PROFUGHI: ALFANO A LUSSEMBURGO SI E’ FATTO SOLO PRENDERE PER I FONDELLI
LE PROPOSTE UE SONO RIDICOLE, TERMINI COME “VINCOLANTI MA CONCORDATI” SONO CONDIZIONI CHE PENALIZZANO SOLO L’ITALIA
Si è tenuto oggi a Lussemburgo il vertice dei ministri degli Interni europei per dirimere la vicenda “ripartizione dei profughi”.
Al di là dei convenevoli e della parole sconsiderate di Alfano che vuol far intendere che la quote saranno obbligatorie e vincolanti, dalle parole dei rappresentanti di Germania e Francia emerge un’altra realtà .
Intanto il problema è urgente e la Ue di fatto rinvia tutto all’autunno.
In secondo luogo per accogliere una quota ridotta di profughi (diciamo 20.000) pretende che l’Italia crei degli “‘hotspot’ (più comprensibilmente: campi profughi) gestiti dall’Ue per distinguere i cosiddetti migranti economici da coloro che hanno i requisiti per richiedere lo status di rifugiato.
Salvo poi non prendersi in percentuale neanche tutti i profughi, ma solo il 10-15% e in tempi biblici.
Ma nessuno dice questi hotspot dove dovrebbero sorgere, quanti sarebbero e in che tempi.
Ma soprattutto: con quale efficacia?
Il rischio è il ripetersi di una situazione esplosiva come quella che si verificò a Manduria, in Puglia, nella primavera del 2011, quando in fretta e furia venne costruita una tendopoli-centro accoglienza per far fronte al flusso di migranti per lo più tunisini. In centinaia si diedero alla fuga per le campagne pugliesi.
Quelle immagini restano il simbolo del fallimento delle politiche di confinamento.
Mentre nel 2014 su 170.000 arrivi, ne sono rimasti solo 60.000, con il sistema richiesto ce ne troveremmo 150.000 bloccati in Italia.
E chi non ha diritto allo status andrebbe rimpatriato a spese di chi?
Anche perchè l’anno scorso siamo riusciti a rimpatriarne solo 15.000, in quanto vi sono Paesi che non accettano il rimpatrio se non sulla base di accordi commerciali che dovrebbe prendere l’Europa e non l’Italia da sola.
Queste politiche di confinamento avrebbero senso se durassero una settimana al massimo, avessimo strutture adeguate, l’accoglienza o il rimpatrio avvenisse in automatico e le operazioni fossero adeguatamente finanziate.
Altrimenti la proposta Ue è il solito alibi con cui l’Europa pensa di scaricare l’accoglienza sul nostro Paese.
A quel punto tanto vale che l’Italia faccia da sola e nessuno venga più a parlarci di Europa.
Con questa Europa di egoisti e vigliacchi, la tradizione sociale e culturale italiana non ha più nulla a che fare.
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