SALE IL CANONE RAI, MA NON LE TARIFFE PER FREQUENZE
DUE PESI E DUE MISURE: IL CANONE SALE DA 106 A 107,50 EURO… MA RAI, MEDIASET, LA 7 PAGHERANNO LE FREQUENZE ALLO STESSO PREZZO DEL 2006… SOLO LA RAI, CON IL CANONE, GUADAGNERA’ 24 MILIONI IN PIU’
Il canone Rai aumenta da 106 a 107,50 euro, mentre la concessione governativa per l’utilizzo delle frequenze radiotelevisive resterà congelata, così come prevede il decreto anti-crisi del Governo.
In effetti, l’aumento del canone Rai per quest’anno è solo un adeguamento all’inflazione programmata ma appare comunque bizzarro il comportamento a doppio binario.
Da un lato il governo riconosce che in un periodo di stagnazione economica è meglio non ritoccare le tariffe ( come quelle autostradali bloccate per 6 mesi), dall’altro ritocca per automatismo il canone che milioni di cittadini pagano.
Il che si trasformerà automaticamente in un incasso maggiore per la Tv di Stato di ben 24 milioni di euro.
Ma vediamo nel dettaglio questo regalo di cui godranno tutte le società .
Il decreto legge n° 185 del 29 novembre 2008 stabilisce il congelamento per il 2009 dei criteri di rideterminazione dei canoni di concessione radiotelevisivi.
In sostanza Rai, Mediaset, La 7 e tutti gli altri operatori pagheranno le frequenze allo stesso costo del 2006.
Il meccanismo bloccato da Palazzo Chigi è questo: ogni anno i grandi network radiotelevisivi pagano allo Stato, sotto forma di concessione, una quota variabile per il diritto a trasmettere nell’etere programmi e servizi.
Ma spulciando tra le “Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anticrisi il quadro strategico nazionale”, nella Gazzetta Ufficiale n. 280 salta fuori che quest’anno l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni non potrà rivedere al rialzo il canone annuo di concessione.
Questo perchè l’art. 3, paragrafo 1 ( sostegno alle famiglie) prevede esplicitamente il “Blocco o riduzione delle tariffe”.
L’attuale delibera dell’Authority per le comunicazioni (n. 613/06/Cons. del 7/11/2006), che definisce l’importo da pagare in base al fatturato, scade proprio a gennaio, quando il presidente Corrado Calabrò avrebbe dovuto rivedere i parametri di pagamento per la concessione delle frequenze.
Così non sarà perchè il recente decreto del governo di fatto congela a tutto il 2009 qualsiasi adeguamento.
Secondo questa delibera “i titolari di concessioni radiotelevisive, pubbliche e private e, comunque, i soggetti che esercitano legittimamente l’attività di radiodiffusione, pubblica e privata, sonora e televisiva, in ambito nazionale e locale, sono tenuti per il triennio 2006-2008 al pagamento di un canone annuo di concessione pari all’1% del fatturato, se emittente televisiva in ambito nazionale, sia pubblica che privata”.
Per la cronaca nel 2007 la Rai ha pagato 28,3 milioni di euro la concessione delle frequenze, mentre Mediaset ha tirato fuori 21 milioni di euro.
Ora la domanda sorge spontanea: perchè il cittadino deve pagare 1,5 euro a testa di aumento per l’inflazione e le grandi potenze mediatiche no?
E il massimo poi è definire l’abbuono dell’aumento a Rai e Mediaset “misure a sostegno delle famiglie”.
Mah…
Leave a Reply