PRESIDENZIALISMO: NON SONO D’ACCORDO SU NULLA
GIA’ NON INTERESSA A NESSUNO, PER DI PIU’ OGNUNO LO VUOLE A SUO MODO: ORA PER MESI LITIGHERANNO SUL MODELLO PRESIDENZIALE DA SEGUIRE, MENTRE LE URGENZE DEL PAESE SONO ALTRE….MAGGIORI POTERI AL PREMIER? PER CARITA’, CI MANCA GIUSTO QUELLO, PER ESSERE UN DOMANI IN BALIA DI INTERESSI DI PARTE… E POI LE RIFORME SI FANNO INSIEME
Il mondo politico si divide in due nel nostro Paese: chi governa e chi sta all’opposizione.
In passato i governi duravano al massimo due anni, poi i partiti litigavano e si andava ad elezioni anticipate, salvo poi precipitare nuovamente verso l’ennesima crisi.
Nella seconda Repubblica però nessuno ha mai governato più di una legislatura: appena scaduto il mandato (e anche prima) è stato mandato a casa ed è ritornato quello di prima (vedi alternarsi di Berlusconi e Prodi). Questo indurrebbe qualsiasi persona di buon senso, in caso di riforme profonde della nostra Carta costituzionale, per la quale si richiede infatti non a caso i due terzi del parlamento, a cercare, sul tema delle riforme istituzionali, un ampio consenso.
Solo dei folli possono pensare, solo perchè oggi governano, di imporre un certo tipo di riforma, sapendo che dopo pochi anni quelli che verranno in seguito rivolteranno a loro volta tutto.
Con il risultato di essere additati all’estero non solo come il Paese di Pulcinella, ma come anche quello di Arlecchino, tappullato da tutte le parti coi colori più diversi.
Fare le riforme non è un problema “di una parte contro l’altra”, dovrebbe essere un’esigenza di tutti, se sono realmente necessarie.
Sul presidenzialismo si vedono già i primi risultati: chi vuole il sistema semipresidenziale francese a doppio turno, chi a turno unico, chi non lo vuole per nulla.
Il premierato tedesco va bene a qualcuno ed è indigesto ad altri.
Dopo una settimana di dibattito siamo già al caos, sia all’interno del Pdl che del Pd, figuriamoci altrove.
Alla fine non si concluderà nulla, al massimo si approveranno il Senato federale e la riduzione dei parlamentari, su cui un’intesa ci può stare.
Diciamo che sono state sbagliate le premesse.
Proporre il presidenzialismo solo “per dare più poteri al governo”, senza il contrappeso di maggiore autonomia e controllo da parte del parlamento risponde solo all’esigenza di chi vorrebbe in un solo giorno che gli italiani eleggessero Presidente della repubblica, premier e un parlamento di nominati senza neppure le preferenze.
Non a caso qualcuno ha parlato di presidenzialismo alla sudamericana: la stupidità di una parte del centrodestra sta nel ritenere che essi governeranno in eterno, senza rendersi conto che quando dovranno passare la mano alla sinistra, si troveranno in un regime, come quello che vorrebbero ora imporre loro.
E non è che verità e la giustizia sta sempre e solo in chi vince.
Se poi dovessimo rispindere alla domanda: “volete dare maggiori poteri al governo”, oggi come oggi diremmo subito; “ma per carità “, ne ha già fin troppi.
Come si fa a lamentarsi di non riuscire a governare quando si ha uno scarto di 100 voti a favore in Parlamento e si ricorre sempre più alla decretazione d’urgenza e al voto di fiducia?
Se uno sapesse governare, governerebbe già fin troppo cosi: ormai il “parlamento di nominati” è ridotto a un organo ratificatore delle decisioni prese il “lunedi delle beffe” ad Arcore, ai cenacoli letterari con Calderoli e il figlio di Bossi.
C’è chi vuole la riforma del sistema elettorale, chi difende ora quello che ha definito una porcata.
Tutto solo per miseri interessi di bottega, senza che nessuno voli un minimo più alto e guardi alle esigenze della nazione.
Che ci vorrà mai a sedersi attorno a un tavolo e cercare di fare quel minimo di riforme su cui ci può essere un accordo o una trattativa bipartisan?
Che ci vorrà a trovare un accordo sulla riduzione della burocrazia nella pubblica amministrazione, ad esempio, che permetterebbe di snellire il nostro sistema produttivo?
O sulle infrastruture prioritarie?
O sulla riforma degli ammortizzatori sociali , sugli incentivi per la ricerca e l’innovazione?
O sulla riduzione della pressione fiscale e il trattamento pensionistico ?
O su come azzerare la corruzione nello Stato?
Sono solo alcuni dei temi su cui potrebbe lavorare il Parlamento, se ancora fosse tale.
E in due anni avremmo riformato settori chiavi del nostro Paese.
Invece ci si perde a discutere se uno deve avere maggiori poteri per gonfiarsi il petto, cosa a cui al popolo italiano non frega una mazza.
Soprattutto se è in preda a un delirio di onnipotenza.
I poteri delo Stato devono avere un equilibrio tra presidiente, premier, parlamento, organi giudiziari e amministrativi.
Inutile tirare la coperta da una parte per coprirsi la gola se, nel lungo inverno del deficit pubblico italiano, poi si rischia di congelarsi i piedi.
La polmonite si prende in entrambi i casi, magra soddisfazione che a turno qualcuno vinca e un altro perda, se poi non vince mai il popolo che si vorrebbe rappresentare.
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