SALVINI VUOLE COMMISSARIARE TOSI E BERLUSCONI NON MOLLA ALFANO
OGGI RESA DEI CONTI IN SALSA PADAGNA, MA SALVINI RISCHIA UNA CAPORETTO IN VENETO SE TOSI SI PRESENTASSE IN ALTERNATIVA A ZAIA
È il giorno della resa dei conti in salsa padana. Nel consiglio federale del Carroccio, convocato per le 13, Matteo Salvini è pronto a brandire l’arma finale contro Flavio Tosi: il commissariamento della Liga veneta.
Di fatto, un’espulsione con conseguente esplosione del partito nella regione a più alto tasso di leghismo.
Una mossa azzardata, un rischio che il leader sembra però disposto a correre: «Dopo aver visto come la piazza di Roma ha accolto Zaia non ho più dubbi. Non si torna indietro — ha confidato ai suoi alla vigilia del summit in via Bellerio — Tosi faccia mea culpa, oppure è finita ».
L’ultima mediazione tra i due sarà tentata stamane, ma scongiurare la frantumazione sembra un’impresa.
E gli effetti del duello sembrano estendersi anche al resto del centrodestra. Silvio Berlusconi, infatti, non esclude di incontrare Salvini in settimana, ma sfidando il veto leghista tiene il punto sull’alleanza con il Nuovo centrodestra: «Non posso rompere con Alfano, mi serve il suo aiuto per vincere in Campania».
La guerra dei padani ruota attorno all’autonomia della Liga veneta, guidata da Tosi.
Il sindaco di Verona rivendica il diritto di presentare liste civiche da affiancare a quelle del Carroccio, ma Salvini si oppone.
E rilancia: «Non faccio la guerra con nessuno, ma l’ultima parola sul Veneto spetta a Zaia». Il clima è incandescente.
Neanche l’ultima mediazione di Roberto Maroni sembra aver sortito effetti: domenica pomeriggio, al termine del comizio in piazza del Popolo, il governatore lombardo ha incontrato Tosi assieme ad alcuni parlamentari per favorire una tregua.
Risultato? Uno sconfortante nulla di fatto
Forza Italia osserva interessata il braccio di ferro. Il cerchio magico che circonda l’ex Cavaliere, guidato da Giovanni Toti, spinge per rompere l’alleanza con Salvini e rilanciare l’asse con i centristi.
L’idea è quella di schierare come candidato governatore Elisabetta Gardini o il coordinatore regionale Marco Marin.
«Abbiamo poco in comune con CasaPound», picchia duro sui leghisti Paolo Romani. E Angelino Alfano gioca di sponda: «Non credo che FI segua la Lega, significherebbe sottomettersi alla leadership estremista di Salvini».
Non tutti, però, sono d’accordo.
Non Raffaele Fitto, che critica la Lega ma anche il cerchio magico. Nè Daniela Santanchè, che va controcorrente: «Non possiamo lasciarci sfuggire l’energia del leader leghista in sinergia col carisma di Berlusconi».
E una fedelissima berlusconiana come Licia Ronzulli aggiunge: «L’elettorato leghista non è concorrenziale ma complementare al nostro. Allora non si capisce come mai qualcuno perda tempo al gioco del braccio di ferro con il nostro alleato».
Di certo c’è che Salvini non contribuisce a distendere gli animi. «Vorrei sapere se Forza Italia condivide o meno le nostre proposte: se non le condividono, peggio per loro, perchè i loro elettori sì».
Il segretario, in realtà , è di fronte a un bivio decisivo. Non può accettare il logo di Ncd in coalizione (diverso sarebbe liste civiche con dentro i centristi), ma sa che Zaia rischia il tonfo senza un’intesa con Berlusconi.
Per questo, in caso di corsa solitaria il board leghista non esclude di presentare il brand “Noi con Salvini” anche in Veneto, assieme alle liste della Lega e di Zaia, in modo da raccogliere il massimo del consenso possibile.
E Tosi? In caso di strappo, il primo cittadino scaligero è disponibile a correre da solo sfidando proprio il governatore uscente.
Di questo scenario ha discusso anche ieri con gli “ambasciatori” del Nuovo centrodestra, pronti ad appoggiarlo.
Il sogno è coinvolgere nella brigata anche Forza Italia, in modo da azzoppare definitivamente Zaia.
(da “La Repubblica”)
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