RENZI SALE SUL CARRO DI DE LUCA E SI SCORDA DEGLI IMPRESENTABILI E DELLA DECADENZA DEL SINDACO
SE IL SINDACO DI SALERNO VINCERA’ AVRA’ VINTO RENZI, SE SARA’ SCONFITTO AVRA’ PERSO DE LUCA
Alla fine, bon grè mal grè, l’abbraccio per i flash: “Oggi – scherza il premier – ci facciamo l’album insieme”.
Anche se si capisce che la scintilla con Vincenzo De Luca non è scattata. Anzi, più volte il premier ripete: “Si può stare in un partito, pensarla in maniera diversa ed essere comunque amici”.
Alla fine, bon grè mal grè, Matteo Renzi mette la sua faccia, e quella del Pd, sulle elezioni da cui finora si era tenuto alla larga: “I prossimi dieci giorni saranno di impegno totale da parte del Pd perchè vinca De Luca”.
Visita lampo, nella Svizzera di “Enzo”, Salerno.
Atterraggio attorno alle 13, ripartenza poco dopo le 16, tappe veloci – porto cittadella giudiziaria, incontro con i lavoratori della Whirlpool — gran finale all’Hotel Mediterranea con i candidati del Pd.
Non proprio un bagno di folla, quanto basta per incassare i titoli su Renzi che sostiene De Luca, dopo la freddezza delle scorse settimane.
Secondo la più classica operazione di storytelling renziana, il premier punta tutto sull’immagine del bravo sindaco e dell’efficiente amministratore, glissando la questione degli impresentabili: “Al di là delle valutazioni, se la Campania sarà amministrata nei prossimi anni come è stata amministrata Salerno, il Pil del paese crescerà tra lo zero e cinque e l’un per cento. Con la Campania crescerà il paese”.
È tutto qui il senso dell’operazione, che non cancella la lontananza tra il fantastico mondo renziano e il crudo mondo di De Luca: “Io facevo il sindaco e Enzo era sempre il sindaco più amato”.
Enzo, giacca e cravatta come i politici di una volta, picchia come un fabbro su Caldoro, dossier dopo dossier: sanità , trasporti, servizi, burocrazia.
Pare Crozza che lo imita quando scandisce roboante: “Gli impresentabili sono quelli che tolgono la speranza di futuro a una generazione”.
Scamiciato, sbottonatissimo, Matteo evita, come ha fatto finora, frontali col governatore uscente che nei giorni scorsi ha lodato perchè non ha aumentato le tasse, limitandosi a qualche spot su De Luca: “Quando facevo il sindaco a Firenze avevo il problema delle scritte sui muri. E guardai il video di De Luca che parlava di ‘frullino amoroso’ (il firmatario di una scritta sui muri dedicata alla fidanzata preso in giro da De Luca in tv, ndr). Chissà se la fidanzata di ‘frullino amoroso’ ha lasciato il suo fidanzato per colpa di De Luca. Se così fosse voterà per Caldoro”.
E soprattutto, il premier evita gli argomenti che hanno segnato la campagna elettorale in Campania.
Evita di parlare della decadenza del candidato governatore, per effetto della Severino: “L’attenzione sul Pd è straordinaria, forse perchè il Pd è un punto di riferimento ma io non vedo l’ora di assistere alle primarie dall’altra parte per verificare come il grado di democrazia interna diventerà maggiorenne in Italia”.
Ed evita soprattutto la questione degli impresentabili in lista: “La camorra — dice – non si combatte con un articolo di giornale ma portando lavoro e sviluppo. La camorra si compatte corpo a corpo, portando occupazione sui territori”.
Difficile non vedere un riferimento, sia pur non diretto alle critiche della stampa e di Roberto Saviano, che denunciò: “Nelle liste di De Luca c’è Gomorra”.
E difficile è non vedere un altro riferimento, sia pur indiretto, quando il premier scandisce: “Non solo falso in bilancio, ma pure pene più dure sulla corruzione. questo governo non prende lezioni da nessuno sulla legalità ”
Si capisce che, nella filosofia renziana, che l’importante è vincere, è il numero di bandierine che, a urne chiuse, saranno piantate su ogni regione.
E al sei a uno adesso il premier ci crede davvero. Non è un caso, sussurrano i colonnelli di De Luca, che Renzi “ci ha messo il cappello ora che è chiaro che Vincenzo vince”, mentre prima si era tenuto equidistante: “Il suo approccio resta che se vince De Luca ha vinto lui, se invece perde ha perso De Luca.
Infatti con Caldoro è rimasto corretto, non attaccandolo mai, perchè, nel caso, è perfetto per il partito della Nazione”.
E per il gran finale, nell’agenda del premier, non c’è ancora traccia di una sua calata su Napoli. E di un bagno vero di folla.
(da “Huffingtonpost”)
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