PARLAMENTO EUROPEO, VOLANO STRACCI TRA SOVRANISTI
ZANNI (LEGA) CONTRO MEUTHEN (AFD), LEGHISTI AL’ANGOLO NEL GRUPPO EUROPEO… SI PREPARA AL SI’ AL RECOVERY DOPO ESSSERSI ASTENUTI IN PASSATO
Un primo effetto della svolta di Matteo Salvini a sostegno di ‘Mario Draghi premier’ è che volano stracci tra i sovranisti all’Europarlamento.
Il leghista Marco Zanni, presidente del gruppo Identità e democrazia, attacca il suo vice, Jorg Meuthen dell’ultradestra tedesca Afd, proprio per difendere l’ex governatore della Bce.
E’ solo la punta dell’iceberg di un terremoto politico che potrebbe portare la Lega a lasciare il gruppo di Identità e Democrazia e magari a rischiare una scissione per tentare un’adesione molto complicata al Ppe, col rischio di restare senza gruppo politico all’Eurocamera. Intanto domani in plenaria c’è un primo test su questo tentativo di svolta europeista da parte del Carroccio.
Domani, nelle stesse ore in cui Salvini si recherà da Mario Draghi per il secondo giro di consultazioni per la formazione del governo, la plenaria dell’Europarlamento voterà per l’approvazione definitiva del regolamento della ‘Recovery and resilience facility’, la parte del recovery fund che da sola contiene 672,5 miliardi di euro, di cui 312,5 mld di sussidi, 360 mld di prestiti.
A metà gennaio, in Commissione, gli eurodeputati leghisti si sono astenuti sul provvedimento, come Fratelli d’Italia, che conferma l’astensione anche in plenaria. Ora, si apprende, la delegazione del Carroccio è immersa in una riflessione per niente semplice, come per niente semplice è questo tentativo di svolta europeista.
L’11 gennaio scorso, la scelta della Lega di astenersi sulla governance della parte più cospicua del piano anti-crisi europeo scatenò un acceso scontro con gli ex alleati di governo pentastellati – che votarono a favore come faranno in aula domani – oltre che con il Pd, pure a favore.
In una nota congiunta, il presidente del gruppo sovranista di ‘Identità e democrazia’ Marco Zanni e l’eurodeputato Antonio Maria Rinaldi attaccarono la scelta Dem e del M5s sostenendo che il regolamento approvato contiene regole di “austerità e tasse”, in altre parole “condizionalità ” imprescindibili.
Ma domani l’atteggiamento potrebbe essere diverso, ora che Matteo Salvini ha cambiato rotta, virando a tutto gas verso il governo Draghi.
In queste ore, la delegazione leghista sta discutendo il da farsi. I 29 voti degli eletti della Lega all’Europarlamento non sono determinanti, il regolamento verrà approvato con una solida maggioranza.
Ma una nuova astensione verrebbe notata in Italia e soprattutto a Bruxelles e non sarebbe un buon viatico per il nuovo percorso politico verso il Ppe. Perchè è evidente che la nuova collocazione politica in Italia non si concilia con la presenza della Lega nel gruppo dei sovranisti a Bruxelles, la stessa famiglia politica dell’arci-nemica di Draghi Marine Le Pen, principale alleata di Salvini nella campagna elettorale per le europee 2019.
Alla vigilia del test di domani, un primo assaggio della nuova situazione politica lo si ha oggi con lo scontro diretto tra Zanni e Meuthen. Il leader del partito tedesco di ultra-destra ‘Alternative fà¼r Deutschland’ attacca Draghi e la scelta della Lega di sostenere il suo governo. L’ex governatore, dice Meuthen, è “responsabile della spesa senza controlli della Bce”, “la Germania pagherà il conto”.
Secca la replica di Zanni, presidente di tutto il gruppo sovranista ‘Identità e democrazia’: “Questo non è il momento delle polemiche, ma di lavorare per il bene dell’Italia e degli italiani. Se qualcuno all’estero critica il professor Draghi per aver difeso l’economia, il lavoro e la pace sociale europea – quindi anche italiana – e non solo gli interessi tedeschi, questa per noi non sarebbe un’accusa, ma un titolo di merito”.
Non era mai accaduto prima che nel gruppo sovranista volassero gli stracci. Draghi produce questo effetto.
Ma nella Lega non la pensano tutti come Zanni. Vincenzo Sofo, tra gli eurodeputati del Carroccio forse il più vicino alla ‘famiglia Le Pen’ per ragioni anche personali (fidanzato della nipote Marion), non è d’accordo sul sostegno all’ex governatore della Bce. “Ci troviamo di fronte a una operazione simile a quella di Monti – dice – anche Draghi è un premier imposto dall’alto, con una delega in bianco, che neanche deve cercarsi una maggioranza, visto che quasi tutti si stanno offrendo senza esitazioni”. Il rischio, continua Sofo, è che la Lega “possa finire in una trappola, dopo aver dato questa ampia disponibilità al premier incaricato”.
(da Huffingtonpost”)
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