“QUESTO ACCADE IN CECENIA A CHI CONTESTA KAYDROV”
PARLA VERA POLITKOVSKAJA, LA FIGLIA DELLA REPORTER UCCISA NEL 2006
“Rivedo la storia di mia madre chi critica il potere di Kadyrov viene messo a tacere”. Così Vera Politkovskaja, figlia della reporter russa uccisa nel 2006 Anna Politkovskaja, scrive sulle pagine di Repubblica per commentare la vicenda della cronista della Novaya Gazeta, Elena Milashina, e dell’avvocato Aleksandr Nemov, aggrediti ieri in Cecenia da un gruppo di uomini col volto coperto e ora tornati a Mosca dove sono stati ricoverati in ospedale.
La reporter, considerata l’erede di Anna Politkovskaya, è stata brutalmente picchiata nella mattina di ieri al suo arrivo a Grozny. Gli aggressori, secondo l’avvocato Nemov, hanno minacciato di sparargli, puntando loro una pistola alla tempia. Milashina – a cui come forma di umiliazione sono stati rasati i capelli ed è stata cosparsa di antisettico verde – ha riportato diverse dita rotte, ed è svenuta ripetutamente. I due erano volati a Grozny per assistere al verdetto della madre di due attivisti ceceni perseguitati dal regime di Ramzan Kadyrov: Zarema Musayeva è stata rapita dalle forze di sicurezza cecene a Nizhny Novgorod nel gennaio 2022, come ostaggio in cambio dei figli. In Cecenia, però, è stato istruito un processo a suo carico per aggressione contro un agente di polizia locale. Musaeva è stata condannata ieri a cinque anni e mezzo di carcere.
A proposito del processo, Vera Politkovskaja scrive:
“Va da sé che è stato montato a scopi politici: non troppo tempo fa lo stesso Kadyrov aveva definito terroristi sia la donna che i restanti membri della sua famiglia. ‘Il futuro di quella famigliola sarà finire in carcere o sotto terra’, aveva sentenziato Kadyrov, parlando dei parenti dell’incriminata.
«Finché sarà vivo anche solo un ceceno, la sua famiglia non potrà godersi la vita in pace, da quanto è infangato l’onore di ogni singolo membro del nostro popolo». Lo stesso trattamento lo aveva riservato a Milashina, arrivando a definirla ‘subumana’. Elena si occupa di Cecenia ormai da molto tempo e, di fatto, è l’unica giornalista in Russia che, in seguito alla morte di mia madre Anna Politkovskaja, aveva deciso di lavorare in quella zona, malgrado gli enormi rischi”.
La figlia della giornalista uccisa parla di “ennesimo caso di rappresaglia nei confronti di chi si permette di criticare l’autorità di Kadyrov fosse diventato l’oggetto del suo lavoro di giornalista. Va anche ricordato che in Cecenia, al fine di esercitare pressione sugli oppositori, è pratica comune rifarsi sui loro parenti. Soprattutto muovendo accuse penali totalmente inventate”. Poi afferma che l’episodio che ha coinvolto Elena Milashina e Aleksandr Nemov “ha inaspettatamente causato una reazione deflagrante sui media russi”.
“Alcuni deputati della Duma, funzionari e altri colletti bianchi hanno cominciato a inondare la rete di commenti sull’accaduto usando toni estremamente accusatori. Il portavoce del presidente russo Dmitrij Peskov è intervenuto immediatamente per comunicare che Putin era stato subito informato dei fatti. Quando hanno chiesto al Cremlino di commentare l’episodio, Peskov ha affermato che si tratta di ‘una gravissima aggressione, a cui occorre rispondere con provvedimenti decisi e su cui bisogna indagare’.
Nel frattempo l’ombudsman ceceno Mansur Soltaev, invece, ha preferito parlare di ‘atti diversivi e provocatori ai danni della Repubblica cecena’. Non è una novità. I colpevoli sono, come sempre, i nemici della Cecenia. E, di conseguenza, i nemici di tutta la Russia”.
Kadyrov, spiega la giornalista per ora ha preferito tacere e non rilasciare dichiarazioni mentre il capo del Comitato investigativo della Russia, Aleksandr Bastrykin, ha dato incarico al suo omologo ceceno di appurare i fatti di Grozny e di stilare un rapporto, ma non di promuovere una causa penale.
Vera Politkovskaja specifica: “Bisogna comunque ricordare che la Cecenia oggi è uno Stato nello Stato, che continua a osservare costumi medievali e in cui le leggi della Russia, di cui la Cecenia fa parte, semplicemente non vengono applicate. Può essere considerato normale il fatto che una delle regioni di un Paese enorme possa vivere secondo leggi e regole proprie? Così stanno le cose ormai da tanti anni. Inoltre la Cecenia e il suo capo, Ramzan Kadyrov, ricevono regolari e cospicui finanziamenti provenienti dal bilancio federale. Ma nessuno che si lamenti. Mentre l’esercito regolare russo distrugge l’Ucraina e bombarda la sua popolazione, i rappresentanti dell’’amichevole’ popolo ceceno picchiano le donne per strada, umiliandole. Perché è di questo che si tratta: il capo rasato è sinonimo di enorme umiliazione per la cultura cecena”.
Elena Milashina da anni scrive di Cecenia per la prestigiosa rivista Novaya Gazeta, la stessa per la quale scriveva Anna Politkovskaya, la giornalista assassinata nel 2006 che sulle pagine del periodico denunciava la deriva autoritaria del governo di Putin e gli abusi delle forze russe in Cecenia. Milashina denuncia i soprusi commessi dal regime di Ramzan Kadyrov, il luogotenente di Putin in questo angolo del Caucaso russo. Fu proprio lei qualche anno fa ad accusare la polizia cecena di arrestare in massa, detenere illegalmente, torturare e in alcuni casi persino uccidere persone che ritenevano omosessuali. Il Cremlino ha definito l’attacco di ieri “molto grave” e ha promesso “risposte energiche”. “Ho dato istruzioni ai servizi competenti di fare ogni sforzo per identificare gli aggressori”, ha detto Kadyrov, già accusato di gravissime violazioni dei diritti umani. Nel febbraio dell’anno scorso però Novaya Gazeta mandò Milashina all’estero per motivi di sicurezza dopo che proprio Kadyrov definì “terroristi” lei e un attivista aggiungendo una chiara minaccia: “Abbiamo sempre eliminato i terroristi e i loro complici”. La reporter inoltre tre anni fa fu picchiata nella hall di un albergo di Grozny da un gruppo di 15 persone tra uomini e donne. A rendere ancora più grave questo nuovo terribile attacco è una frase che, secondo l’ong per la difesa dei diritti umani Memorial, gli assalitori avrebbero urlato a Milashina e Nemov mentre li picchiavano brutalmente: “Siete stati avvisati. Uscite di qua e non scrivete niente”.
(da Huffingtonpost)
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