RABBIA E DUBBI SULLE PRIMARIE DI GRILLO: “UN IMBROGLIO”
CIRCA 32.000 VOTANTI PER 1,400 CANDIDATI… SUL WEB CRESCE L’INDIGNAZIONE PER I NUMERI E LE PROCEDURE POCO TRASPARENTI
Una «presa in giro stratosferica», una «farsa», un autogol imperdonabile.
A quattro giorni dalle «parlamentarie» del Movimento 5 stelle, cresce sul web il tam tam dei delusi, che tra rabbia e amarezza si scagliano contro quelle primarie 2.0 celebrate da Grillo come un’iniezione di democrazia per designare i candidati alle prossime politiche.
Una traccia d’indignazione che s’ingrossa persino sul blog del comico genovese.
«E questa sarebbe la democrazia dal basso? Siete uguali agli altri, anzi peggio. Fate finta di farci fare le scelte, ma decidono solo due persone…», s’indigna Giuseppe C. che grida all’imbroglio. «Più che un flop. Non ci si è avvicinati neanche lontanamente alla partecipazione alle primarie del Pd, in cui ci si doveva recare fisicamente a votare», contesta Daniele F., che riflette: se il voto attraverso il web non coinvolge più votanti di quelli che si prendono la briga andare fisicamente ai gazebo (e fare pure file e trafile), che senso ha?
«Per chi sperava nella vera partecipazione dal basso è veramente una sconfitta».
Per non parlare di numeri ancora avvolti dal mistero.
Chiuse le urne ai click, Grillo aveva parlato di 95.000 voti disponibili per 1.400 candidati. Senza però ricordare che ogni votante aveva tre preferenze da esprimere, nè rendendo noto il numero effettivo dei votanti.
Ed ecco allora che già si va a spanne: considerato che le circoscrizioni erano 31, la media sarebbe di circa 1.000 voti ciascuna, per un totale di circa 32 mila votanti.
Insomma, quanto a partecipazione è un eufemismo dire che le parlamentarie grilline non hanno brillato.
Ma pure a trasparenza non sono messe bene.
Nessuno può certo dire che i dati siano stati manomessi, ma non sarebbero state messe in atto le minime cautele per evitare che qualcuno potesse farlo.
«La trasparenza e serietà delle parlamentarie è ben rappresentata dal fatto che persino su questo blog la maggior parte continua a parlare di 95 mila votanti. Molti capilista hanno preso meno della metà delle preferenze del mio rappresentante d’istituto delle superiori», protesta Luca C., con lo stesso tenore delle polemiche che corrono su facebook e forum vari.
Tanti i passi falsi elencati da un ormai ex simpattizzante, Francesco Vito Tassone («In questo modo avete perso il mio voto», «per mandare gente in Parlamento un poco di serietà in più non avrebbe guastato»), che consiglia, nell’ordine, di indicare i voti ricevuti da ogni candidato, stabilire un numero minimo di preferenze da prendere per essere candidati, «minimo 1000 non sarebbe male», e poi rifare tutto: «con 32.000 votanti per 1400 candidati si rasenta il ridicolo». Ma soprattutto sarebbe stato il caso di «rendere pubbliche le procedure di sicurezza. Con un “tor” parola d’ingegnere si fanno miracoli».
In assenza di numeri ufficiali, quelli stimati parlano di candidature scelte con delle manciatine di voti. In Emilia Romagna, roccaforte del M5S, avrebbero votato in 1.774 e la più gettonata, Giulia Sarti, ha vinto con 374 preferenze.
Altrove i candidati sono finiti in cima alle liste con appena qualche decina di voti.
In realtà , per chi non ha votato, il numero delle preferenze ricevute da ognuno resta un mistero. Consultando gli elenchi sul blog, infatti, compaiono solo nome, cognome e posizione in lista.
Ma le informazioni appaiono se si accede al portale con le credenziali utilizzate per votare.
Nel Lazio 1 la capolista Federica Daga ha preso 390 voti. In Umbria invece, su 311 votanti, per la Camera è capolista Tiziana Ciprini, impiegata, 84 preferenze, e poi giù a scendere vertiginosamente, in una lista in cui scorrono nomi, età e professioni dal libero professionista all’artigiano, l’operaio, il disoccupato, lo studente, il pensionato di candidati scelti un pugno di voti.
Ma l’amaro in bocca l’ha lasciato anche la presenza, tra gli aspiranti candidati, di parenti e fidanzate di altri esponenti grillini, di cui Corriere.it nei giorni scorsi ha fatto l’elenco.
Però, scusate tanto, «perchè penalizzare qualcuno solo perchè è parente?
Le persone sono state votate dagli iscritti», replica Vito Crimi, candidato 5 stelle al Senato. «Nessun nepotismo, mia sorella è stata candidata perchè ne ha i requisiti», assicura dalla Sicilia Giancarlo Cancelleri, leader grillino all’Ars e fratello di Azzurra, in corsa per la Camera. Mentre Valentino Tavolazzi, epurato della prima ora da Grillo, contesta il «Casaleggium» e prega: almeno, ci dicano in quanti hanno votato.
Alessandra Rubenni
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