PRIMARIE PS, COSI’ HAMON SI AVVIA A CORRERE PER L’ELISEO
REDDITO DI CITTADINANZA, DROGHE LEGGERE E PROFUGHI… AL BALLOTTAGGIO AVRA’ I VOTI DI MONTEBOURG
Sarà il duello tra Benoà®t Hamon e Manuel Valls a decidere la leadership della sinistra francese per le prossime elezioni presidenziali.
Con uno scatto sulla linea del fotofinish, Hamon è riuscito a sorpassare il suo “collega” frondista Arnaud Montebourg (17,6%) e l’ex primo ministro (31,2%), arrivando a ottenere il 36,2% delle preferenze.
Un exploit inatteso, frutto di una rimonta avvenuta in questi ultimi giorni simile a quella compiuta da Franà§ois Fillon a novembre durante le primarie della destra. Previsto per domenica prossima, il ballottaggio dovrebbe confermare i risultati di ieri, visto anche l’appoggio dato da Montebourg, che ha invitato i suoi sostenitori a votare per Hamon.
Quella tra Valls e Hamon è una sfida tra due diverse concezioni della sinistra antitetiche tra loro, che riporta a galla i dissapori che hanno accompagnato il governo di Hollande in questi ultimi cinque anni.
Ex ministro dell’Istruzione, Hamon ha abbandonato l’esecutivo nell’agosto del 2014 insieme a Montebourg a causa delle forti divergenze createsi con la maggioranza.
Per questo, la sua vittoria alla prima tornata elettorale è stata interpretata da molti come la rivincita dei frondisti nei confronti dell’ala maggioritaria del Partito Socialista.
Annunciando la sua candidatura a fine agosto, Hamon ha avuto il tempo di sviluppare un programma incentrato su temi ecologici e sociali, evocando un ritorno a una politica più “di sinistra” rispetto a quella dei suoi concorrenti.
Con la sua proposta sul reddito di cittadinanza universale, il candidato è riuscito ad aprire un dibattito interno alla campagna catalizzando su di sè le attenzioni del grande pubblico.
A questo si sono aggiunte poi una serie di proposte sull’abolizione della riforma del lavoro, la liberalizzazione delle droghe leggere e un miglioramento del sistema di accoglienza per gli immigrati.
Inizialmente dato come favorito, Valls ha pagato lo scotto della sua fedeltà al presidente Hollande.
Durante la sua breve campagna elettorale, l’ex primo ministro si è ritrovato a dover difendere l’operato del suo governo, il più impopolare nella storia della V Repubblica. Gli attacchi portati dai suoi avversari e le tante contestazioni subite durante i suoi spostamenti lo hanno costretto a un delicato esercizio di equilibrismo politico, in bilico tra proposte di rinnovamento e goffi tentativi revisionistici (primo fra tutti quello sull’abrogazione del 49,3, la legge utilizzata dal suo governo per far passare la riforma del lavoro).
Ma la vera scommessa di queste primarie si è giocata sulla partecipazione.
Il numero di votanti registrato per il primo turno oscilla tra 1,7 e 1,9 milioni, un risultato modesto se paragonato ai quattro milioni delle primarie della destra tenutesi a novembre.
Anche se il segretario del Partito Socialista, Jean-Cristophe Cambadèlis, ha considerato questa prima fase come “riuscita”, la debole affluenza alle urne rappresenta un segnale di allarme che rispecchia l’attuale stato della sinistra francese.
Il primo compito del futuro candidato, infatti, sarà quello di riunire la gauche, ad oggi frammentata da correnti interne difficilmente riconciliabili tra loro.
Alla corsa per l’Eliseo parteciperanno anche altri leader provenienti dalla sinistra che si sono rifiutati di passare per le primarie, come l’ex socialista Jean-Luc Mèlenchon, l’ecologista Yannick Jadot e il liberale Emmanuel Macron, quest’ultimo protagonista di una rimonta nei sondaggi che per il momento lo attestano come terzo candidato con il 20% delle preferenze.
Ed è proprio Macron la figura politica che rischia di affossare definitivamente le speranze socialiste di passare il primo turno delle prossime presidenziali. Un’eventuale candidatura di Hamon potrebbe allontanare i voti degli elettori moderati e social-liberali, delusi dalle proposte radicali del leader frondista, favorendo in questo modo la corsa dell’ex ministro dell’economia.
La sinistra si ritrova così in un impasse dal quale sembra impossibile uscire.
Nei prossimi mesi il Partito Socialista dovrà tentare di risanare le fratture interne per poter riacquistare quella credibilità che nel 2012 lo portò alla vittoria. Per il momento, tutti gli occhi sono puntati su colui che avrà il compito di restituire un’identità a una famiglia politica allo sbando.
(da “Huffingtonpost”)
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