PORTE APERTE DELL’EUROPA AI MIGRANTI (SE SONO RICCHI)
CON UN MILIONE DI EURO PUOI COMPRARE UN PASSAPORTO
Una delle distinzioni più discusse e causa di polemica nella vicenda dei migranti è quella tra profughi (persone in fuga da guerre e atroci dittature) e immigrati economici, disperati in fuga dalla miseria e in cerca di una nuova opportunità di vita.
I primi, secondo la narrativa dominante, vanno accolti come impongono le convenzioni internazionali, i secondi andrebbero rimpatriati, come se la prospettiva della fame o della carestia non sia motivo degno per affrontare i nuovi cammini della speranza.
Eppure non tutti i migranti economici sono così indesiderati.
Alcuni sono più uguali di altri. E molti Paesi fanno a gara per accaparrarseli.
Collezionisti di passaporti
È la nuova èlite globale, parte di quell’1% della popolazione del pianeta nelle cui mani si concentra una fetta sempre più cospicua e smisurata della ricchezza mondiale.
Da sempre votati all’acquisto di proprietà immobiliari, opere d’arte, gioielli – talismani della loro sicurezza economica – i moderni paperoni hanno scoperto una nuova forma di bene rifugio: dimenticate ville, quadri e diamanti, adesso collezionano passaporti.
Una corsia preferenziale da 2 miliardi
È in crescita esponenziale il numero di ricchi investitori, disposti a spendere diversi milioni di euro per mettersi in sicurezza da situazioni politiche o economiche instabili nei loro Paesi d’origine.
Sono in gran parte milionari e miliardari delle economie emergenti, Cina, Russia, Paesi mediorientali, nazioni asiatiche o sudamericane, ansiosi di trovare usbergo per se e i propri familiari in luoghi stabili, dove i sistemi giuridici, economici ed educativi mettono al riparo da sorprese.
Con meno disdegno dei loro emuli più poveri, tecnicamente vengono definiti «cittadini economici».
Nel 2014 hanno speso più di 2 miliardi di dollari per assicurarsi un secondo o terzo passaporto e la domanda è così alta da aver innescato un vera e propria corsa tra i Paesi che offrono corsie preferenziali per ottenere visti di lunga durata o la cittadinanza tout court a prezzi sempre più alti.
Le tariffe
All’inizio, trent’anni fa, fu l’isola caraibica di St.Kitts a lanciare per prima il Citizen Investment Program, in base al quale ancora oggi per avere il passaporto basta acquistare una proprietà da 400 mila dollari.
Molto più contese sono le offerte di cittadinanza di Paesi dell’Unione europea, come Malta, Spagna, Portogallo, Grecia e Cipro, privilegiate porte di accesso allo spazio di Schengen e ai suoi vantaggi.
Vediamo alcune tariffe: per avere la cittadinanza maltese, bisogna pagare 650 mila euro, oltre ad acquistare proprietà immobiliari per almeno 350 mila e titoli pubblici per 150 mila, senza nessun vincolo di residenza.
Un successone: nei primi sei mesi del programma, 200 persone hanno sottoscritto il programma, con un incasso di oltre 200 milioni di euro per il governo di La Valletta.
A Cipro, la cifra dell’investimento complessivo sale di molto, 5 milioni di euro per un passaporto, ma non c’è alcun obbligo.
Spagna, Portogallo e Regno Unito
Le condizioni cambiano nella penisola iberica: in Portogallo, dove l’investimento immobiliare richiesto è di 500 mila euro, si può richiedere la cittadinanza solo dopo 6 anni e occorre avere anche una conoscenza colloquiale della lingua.
La Spagna ha lanciato un anno fa il programma «Golden Visa» per cittadini extracomunitari: anche qui occorrono almeno 500 mila euro di investimento, ma c’è in più il vincolo di passare almeno 183 giorni l’anno dentro i confini spagnoli.
Nell’Unione europea, ma fuori da Schengen, anche il Regno Unito partecipa alla gara: occorrono infatti 2 milioni di sterline per ottenere, dopo 5 anni, il permesso di residenza illimitato.
Ma di recente il governo di Sua Maestà ha inaugurato una corsia veloce, dove per 5 milioni di pound il permesso ve lo danno in 3 anni e per 10 milioni in appena 2: un affare. Interessante notare che la metà dei «visti Vip» del governo britannico sono andati fin qui a ricconi russi e cinesi.
«La cittadinanza non può essere in vendita»
«Avere più passaporti è un modo per i ricchi di diversificare ulteriormente il rischio», spiega Christian H. Kalin, presidente di Henley&Partners, società di consulenza londinese specializzata nel settore.
Ma la pratica del passport-shopping solleva anche molte obiezioni, non ultimo perchè ha un forte lato negativo: quello di essere un potenziale porto sicuro per chi ha costruito la propria fortuna sulla corruzione o su attività illegali.
Nel 2013, l’allora Commissario europeo responsabile per la giustizia, Viviane Reading, fu molto esplicita in proposito: «La cittadinanza non può essere in vendita».
«Li paghiamo perchè arrivino»
Secondo i fautori del programma, invece, i visti permanenti per i miliardari globali portano molti benefici ai Paesi ospiti: gli «economic citizens» infatti investono in nuove aziende, comprano nuove case, spendono in ristoranti, moda, scuole e personale.
«In più portano competenze e talento», dice Nadine Goldfoot, avvocato del gruppo Fragoment. Ma secondo David Metcalf, docente della London School of Econimics e membro del Migration Advisory Committee, questi vantaggi sono annullati dall’aumento dei prezzi delle case e dei servizi, prodotto dall’arrivo di investitori che non badano a spese.
Inoltre, spiega Metcalf, gli interessi versati dallo Stato sui titoli pubblici, che sono parte dell’investimento richiesto per avere il visto permanente, significano «pagare di fatto gli oligarchi perchè vengano nel Regno Unito».
Paolo Valentino
(da “il Corriere della Sera”)
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