PENSIONI E FLAT TAX SONO SPARITE: QUESTA MANOVRA E’ UNA WATERLOO PER SALVINI
E QUANTO AL PONTE SULLO STRETTO E AL CANONE RAI LA VERITA’ E’ MOLTO DIVERSA DALLE CHIACCHIERE
In campagna elettorale giura di abolire la riforma Fornero e di introdurre una flat tax al 15%.
Da vicepremier e ministro, più di un anno dopo, Matteo Salvini si presenta in conferenza stampa per cercare di limitare i danni: di pensioni e tasse piatte non parla più, in compenso continua ad insistere su Ponte e canone Rai, portando a casa, però, solo dei contentini capaci di generare, al massimo, qualche titolo a effetto.
Per il “collegamento stabile tra Sicilia e Calabria” celebra raggiante l’individuazione, nella legge di bilancio approvata dal Consiglio dei ministri, dell’intera copertura da 12 miliardi di euro per la sua costruzione. Ma chi in queste ore sta maneggiando il testo della manovra spiega ad HuffPost come in realtà, se di risorse si tratta, queste sono per il momento ancora dei numeretti scritti su un foglio di carta e “l’anno prossimo si vedrà”.
L’unica cosa su cui il leghista potrà effettivamente contare sono alcune centinaia di milioni per far effettivamente “allestire i cantieri”.
Sul canone – il Carroccio ne ha promesso l’abolizione entro la fine della legislatura – arriva un taglio da 90 a 70 euro “in bolletta” come specificano tutti, dal ministro Giancarlo Giorgetti, allo stesso Salvini, passando per svariati esponenti di maggioranza.
Ma anche grazie al pressing di HuffPost, in serata la precisazione: quei venti euro risparmiati ogni anno dal contribuente – poco più di un caffè al mese – rientrano dalla finestra andandoli a ridare alla Rai tramite i fondi dedicati agli investimenti del Servizio Pubblico. 420 milioni di euro presi dalla “fiscalità generale”.
Cioè sempre soldi delle nostre tasse.
Ci sono pochi temi più di bandiera, per la Lega, delle pensioni. Peccato che, anche per quest’anno, l’agognata grande riforma promessa dal Carroccio – a partire dalla solita abolizione della riforma Fornero – sia ancora una volta rinviata. La colpa è delle risorse che mancano.
Quelle che ci sono – specificano all’unisono Giorgetti e la premier Giorgia Meloni – vanno necessariamente destinate ad alleggerire il carico fiscale per le famiglie meno abbienti. Mentre, sulle pensioni, nessuno si azzarda a parlare di nuove regole come Quota 100, Quota 101 e così via. Perfino Quota 103 lascia spazio a Quota 104 (formula che dovrebbe permettere ai leghisti più duri e puri di poter rivendicare di aver effettivamente introdotto qualcosa di nuovo).
Ma Giorgetti, vicesegretario leghista, è il primo a specificare come “non ci sarà più né ape sociale né Quota 103 nella forme previste l’anno scorso. Sui pensionamenti anticipati ci saranno delle forme rafforzate e restrittive rispetto al passato”. Del resto lo stesso ministero dell’Economia, guidato dal vice leghista, aveva messo nero su bianco, nella Nadef approvata a fine settembre, come la riforma Fornero rendesse “sostenibile” l’intero sistema previdenziale italiano.
L’unica cosa che il governo riesce dunque a portare a casa sono dei contentini anche sulle pensioni: dalla semplice conferma della super-rivalutazione delle pensioni minime per gli over 75 (l’espressione “super” è stata aggiunta oggi, per la prima volta, dalla premier Meloni in conferenza stampa), alla rivalutazione delle pensioni in rapporto all’inflazione.
Con tanti saluti anche ad Ape sociale e Ape donna che saranno “sostituite da un unico fondo”.
La nuova Quota 104 conterrà inoltre, si legge in un comunicato ufficiale del governo, “alcune specifiche che tengono conto della necessità di valorizzare chi vuole rimanere a lavoro, quali il cosiddetto Bonus Maroni”.
Persino il vicepremier Antonio Tajani, costretto – forse per sua fortuna – a lasciare la conferenza stampa dopo soli pochi minuti per l’incontro con la delegazione del re di Giordania, non ha potuto concedersi altro che una celebrazione limitata. “Credo che – ha detto in riferimento agli interventi in maniera previdenziale – l’anticipo del conguaglio di perequazione per il 2023 rappresenti un ottimo segnale per tutti i pensionati che vivono momenti difficili a causa dell’inflazione”. L’aumento delle pensioni minime è scomparso dall’agenda, probabilmente rimandato al canonico “obiettivo di legislatura”.
(da Huffingtonpost)
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