RENZI AVVERTE NCD: SE CADE IL GOVERNO, SI VA AL VOTO PRIMA DEL REFERENDUM
IL PREMIER BLINDA ALFANO MA NON CEDE A NCD
“A questo punto tutti gli scenari sono aperti”, dice una fonte renziana nel Pd.
Tutto è possibile ora che il Nuovo centrodestra, partner essenziale di governo, ha iniziato il braccio di ferro con il premier Matteo Renzi e minaccia di far mancare i numeri alla maggioranza in Senato.
In Transatlantico alla Camera, il moderato Fabrizio Cicchitto la legge così: “Nel partito vogliono uno sbocco politico che con l’Italicum non c’è. Se questo sbocco politico non viene dato con una modifica dell’Italicum, allora possono anche esserci gesti di disperazione…”.
Vale a dire gesti che possono costare la vita al governo.
Ormai la casa di Angelino Alfano brucia indipendentemente dal suo leader, più che mai debole dopo l’inchiesta giudiziaria che tira in ballo il fratello Alessandro e il padre Angelo.
Renzi blinda Alfano. “Pretestuoso chiederne le dimissioni”, dice il capogruppo Dem alla Camera Ettore Rosato. Ma il premier non cede al braccio di ferro: prima del referendum non aprirà alcuna discussione sull’Italicum.
E se in aula si verificherà qualche “gesto disperato”, per il segretario del Pd si va al voto anticipato: tra fine settembre e gli inizi di ottobre.
E’ questa la temperatura al quartier generale renziano tra Nazareno e Palazzo Chigi. Mentre si blinda Alfano, si sta anche col fiato sospeso, in attesa dei giornali di domani, in attesa di capire se ci sono altri allarmanti sviluppi dell’inchiesta giudiziaria. Posto che, si ragiona nei circoli Dem, Alfano non è la Guidi: se dovesse dimettersi il ministro dell’Interno, cadrebbe il governo.
Come Clemente Mastella quando era Guardasigilli di Prodi nel 2008. Il paragone che viene usato è sempre questo: scenario da brividi. Con una luce all’orizzonte: il voto anticipato.
Addirittura, tra i renziani c’è chi si immagina già la campagna elettorale contro il candidato del M5s Luigi Di Maio: con Renzi stabilità e flessibilità dei conti pubblici, con gli altri instabilità e incertezza di formare un governo.
Perchè si andrebbe al voto con l’Italicum per la Camera e il Consultellum per il Senato che prevede uno sbarramento del 20 per cento per le coalizioni su base regionale, 3 per cento per ogni forza della coalizione, 8 per cento se si corre da soli. Se vincesse a Montecitorio, il M5s potrebbe avere difficoltà a trovare una maggioranza a Palazzo Madama.
Si creerebbe una situazione di blocco istituzionale. Alle brutte insomma Renzi scommette pure sull’immobilismo: muoia Sansone con tutti i filistei.
Ma certo il voto anticipato lo terrebbe in campo, come segretario del Pd a fare le liste e in caso di vittoria anche dopo, come premier.
In questo caso, spiegano esperti costituzionalisti, il referendum costituzionale si terrebbe a dicembre: è un referendum confermativo non può essere prorogato oltre quella data salvo altre decisioni del governo per decreto.
Certo, sarebbe paradossale: due Camere appena elette (a settembre) porterebbero il paese a votare per un referendum che prevede una Camera sola con l’altra a ranghi ridotti, come prevede il ddl Boschi. Ma ormai la situazione è già paradossale.
Nei Palazzi della politica tutti fanno i conti con uno scenario in velocissimo movimento che davvero può portare a qualsiasi sbocco.
Ma non allo sbocco politico per Ncd. Sull’Italicum il premier non cede. Non ascolta i consigli di chi tra i suoi gli suggerisce di aprire una discussione con i centristi sull’introduzione del premio di coalizione.
Anzi, è disposto a portare la crisi fino in fondo. Se i senatori legati a Renato Schifani apriranno formalmente la crisi facendo mancare i numeri in aula, per esempio sul decreto enti locali in discussione a Palazzo Madama a luglio, allora il segretario del Pd salirebbe al Colle da Sergio Mattarella a dire la sua: voto anticipato.
E non sarebbe il solo, si esercitano nel Pd i suoi. A chiedere le urne ci sarebbe anche il M5s.
“I partiti maggiori, stando alle ultime politiche, chiederebbero il voto. Come farebbe Mattarella a giustificare la nascita di un nuovo governo che andrebbe da Berlusconi a Franceschini? — azzarda a taccuini chiusi una fonte del Pd — Sarebbe un governo senza collante politico in positivo ma con un collante numerico tutto in negativo…”. Ovviamente tutti sanno che sta a Mattarella decidere.
Ma lasciando circolare queste voci, Renzi di fatto risponde alla minaccia di Ncd, partito che ormai viene considerato come una scheggia impazzita nei circoli Dem. Così impazzita da essere nelle condizioni di regalare al premier un’ottima possibilità per scartare.
Le politiche tra settembre e ottobre infatti anticiperebbero il referendum costituzionale, che ormai viene vissuto come una roulette russa sia nel Pd e che dentro Ncd.
L’assunto di base è che vincerlo è diventata una sfida da Titani: possibile ma dura. In una campagna elettorale per il voto anticipato Renzi invece potrebbe rilanciare giocando da ‘anti-casta’ contro chi in Parlamento si presti per formare un altro governo.
Farebbe da sponda a Grillo insomma, tentando il tutto per tutto. O comunque tutto ciò che gli sarebbe precluso in caso di sconfitta al referendum: a quel punto infatti sarebbe finita, al netto di tutti gli sforzi di ‘spersonalizzare’ il referendum.
E’ per questo che dentro Ncd c’è anche chi frena. “Nessun incidente prima del referendum, nessun voto anticipato: basta aspettare che Renzi perda il referendum per formare un altro governo e cambiare la legge elettorale”, dice a taccuini chiusi un notabile del partito di Alfano.
Certo, se prevalesse questa impostazione al premier non resterebbe che cercare il vincere il referendum. Senza piani B.
(da “Huffingtonpost“)
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