PD, A UN PASSO DALLA SCISSIONE: NEL PARTITO COMINCIA LA CONTA
AVVERTIMENTO DI FRANCESCHINI: “ANDANDO AVANTI COSàŒ IL RISCHIO C’È”… IL RENZIANO RICHETTI: “SE MATTEO NON SI CANDIDA, IL PARTITO SI SFASCIA”
Che stiano ostacolando Matteo Renzi in tutti i modi è un fatto.
E se alla fine lui non si candiderà al congresso, il rischio che molti non si riconoscano più nel Partito Democratico è un fatto altrettanto concreto”.
Matteo Richetti, renziano della prima ora, la vede così.
E allora, la parola “scissione” lanciata nel dibattito organizzato ieri dai bersaniani da Dario Franceschini (che arriva per ultimo) prende forma e sostanza.
“In questi mesi siamo passati a riconoscerci non più come exMargherita ed ex Ds. Ma addirittura come comunisti e democristiani. Attenzione: è pericoloso”.
Poi “il monito”. O forse la minaccia. Un modo per dire a Bersani che così non va. “Non possiamo metterci in un clima di lacerazioni. Dobbiamo difendere il mescolamento che è l’antidoto a quel rischio che c’è, se non vogliamo essere ipocriti”.
Lui sarebbe tra i primi indiziati a veleggiare verso il centro con l’ex Rottamatore.
Al Nazareno quella di ieri sembra una direzione, con l’espulsione conclamata di una parte del partito, quella che fa capo a Renzi.
Pier Luigi Bersani chiama a raccolta le correnti per “Fare il Pd” (“Ma negli anni da segretario, che ha fatto?”, ironizza Lino Paganelli, anche lui renziano).
I “suoi” uomini ci sono tutti. Al banco della presidenza Alfredo D’Attorre, Maurizio Martina e Stefano Fassina.
In prima fila c’è il segretario, Guglielmo Epifani. E tra il pubblico i ministri Zanonato e la Carrozza.
Certo, l’idea del ricongiungimento con Massimo D’Alema non funziona.
Lui se ne sta defilato. Non interviene, resiste un’ora, poi se ne va. Bersani neanche lo sente. D’altra parte ha riunito la sua corrente l’altroieri sera per blindare Cuperlo (ma alcuni hanno obiettato che è troppo di sinistra).
Bersani punta su un altro nome: Roberto Speranza o lo stesso Epifani.
“Maurizio Martina: prima dalemiano, poi veltroniano, poi fassiniano, poi bersaniano, ora fassiniano, nel senso di Fassina”: la descrizione — polemica — che ben racconta il clima è di Gianni Cuperlo.
Che sta in un angolo, riflette se intervenire o meno, e alla fine lo fa: “Il congresso non passi da un accordo tra capi corrente che hanno già condizionato la nostra vita e anche qualche risultato”. Come dire: il candidato doc sono io.
Renzi e i suoi non si fanno vedere (a parte uno sventurato, Giacomo D’Arrigo, che ci capita per caso). Veltroni neanche. I Giovani turchi disertano. Passa il ministro Andrea Orlando.
“Mah, se avessero presentato una candidatura quest’incontro avrebbe avuto un senso. Così…”. Enrico Letta manda in rappresentanza Marco Meloni. Più che altro cortesia.
Resiste l’amicizia del premier con Bersani? “Sì, ma a patto che la pressione anti — Renzi non diventi eccessiva”.
Letta è un altro che in caso di scissione non potrebbe che pendere verso il centro.
In prima fila sono seduti Beppe Fioroni e Franco Marini. Ma l’iniziativa prende una piega imprevista da subito.
Alfredo Reichlin, il padre nobile, attacca: “Non sono qui per aggregarmi a un correntone contro Renzi. Non credo che la sinistra esista in natura, tanto meno il Pd. Facciamo solo chiacchiere su regole e nomi e non abbiamo ancora definito il tema del congresso, che dovrebbe essere dove va l’Italia. Se non risolviamo questa questione, un pezzo andrà a destra e uno a sinistra”.
Marini concorda: “Il rischio c’è”.
Bersani, rivitalizzato dalla battaglia interna, dice ancora una volta che non si può parlare di “partito protesi”.
Nel suo perfetto stile, Renzi appare in serata al Tg 5. “Se mi voglio candidare non devo certo chiedere il permesso a D’Alema”.
I suoi lo descrivono come stanco e sfibrato da questa ennesima guerra sulle regole.
La scissione? “In termini di appartenenze antiche di Dc ed ex Pci è una cosa che non ci appartiene”, dicono dal suo staff.
Ma il punto è un altro: se Renzi non si candida, (forse) finisce il Pd.
Tanto per parafrasare il D’Alema di qualche mese fa.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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