSIZIONANO, PARLAMENTARI A CACCIA DI RICANDIDATURA E MINI-SCISSIONI…E BERLUSCONI SI PREPARA PER IL DOPO
Nel ventennio breve del Cavaliere, mai era stato così vasto e indefinito il caos nel partito berlusconiano.
Tessere false (a Salerno si indaga sulle infiltrazioni della camorra), scissioni locali (l’ultima a Lecco), ras e colonnelli ognuno per conto proprio, deputati e deputate in cerca di ricandidature, seminari di partito da disertare per marcare le divisioni (nel prossimo fine settimana a Orvieto).
A sovrastare tutto e tutti l’inedito dualismo del “quid”: da un lato il padre nobile (o grande elettore) Silvio Berlusconi, dall’altro il segretario Angelino Alfano, cui mancherebbe appunto quel “quid” per vincere, secondo una battuta dello stesso Cavaliere poi seguita dalla solita smentita di circostanza.
In questa immensa nebulosa ha fatto irruzione da un po’ di giorni il mistero di “Tutti per l’Italia”, la nuova invenzione sognata dal B. innamorato di Monti e della Grande Coalizione post 2013.
Che cos’è “Tutti per l’Italia”. Un nuovo partito? La rifondazione del centrodestra, considerata la rottura definitiva con Bossi? Una federazione tra una nuova An, una nuova Forza Italia e una ritrovata Udc?
Oppure, più probabilmente, un listone civico nazionale parallelo al Pdl?
Racconta un ex ministro berlusconiano : “La confusione è tanta ma gli schemi sono due”. Il primo è perseguito da Alfano e punta innanzitutto sulla ricomposizione in chiave Ppe con Casini, sperando, sotto sotto, nella rottura tra il leader dell’Udc e Gianfranco Fini all’interno del Terzo Polo (in questa direzione c’è chi dice che Fini si dimetterà da presidente della Camera dopo le amministrative).
Il secondo risponde all’ultima equazione attribuita a Berlusconi: partiti uguale schifezza e sfiducia. È l’oltrismo del Cavaliere.
Cioè andare oltre il partito con una lista civica nazionale propedeutica alla Grande Coalizione permanente.
In Transatlantico il progetto viene intestato “ai milanesi”, identificati così: il Giornale di Sallusti e Feltri, Daniela Santanchè, il Foglio di Giuliano Ferrara (che però a Milano non ha più la redazione centrale”.
Sarebbero loro a insufflare il Cavaliere con quest’idea.
Non a caso è proprio il quotidiano dell’Elefantino a condurre dalla scorsa settimana una campagna su “Tutti per l’Italia”.
E non a caso è stato proprio il Giornale, a inizio a febbraio, a rivelare la bozza di una Fondazione Berlusconi, una sorta di partito guidato da manager, preparata dall’imprenditore Diego Volpe Pasini.
Una bozza smentita con irritazione dal portavoce di B. Paolo Bonaiuti. Da sempre, infatti, la tentazione di un nuovo contenitore azzurro spaventa i difensori dell’esistente. Fino a qualche mese fa, l’obiettivo era ridare slancio movimentista al berlusconismo.
Adesso il nuovo clima montiano ha rielaborato il progetto nel senso del listone civico e nazionale.
Di qui il nome “Tutti per l’Italia”.
Le suggestioni sulla composizione al momento sono varie ma saranno sciolte solo dopo l’esito delle amministrative, quando un eventuale tracollo del Pdl (ormai dominato territorialmente dagli ex An) sarà certificato dalle urne.
Anche per questo, dicono da Palazzo Grazioli, “il Presidente non metterà la faccia sulle elezioni, il problema riguarda soprattutto Alfano”.
Un altro indizio importante sul dualismo del “quid”.
A quel punto i “tuttisti” potrebbero allargarsi a 360 gradi. A cominciare dai tecnici della sobrietà e dai presunti campioni dell’antipolitica.
Rispettivamente il super-banchiere Corrado Passera e il desaparecido Luca di Montezemolo (spiazzato dalla popolarità del governo Monti).
Ma il listone potrebbe anche diventare il rifugio di parecchi scontenti (come il lombardo Mario Mantovani) e di un manipolo di deputate di “Forza Gnocca” allo sbando (dalla “badante” berlusconiana Maria Rosaria Rossi a Gabriella Giammanco).
Sempre che i resistenti del “Porcellum” (soprattutto gli ex An e non solo) riescano a imbrigliare i giochi sulla legge elettorale.
Una partita complessa e ancora tutta da giocare.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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