REGIONALI, SI VOTA IL 13 SETTEMBRE
REGIONALI, COMUNALI E REFERENDUM NELLA STESSA DATA
Elezioni regionali, comunali e referendum in una stessa data che, con ogni probabilità , è questione di ore, sarà il 13 settembre.
Il Consiglio dei ministri a breve dovrebbe ratificare la decisione. È più di un election day. È il giorno del giudizio su questo governo che ha gestito l’emergenza Coronavirus.
È il giorno in cui si saprà chi verrà premiato tra l’esecutivo M5S-Pd, che prima ha chiuso l’Italia e ora si sta occupando della ricostruzione, e l’opposizione di centrodestra.
Ma è anche il banco di prova dei governatori uscenti, in prima linea nella gestione della crisi e spesso in rotta con l’esecutivo in una battaglia a colpi di ordinanze e contro ordinanze.
Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Veneto e Valle d’Aosta tutte alle urne con qualche mese di ritardo.
Per la maggioranza, che ha presentato gli emendamenti in commissione, non si può rimandare ancora, il rischio di una seconda ondata di contagi è troppo alto e ciò rischierebbe di far slittare il voto, così come a marzo è slittato il referendum. Ma soprattutto i giallorossi vogliono approfittare di questo momento in cui il Pd è in crescita e i 5Stelle hanno arrestato la loro caduto.
Le opposizioni insieme a Leu e Italia Viva, come ricostruito dall’agenzia Public Policy, stanno sollevando dei dubbi sulla data: “Se Conte invita gli italiani ad andare in vacanza per noi sarà difficile invitarli a partecipare alla campagna elettorale”, dicono i renziani.
Di certo, se si pensa che l’Italia non è ancora uscita del tutto dal lockdown, l’annuncio di questo appuntamento elettorale ha un effetto quasi surreale sui cittadini ancora alle prese con il dubbio se uscire o meno e se esiste ancora il contagio oppure no.
Alle prese con la cassa integrazione che non arriva si ritroveranno le città tappezzate di manifesti e oltre alle regole da rispettare in spiaggia, bisognerà capire a quali norme attenersi se si vuol partecipare a un comizio nel giorno di ferragosto.
Sulla politica invece l’impatto della convocazione delle urne è da subito fortissimo perchè per il centrodestra, ad esempio, potrà essere il primo momento di rivalsa rispetto a un esecutivo che nella fase dell’emergenza ha accaparrato consensi. Molti dipenderà dai prossimi mesi, se il premier Giuseppe Conte riuscirà a far intravedere segnali di ripresa.
È già il momento delle alleanze. Con tutte le difficoltà del caso. I giallorossi insieme nell’esecutivo sono spesso riluttanti a trasferire gli accordi sul territorio, come è successo in Emilia Romagna nel gennaio scorso.
Solo in Liguria per adesso sembra essere fatta. Venerdì dovrebbe venir fuori il nome del candidato presidente di M5s e Campo progressista, pronto a sfidare Giovanni Toti che punta alla riconferma. Chi si prenderà il merito della ricostruzione del Ponte di Genova? Sarà oggetto della campagna elettorale praticamente già iniziata.
In Campania il presidente uscente, Vincenzo De Luca, punta anche lui alla rielezione dopo gli alti consensi per la gestione dell’emergenza Coronavirus e di certo non farà una coalizione con il Movimento 5 Stelle che lo ritiene un impresentabile.
In tutte le regioni i governatori attuali puntano alla rielezione. In Veneto c’è il leghista Luca Zaia, che si gioca la leadership nel partito con Matteo Salvini. In Puglia i candidati non sono ancora stati definiti, con il centrosinistra che non ha trovato l’accordo sul presidente uscente, Michele Emiliano.
Nella Marche non si ripresenterà l’attuale presidente Luca Ceriscioli, così come in Toscana dove Enrico Rossi non si ricandiderà e il centrosinistra converge su Eugenio Giani.
La portata è enorme. Anche perchè le ultime regioni andate al voto, a parte l’Emilia Romagna, si sono già spostate a destra. Il voto di settembre sarà una prima operazione verità su come sta cambiando, se sta cambiando, l’Italia politica. Poi, appuntamento alle elezioni nazionali del 2023, ma a seconda di come vanno le regioni e anche di altre variabili, potrebbero essere anche prima.
(da agenzie)
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