SALVATE LE DOPPIE POLTRONE PER 12 DEPUTATI CHE SONO ANCHE SINDACI O PRESIDENTI DI PROVINCIA
IL LEGHISTA MOLGORA DIMENTICA LA “ROMA LADRONA” E SI TIENE STRETTE TRE POLTRONE (DEPUTATO, SOTTOSEGRETARIO E PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI BRESCIA)… GLI ALTRI SONO 9 DEL PDL E 2 DELLA LEGA: NELLA PRIMA REPUBBLICA I DOPPI INCARICHI ERANO VIETATI, NELLA SECONDA NON PIU’
Sotto la Prima, tanto vituperata, Repubblica, i doppi incarichi non esistevano: o uno faceva il deputato o il sindaco della sua città , o il sottosegretario o il presidente della sua Provincia.
Il primo “strappo” fu concesso dalla Giunta per le elezioni della Camera, nel 2004, al sindaco di Palermo Cammarata e da lì è iniziato il doppiopoltronismo legalizzato.
Il buon senso e l’etica sono stati messi in soffitta ed è così che ieri è stato assicurato a 12 deputati, che sono anche sindaci o presidenti di Provincia, la possibilità di svolgere entrambi i ruoli per tutta la legislatura in corso, con relativo doppio stipendio (particolare non trascurabile).
La Giunta per le elezioni della Camera ha dichiarato a maggioranza (8 voti contro 3) compatibili 9 onorevoli-amministratori del Pdl e 3 della Lega (quella contro Roma ladrona e gli sperperi altrui).
Campione assoluto è stato nominato un leghista che in realtà è addirittura triplopoltronista: si tratta di Daniele Molgora che nel giro di 18 mesi è riuscito a dividersi tra l’incarico di deputato della Lega, i compiti di sottosegretario all’Economia e pure quelli di presidente della provincia di Brescia.
Ai componenti della Giunta che gli chiedeva spiegazioni, il Molgora ha spiegato che non c’è nessun problema, lui vola da Brescia a Roma come un albatros, è uno e trino, e poi basta convocare la giunta a Brescia quando non ha impegni a Roma.
Ovviamente nessun accenno alla questione morale dei tre stipendi percepiti. Sempre a Brescia, doppio incarico anche per il sindaco Adriano Paroli che è anche deputato del Pdl.
Poi a seguire abbiamo Maria Teresa Armosino, deputato Pdl e presidente della provicia di Asti, Luigi Cesaro, presidente Pdl di quella di Napoli, Edmondo Cirielli, presidente Pdl della provincia di Salerno, Nicolò Cristaldi, sindaco Pdl di Mazara del Vallo, Giulio Marini, sindaco Pdl di Viterbo, Antonello Iannarilli, presidente Pdl della provincia di Pordenone, Antonio Pepe, presidente Pdl della provincia di Foggia, Ettore Pirovano, presidente leghista della provincia di Bergamo, Roberto Simonetti, presidente leghista della provincia di Biella, Marco Zacchera, sindaco Pdl di Verbania.
Tutti deputati quindi con doppi incarichi, anche in città impegnative.
La loro scelta doppia o triplice è stata consentita da un vuoto normativo.
La legge dice che un sindaco o un presidente di provincia di città con più di 20.000 abitanti sono ineleggibili se non si dimettono 180 giorni prima del voto, ma nulla dice nel caso che un deputato diventi successivamente sindaco o presidente di una Provincia.
E questi dodici sono stati eletti negli enti locali successivamente al 2006.
Tutti sono d’accordo che ragioni di opportunità consiglierebbero di mollare i doppi stipendi, ma, quando si tratta di decidere, tutti si sono tenuti ben stretti la doppia e tripla poltrona.
La soluzione sarebbe quella di affidare alla Corte Costitruzionale il compito di giudicare le incompatibilità , sottraendolo alla giunta che non è certo organo terzo, essendo composto dai partiti.
Non a caso un mese fa erano stati graziati ben 18 deputati con incarico anche in società pubbliche ( Luigi Stanca Pdl e Matteo Colaninno Pd, tra gli altri).
Insomma la mangiatoia continua anche sopra il confine del Po.
C’è chi non ha più un salario in Italia, e chi ha tre stipendi.
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