DE GREGORIO, L’INCUBO NOTTURNO DI BERLUSCONI
L’EX SENATORE HA GIà€ AMMESSO DI AVER GESTITO LA COMPRAVENDITA DI PARLAMENTARI PER FAR CADERE PRODI
È da settimane che Silvio Berlusconi agita il fantasma del suo arresto.
Un fantasma che viaggia in coppia con un altro spettro: la decadenza dal ruolo parlamentare che ricopre.
Senza immunità , infatti, queste fantomatiche manette potrebbero scattare più facilmente.
Alle voci ha già risposto esattamente un mese fa, il procuratore capo di Napoli Giovanni Colangelo parlando di “notizie prive di qualsiasi fondamento”: “Non c’è alcuna misura di custodia cautelare nei cassetti e — per rispetto della legge — non potrebbe esserci”.
Lasciando le voci di arresto al loro rango, quello delle ipotesi, restano i fatti della cronaca giudiziaria che, da soli, giustificano l’idea di un autunno caldo per il Cavaliere, nelle aule giudiziarie napoletane.
La prima data da tenere a memoria è quella del 23 ottobre, giorno d’udienza per il procedimento sulla compravendita dei senatori che, nel 2007, portarono alla caduta del governo Prodi.
Berlusconi è accusato — i pm sono Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock, Alessandro Milita e Fabrizio Vanorio — di corruzione, in concorso con Valter Lavitola, per aver pagato 3 milioni di euro a Sergio De Gregorio, leader di “Italiani nel mondo”, che aveva il compito di traghettare i transfughi del centrosinistra nelle file del-l’opposizione per far cadere il governo Prodi.
E De Gregorio — da quando ha ammesso le sue responsabilità , chiedendo il patteggiamento — è diventato il principale accusatore di Berlusconi anche per altre vicende giudiziarie, a partire dalla questione rogatorie con Hong Kong nel procedimento Mediaset.
Pochi giorni fa è stato lo stesso Valter Lavitola a insinuare nuovi dubbi, dichiarando che Berlusconi rischia — a suo dire — un’incriminazione per corruzione internazionale, per le vicende panamensi legate a Finmeccanica, nelle quali il Cavaliere potrebbe essere indagato addirittura per associazione per delinquere, proprio con Lavitola.
Lavitola mette al centro della sua ipotesi la costruzione di un ospedale per bambini, a Panama, legato alla chiusura di un appalto per la costruzione di una metropolitana. L’unico fatto certo è che negli atti d’indagine, il nome di Berlusconi, viene fuori più volte, ma anche in questo caso non v’è traccia di iscrizioni nel registro degli indagati. C’è poi un terzo filone d’inchiesta che lambisce il Cavaliere e, anche in questo caso, il suo vecchio amico Valter Lavitola.
E anche questa preoccupa il fondatore di Forza Italia che però non risulta indagato, esattamente come Lavitola, ma vede accusato il direttore del settimanale di famiglia, Panorama, per rivelazione del segreto d’ufficio è corruzione.
Un’inchiesta che, come le altre due, è condotta dai Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock.
La storia risale all’estate di due anni fa, quando Panorama, diretto da Giorgio Mulè, pubblicò uno scoop sensazionale: la Procura di Napoli intendeva arrestare Valter Lavitola e Gianpi Tarantini.
Ma secondo l’accusa non si trattò di una normale fuga di notizie, perchè l’atto non era stato ancora firmato dalla gip, Amalia Primavera e, dalla ricostruzione degli investigatori, si scopre che fu un cancelliere, compiendo un reato, a estrarre il documento dal computer dell’ufficio.
Fin qui, la cronaca giudiziaria, ma ad agitare gli incubi del Cavaliere c’è una serie di quesiti dettati dal buon senso: quella pubblicazione, al di là del suo aspetto giornalistico, può aver agevolato la fuga e la conseguente latitanza di Lavitola?
Il faccendiere era infatti già all’estero quando lo scoop fu pubblicato, e all’estero rimase per parecchi mesi successivi.
E ancora: il direttore e il giornalista, prima di pubblicare lo scoop, avvisarono il loro editore oppure no?
In altre parole, Berlusconi sapeva, prima della pubblicazione, della richiesta di arresto per il suo vecchio amico Lavitola?
Sono domande dettate dalla logica, delle quali Berlusconi conosce la risposta, così come conosce la verità sui suoi rapporti con Valter Lavitola, Sergio De Gregorio e Gianpi Tarantini.
Dei tre, l’unico ad avergli voltato le spalle è De Gregorio.
E il caldo autunno napoletano s’inaugura il 23 ottobre, con l’udienza sulla compravendita dei senatori, che potrebbe aprire un nuovo processo per Berlusconi.
Il patteggiamento richiesto da De Gregorio è un primo, importante risultato ottenuto dall’accusa.
Ma nell’attesa, Berlusconi già agita lo spettro dell’arresto.
Antonio Massari
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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