SALVINI E I FAVORI ALL’OLIGARCA RUSSO ALEKPEROV
QUANDO DA MINISTRO FECE VIETARE I PRESIDI DEGLI OPERAI DAVANTI ALLA LUKOIL DI PRIOLO
Invasione russa dell’Ucraina, ora Salvini cerca di nascondere il suo imbarazzante passato di uomo sandwich di Putin.
Non attacca direttamente il presidente russo, si nasconde dietro papa Francesco. E altro. E adesso mentre l’oligarca russo Vagit Alekperov rischia sanzioni torna in mente la storia della lettera che l’ambasciatore russo in Italia (lo stesso che in questi giorni ci sta minacciando Sergey Razov) scrisse al ‘caro Matteo’ per chiederli un intervento per vietare le manifestazioni che disturbavano i business dell’oligarca alla Lukoil di Priolo. Ecco come all’epoca raccontammo quella storia.
L’articolo del 24 luglio 2019
I sovranisti che alla fin fine si dimostrano vassalli dei veri potenti. E così oggi sappiamo che il dura e pure ministro dell’Interno Salvini, tra un Savoini, un viaggio a Mosca e un osanna a Putin, accettava di buon grado le richieste dell’ambasciatore russo in tema di ordine pubblico. Che poi, detta in soldoni, voleva dire che la Russia non voleva proteste e manifestazioni davanti ai suoi stabilimenti.
La Russia chiede, Salvini esegue e il prefetto di Siracusa ci mette faccia e firma: così Luigi Pizzi ha subito dopo vietato manifestazioni di protesta nei varchi di ingresso degli stabilimenti del polo industriale di Priolo (Isab/Lukoil, Sasol, Sonatrach, Versalis e Sasol) che – diceva dopo aver ricevuto l’indicazione di Salvini – hanno determinato difficoltà e rallentamenti sia per i dipendenti sia per i mezzi pesanti sia al traffico veicolare così come anche per i rifornimenti di carburante a porti e aeroporti della Sicilia orientale.
Il prefetto ha disposto quindi il divieto di “assembramenti di persone e/o di automezzi” davanti alle portinerie degli stabilimenti industriali Isab/Lukoil, Syndial, Versalis, Sonatrach e Sasol, nel rettilineo della Ss114 e nei punti nevralgici della rete stradale urbana ed extraurbana da adesso e fino a settembre 2019.
“Questi comportamenti – si legge nel provvedimento – contrastano la libertà di svolgimento dell’attività lavorativa da parte dei dipendenti degli stabilimenti del polo petrolchimico nonché il diritto alla libertà d’impresa”.
Peccato che ora spunti il retroscena: una lettera dell’ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov a Salvini che con toni molto affabili e amichevoli chiedeva che i lavoratori non rompessero le scatole agli interessi russi. E così Mosca chiede, Salvini esegue. Pugno duro contro cortei e manifestazioni che sono poco gradite alla Russia. Intanto le scuse non mancano, perché ogni protesta o blocco tecnicamente può essere vietata per motivi di ordine pubblico. Poi se lo chiede l’uomo di Mosca, allora si fa di corsa.
(da Globalist)
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