PALLOTTOLE, COMMISSARIAMENTI E CARCERE PER LA STAMPA LIBERA TURCA
LA VERGOGNA DI AVERE COME ALLEATI GLI ERDOGAN E GLI AL SISI
Fare il giornalista in Turchia non è mai stato così rischioso. Sparisce dalle edicole Zaman, il principale quotidiano di opposizione al presidente Recep Tayyip Erdogan, commissariato da Ankara a inizio marzo, mentre si fa sempre più forte la stretta su Cumhuriyet, con il direttore sotto processo con l’accusa di spionaggio e addirittura sfuggito a un attentato.
Uno scenario che inquieta ancor di più perchè avviene in un momento in cui Erdogan sta aumentando progressivamente il suo potere, fino al punto di rompere i rapporti con il premier Ahmet Davutoglu costringendolo al ritiro.
I media turchi hanno lanciato la notizia della chiusura di Zaman il prossimo 15 maggio. Voci smentite dagli amministratori del quotidiano, i quali spiegano che “non abbiamo un piano per la chiusura, abbiamo lavorato per la pubblicazione e la crescita di questo giornale, e continueremo a farlo”.
Di fatto, però, Zaman non è più lo stesso ormai da mesi: principale voce dell’opposizione a Erdogan, a inizio marzo era stato deciso il sequestro giudiziario per presunti legami con il magnate e imam Fethullah Gulen, ex alleato ma oggi nemico giurato del presidente turco.
Era stato nominato un direttore pro-Erdogan, fra le proteste generali sedate dalle forze dell’ordine.
Da allora per Zaman è stato un crollo verticale delle vendite: prima del commissariamento aveva una tiratura media quotidiana di oltre mezzo milione di copie, oggi ne circolano poco più di 2 mila.
Non è una prima volta, se si tiene conto che il crollo delle vendite aveva portato in precedenza alla chiusura di tv, radio e giornali del gruppo editoriale Ipek, anch’esso commissariato alla vigilia delle elezioni di novembre, sempre per presunti legami con Gulen.
Di altro tenore le vicende che stanno riguardando la testata Cumhuriyet. Il direttore Can Dundar, insieme al capo della redazione di Ankara Erdem Gul, è accusato di spionaggio, minaccia alla sicurezza e sostegno a gruppi terroristici armati per aver dato notizia di un camion dell’intelligence carico di armi pronto ad attraversare il confine con la Siria, ed è stato condannato a 5 anni e 10 mesi di prigione.
Non solo, ma lo stesso direttore Dundar è scampato a un attentato davanti al tribunale di Istanbul. Nell’attacco è rimasto ferito a una gamba, in modo non grave, un reporter di Ntv, Yagiz Senkal, che si trovava nelle vicinanze.
“L’attacco era rivolto a me, ma non so chi sia l’assalitore”, ha commentato Dundar, rimasto illeso.
Bulent Utku, avvocato dei due giornalisti, aveva affermato di aspettarsi la loro assoluzione. “Ma con i processi politici non si sa mai”, aveva precisato.
Per Dundar la procura aveva chiesto 31 anni e sei mesi di carcere, mentre per Gul aveva chiesto 10 anni.
L’arresto di Dundar e Gul, ordinato dal tribunale di Istanbul lo scorso 26 novembre, ha infiammato la polemica sulla libertà di stampa in Turchia.
Il 26 febbraio, dopo 92 giorni in carcere, la Corte costituzionale ha stabilito che la loro detenzione era illegittima e dopo poche ore il tribunale di Istanbul ha dovuto ordinare la scarcerazione, pur vietando l’espatrio.
La questione ha avuto strascichi politici pesanti, con il presidente Recep Tayyip Erdogan che ha affermato di non riconoscere la sentenza della Corte costituzionale, mentre il governo ha annunciato di voler emendare la legge che permette ai cittadini di ricorrere direttamente alla Corte costituzionale, adottata dallo stesso Erdogan quando era premier, nel quadro nei negoziati di adesione all’Unione europea.
(da “Huffingtonpost”)
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