QUANTO GUADAGNA UN SENATORE?
INDENNITA’, RIMBORSI E DIARIA
È un po’ come le annate della vendemmia: quando abbondante e quando meno. Perciò la domanda non è pregiudizialmente anti casta, ma solo di clima (politico), che evidentemente è oggi più propenso all’abbondanza per parlamentari e amministratori pubblici. Quindi nel 2012, e poi nel 2018, furono le annate più magre. Vennero tagliati i residui vitalizi (pochi giorni fa ripristinati) e anche gli stipendi dei senatori ritoccati al ribasso. Ma restano pur sempre più ricchi di quelli dei deputati. Che però hanno proprio in questi giorni deciso un premio per i capigruppo pari a 1.269,43 euro al mese e pensano a un ritocco delle indennità al rialzo.
Passando alle cifre, l’attuale indennità lorda mensile di un senatore è di 10.385,3 euro (che si abbassa un po’ se mantieni il precedente lavoro, ovviamente non nella Pa, perché è vietato).
Al netto, decurtati dai contributi per il trattamento previdenziale, per l’assegno di fine mandato e per l’assistenza sanitaria, in tasca restano sui 5 mila e 300 euro. Ovviamente le decurtazioni non finiscono qui, perché c’è l’Irpef da pagare.
Però il senatore può contare sulla diaria: pre 2012 era di 4 mila euro, ora di 3.500. Piccolo appunto: la diaria è pari alla buona volontà del senatore a svolgere il suo compito. Se non è presente almeno un terzo delle volte in cui si vota nel tal giorno (oppure in commissione per le votazioni), zac: decurtazione di circa 206 euro ogni volta che bigia.
Però ci sono i rimborsi forfettari: 1.650 al mese. A cui vanno sommati i 2.090 come quota mensile a forfait. Sempre dal 2012. L’incasso mensile attuale, tutto incluso, è quindi di oltre 12 mila euro al mese.
Da non ritoccare al rialzo, vogliamo dirlo preventivamente? Come invece è accaduto con l’assegno di pensione tanto discusso, sforbiciato dai grillini, messo sotto accusa e già in parte ripristinato e che ora rivive del tutto. Per ammissione dell’ex senatore ed ex componente del Consiglio di garanzia di Palazzo Madama Luigi Vitali, può aggirarsi fino a 500 euro in più per i beneficiari.
Di aumenti salariali con l’inflazione che c’è, dio solo sa quanto ce ne sia bisogno. Però non a queste latitudini alte (di reddito), perché la domanda successiva e inevitabile è: spira vento di casta? Si ridesta la corsa al privilegio invece di pensare al salario minimo e a come combattere il lavoro povero?
Ps. Per completezza. Dallo stipendio mensile i senatori, come i deputati, devolvono un tot ai rispettivi partiti: dai 1.500 dei Dem al Nazareno (oltre a quelli al partito regionale, circa mille), al 50% dell’indennità mensile chiesta da Sinistra italiana, fino ai 2.000 euro dei 5Stelle e ai 1.000 a testa di Fratelli d’Italia.
(da agenzie)
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