“SE CADE IL GOVERNO, LE TASSE AUMENTERANNO DI 9,4 MILIARDI”
L’ALLARME DELLA CGIA DI MESTRE: “SUGLI ITALIANI UNA VERA E PROPRIA STANGATA”… INTANTO LO SPREAD SALE
Se la settimana prossima il premier Letta dovesse essere costretto a rassegnare le dimissioni nel 2014 gli italiani potrebbero subire una vera e propria stangata.
Lo afferma in una nota il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, che sottolinea che tra il ritorno dell’Imu sulla prima casa e l’aumento dell’Iva che scatterebbe dal primo gennaio, si troverebbero a pagare 9,4 miliardi di euro in più.
Di questi, 7,2 miliardi sarebbero in capo alle famiglie e l’aggravio medio annuo per ciascun nucleo si aggirerebbe attorno ai 280 euro.
Secondo la Cgia potrebbero essere questi gli effetti fiscali sulle tasche degli italiani a seguito dell’eventuale caduta del Governo Letta.
“Dando per scontato che domani la presidenza del Cdm approverà una misura che sposterà l’aumento dell’Iva a partire dal primo gennaio – sottolinea Bortolussi – nel 2014 potremmo ritrovarci a pagare l’Imu sulla prima casa e a subire l’aumento dell’Iva dal 21% al 22%”.
Ipotizzando la caduta del Governo nelle prossime settimane, ecco cosa potrebbe succedere nel 2014 per gli artigiani mestrini.
L’onere in capo alle famiglie per l’Imu sulla prima casa sarebbe pari a 4,42 miliardi di euro.
Gli altri 767 milioni, che porterebbero le entrate totali a 5,18 miliardi di euro, arriverebbero dalla reintroduzione dell’imposta sulle abitazioni principali assegnate dagli Iacp, sui terreni agricoli e sui fabbricati rurali strumentali e sulle abitazioni delle cooperative a proprietà indivisa. Inoltre, rispetto al 2012, i proprietari di prima casa subirebbero un ulteriore aggravio, pari a 400 milioni, a seguito dell’eliminazione della possibilità di detrarre 50 euro per ogni figlio residente.
L’aumento di un punto percentuale dell’aliquota ordinaria costerebbe 4,2 miliardi di euro all’anno.
Secondo le stime della Cgia, il gettito a carico delle famiglie dovrebbe attestarsi attorno ai 2,8 miliardi di euro.
L’altro 1,4 miliardi di euro verrebbe attribuito agli Enti non commerciali, alla Pubblica Amministrazione e alle imprese (nei casi dove non sussiste la deducibilità dell’imposta).
Intanto l’instabilità politica del Paese fa volare lo spread. Sale sopra quello spagnolo il differenziale di rendimento tra i titoli di stato decennali italiani e quelli tedeschi.
Lo spread Btp-Bund è salito a 253 punti, 3 in più rispetto alla chiusura di ieri, mentre quello Bonos-Bund si attesta a 252 punti (+2 punti).
Raffaello Masci
(da “La Stampa”)
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