RESA DEI CONTI NEL PDL: BERLUSCONI PREME PER RIFARE FORZA ITALIA
IL CAVALIERE E LA NOSTALGIA DEL SIMBOLO
Pre-vertice ristretto e vertice notturno allargato ai notabili del Pdl.
Nella residenza romana di Silvio Berlusconi è un susseguirsi di incontri, dopo un’assenza prolungata e all’indomani di una sconfitta bruciante ai ballottaggi di domenica e lunedì.
Tutti pendono dalle sue labbra, attendono cioè che il Cavaliere dica qualcosa sul futuro del partito.
E lui, si sa, ha un debole, per il ritorno a Forza Italia.
Il «cerchio magico» spinge, suggerendogli di tornare a quel simbolo e altri, al contrario, lo invitano a non fare salti indietro.
Tutti comunque convengono con lui sull’esigenza di rilanciare il partito con facce nuove.
La conseguenza di una decisione di questo genere sarebbe quella di azzerare i vertici locali del partito.
Berlusconi, osserva, ascolta tutti, li lascia parlare, ma è cauto nelle decisioni ultimative.
Attento certo, ma soprattutto concentrato su altro, sulle sue vicende giudiziarie.
Il loro esito a fine mese, lo dicono in parecchi, influenzerà le decisioni sul futuro del partito.
«Se le sentenze fossero infauste lo trasformerà in una macchina da guerra», prevede un deputato.
Da tempo si è accesa una discussione su come affrontare il futuro che, dopo il voto locale, si è trasformato in una emergenza.
Un’emergenza che Mariastella Gelmini così descrive: «Gli elettori ci hanno inviato un messaggio molto chiaro: senza Berlusconi, il Pdl, da solo, non vince. Indubbiamente è suonato un campanello d’allarme che non possiamo sottovalutare».
Ma come? Il dibattito è diventato molto aspro, al limite dello scontro.
Da un lato c’è chi propone un salto in avanti. «Io non riesco a parlare di un futuro nel Pdl», avverte Daniela Santanchè.
Lei, Denis Verdini e Daniele Capezzone sono i fautori di un nuovo modello organizzativo, un partito leggero, legato indissolubilmente alla figura carismatica del Cavaliere.
Un partito che, dopo l’abolizione del finanziamento pubblico, dovrà cercarsi i sostenitori perchè, aggiunge la Santanchè, «nessuno può più pensare a un Berlusconi bancomat, ognuno di noi deve essere un piccolo bancomattino».
E nel quadro dei risparmi si sarebbe deciso di cambiare sede e, al posto dei dirigenti che hanno dato una pessima prova di sè potrebbero andare imprenditori in grado di trovare fondi.
Ma sarà questo il destino?
Sarebbe sbagliato, ammonisce Maurizio Gasparri, «che le decisioni venissero calate dall’alto. A mio giudizio, sarebbe un errore un ritorno al passato, all’ipotesi di fare rivivere Forza Italia o Alleanza nazionale. Occorre un progetto innovativo in grado di allargare e includere».
Santanchè e Gasparri rappresentano due visioni che si confrontano.
Al momento, sembra accantonata l’idea di un vice segretario che affianchi (o sostituisca) Angelino Alfano impegnato nel governo.
Era circolato per questo incarico il nome di Raffaele Fitto, benchè lui abbia sempre negato preferendo continuare a «fare il semplice deputato».
È probabile, invece, un ritorno di Sandro Bondi nel ruolo di coordinatore.
La tensione, tuttavia, non riguarda soltanto il futuro.
Si strologa anche sul perchè non ci siano luoghi e momenti di riflessione, tali da allargare la discussione, coinvolgendo tutti i livelli.
E ci si interroga poi sulla capacità di condizionare le scelte del governo in materia economica: Iva, Imu, sburocratizzazione.
Ci si chiede, insomma, se il sostegno al governo delle larghe intese, ufficialmente sbandierato, paghi davvero in termini di consenso rispetto al proprio mondo di riferimento.
Lorenzo Fuccaro
(da “il Corriere della Sera“)
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