SALVINI HA LA MEMORIA CORTA, TI SPIEGHIAMO I MOTIVI PER CUI LA BOLDRINI TI HA GIUSTAMENTE CHIESTO I DANNI
FAKE NEWS MESSE IN CIRCOLAZIONE, GOGNA MEDIATICA, OFFESE ALLE ISTITUZIONI, SESSISMO DA OSTERIA… HA SBAGLIATO A CHIEDERTI SOLO 150.000 EURO (SE FOSSE VERO) DOVEVA CHIEDERTENE 49 MILIONI
Quello che sugli account social della Lega viene definito il “risarcimento Boldrini” viene caratterizzato, tanto per non perdere l’abitudine, anche da una notizia inesatta.
Matteo Salvini, durante il caffè pomeridiano, ha voluto rendere nota persino la cifra richiesta dall’ex presidente della Camera come risarcimento danni per la campagna di diffamazione che è stata condotta — sui social network e non solo — dal numero uno del Carroccio.
Salvini ha parlato di 150mila euro “non si sa bene per cosa”. Cifra immediatamente smentita dalla deputata del Partito Democratico, che ha sottolineato come — nella richiesta — il suo avvocato non abbia fatto menzione alcuna di somme di denaro.
Le fake news messe in circolazione, appunto, gli episodi controversi che — sin dai tempi della presidenza della Camera — hanno caratterizzato la narrazione salviniana su Laura Boldrini, aver provocato sui social network i propri followers scatenando vere e proprie gogne mediatiche: sono queste le ragioni che stanno alla base della richiesta di risarcimento danni che la deputata del Partito Democratico ha avanzato nei confronti di Matteo Salvini.
Ricordate la bambola gonfiabile del 2016 a Soncino (in provincia di Cremona), durante un comizio? In quella circostanza, il leader della Lega — affiancato dal pupazzo in lattice — aveva scatenato le risate dei presenti dicendo: “C’è anche la sosia della Boldrini qui”. Mercificazione del corpo della donna, offesa diretta a una istituzione (all’epoca, la deputata eletta con SEL era la terza carica dello Stato), pubblico dileggio.
Ma è stato soltanto uno dei tanti elementi che hanno spinto Laura Boldrini ad avanzare la richiesta danni. Come non citare l’hashtag #risorseboldriniane diventato un vero e proprio tormentone — e utilizzato con frequenza sui social network — e impiegato ogni volta che si verificava un fatto di cronaca che coinvolgeva un migrante? Secondo l’ex presidente della Camera, l’utilizzo di questo modo di dire la presentava, in maniera assolutamente ingiustificata, responsabile morale di quello stesso fatto di cronaca.
Una sintesi per tutto quello che la Lega — quando ancora era un partito da 4% — sosteneva della Boldrini: la strampalata tesi della sostituzione etnica e dell’immigrazione indiscriminata.
Nel 2017, in piena corsa elettorale per le politiche dell’anno successivo, Matteo Salvini parlò di Laura Boldrini come di una “bufala e una fake news vivente”, anzi come la “peggiore di tutte”. Il motivo? L’ex presidente della Camera aveva scritto una lettera aperta a Mark Zuckerberg per chiedergli di approfondire in maniera più mirata il fenomeno dell’odio e delle false informazioni diffuse a mezzo social.
Una campagna mirata, quella di Salvini, che ha raggiunto il suo atto finale nel 2018 quando — dopo aver ottenuto un risultato importante alle elezioni politiche — Salvini non perse tempo e, una decina di giorni dopo le elezioni, dedicò un tweet alla Boldrini, utilizzando una sua immagine e scrivendo a caratteri cubitali Bye Bye presidente. Il segnale, dato ai suoi followers, per attaccare.
(da NextQuotidiano)
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