PRODI E BONINO: I RISULTATI DELLE “QUIRINARIE” FANNO PAURA AI GRILLINI
I SOLITI MISTERI: NESSUNO HA COMUNICATO IL NUMERO DEI VOTANTI SUI 48.282 AVENTI DIRITTO
“Scusate, sono in vestaglia, senza barba fatta e spettinato, ma non riesco a non sfogarmi: sono a-l-l-i-b-i-t-o dalla scelta di questi dieci nomi, in particolare per Prodi e la Bonino. Non posso accettare che gli iscritti al Movimento li abbiano votati”.
I risultati delle Quirinarie sono pubblici da più di un’ora.
Ma Salvo Mandarà non ha ancora smaltito la botta.
Così, di getto, accende la telecamera e manda in rete tutta la sua delusione. Mandarà è stato l’ombra di Grillo durante la campagna elettorale, l’inventore de La Cosa, il pioniere dei ritrovi virtuali in hang out.
Tra una tappa e l’altra, lavava i piatti. E anche se lo Tsunami tour ha spento i motori da più di un mese, è interessante risalire su quel camper per capire dove va, il Movimento.
Ecco, nel giorno in cui le Quirinarie incoronano i dieci nomi papabili per il Colle, nelle ore in cui tutti sottolineano il fiuto politico di chi ha scelto Prodi e Bonino (prima e settimo, in ordine alfabetico), sul camper, i tre compagni di viaggio di Grillo, ingranano la retromarcia.
Mandarà si è già sfogato, l’autista, Walter Vezzoli, scrive “Gabanelli for President!”, mentre il genovese Fulvio Utique, factotum del tour, pubblica l’elenco degli “eletti”, ma al posto di Prodi, scrive “Topo Gigio”.
Il quartetto del camper, però, ormai è cresciuto.
Anche se è impossibile sapere di quanto.
Sul blog Grillo che gli aventi diritto al voto (iscritti al Movimento entro il 31 dicembre 2012 che hanno inviato il loro documento d’identità entro il 31 marzo 2013) sono 48.282.
Ma il numero di chi davvero ha votato, nessuno lo dice.
Lo staff ha la consegna del silenzio assoluto, pure sull’ordine della classifica.
Perchè, se tra il camper e oggi ci sono di mezzo le elezioni, il fallimento di Bersani e i Cinque Stelle in trincea, il distacco tra i nomi è la vera incognita del futuro Colle e della presente legislatura.
Quanti hanno votato Prodi?
È lui, il nome del dialogo con il Pd, quello che più spaventa o galvanizza, a seconda delle inclinazioni, i sostenitori del Movimento.
Per la verità , di nomi che possano avvicinare grillini e democratici ce ne sono altri. Gustavo Zagrebelsky, Stefano Rodotà , perfino Emma Bonino.
È che solo i primi due garantirebbero ai Cinque Stelle di rivendicare una vittoria sul fronte della “purezza”, gli unici che consentirebbero al Movimento di dire che è stato il Pd a doversi “piegare” alle proposte del nuovo corso.
Per questo, anche fuori dal camper, i risultati delle Quirinarie fanno paura.
Grillo, annunciando l’apertura del voto on line, aveva chiesto nomi fuori dalla politica, senza incarichi istituzionali, lontani dalle “foglie di fico” come Pietro Grasso. Eppure, era stato lui stesso a strizzare l’occhio a Prodi, l’unico che “cancellerebbe Berlusconi dalle carte geografiche”.
Quel nome c’è.
Ma gli eletti fanno a gara a dire che non l’hanno votato.
Potrebbero farlo dalla quarta votazione in poi (“Non ci sarebbero difficoltà a convergere, visto che è stato espresso dalla base”, ha detto ieri Claudio Messora a InOnda), ma non possono dirlo sin da ora.
Così, in un giro di mail tra deputati e senatori, è partita l’operazione “pressing” in vista del ballottaggio di domani.
Dichiarazioni di voto che arrivino dritte ai 48 mila della base.
“La Bonino e Prodi sono espressioni tipiche della sinistra, la sinistra malinconica — scrive la deputata Giulia Di Vita, dimezzando la platea — Grillo è incandidabile. Dario Fo e Milena Gabanelli hanno già detto di no in svariate occasioni”.
“Informatevi sulla Bonino e Prodi!”, insiste il vice-capogruppo Riccardo Nuti. “Lunedì prossimo scelgo di nuovo Milena Gabanelli”, dichiara il senatore Vito Petrocelli.
Sergio Puglia è disperato: “Aiuto! C’è anche Prodi e la Bonino! X favore votiamo altro!”.
Walter Rizzetto si diverte con i giochi di parole: “Perchè Ritorna Ostinatamente Diventando Inutile”.
Solo Aris Prodani confessa di aver votato Bonino.
E solo Giuseppe D’Ambrosio difende le scelte della Rete: “Vorrei avvisare tutti i tifosi del M5S (avete capito bene… parlo degli interni) che criticare i nomi usciti dalle Quirinarie, vuol dire che non si è capito nulla di quello che rappresentiamo”. L’ideologo Paolo Becchi non se ne fa una ragione: “Avrei preferito un secondo attacco hacker. Se il nuovo che avanza è Prodi siamo messi male, molto male”.
Paolo Zanca
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