SECOLO XIX: “ATTACCO DI “LIGURIA FUTURISTA”: “RIXI A MILANO? ERA IL PORTABORSE DI BONI”. LA REPLICA: “BUGIE, AVEVO DUE SOCIETA'”
IL MAGGIORE QUOTIDIANO LIGURE RIPRENDE LA NOSTRA INCHIESTA SUL “PENDOLARE-PORTABORSE” LEGHISTA CHE SI SMENTISCE DA SOLO: SE STAVA ZITTO FACEVA PIU BELLA FIGURA
Pubblichiamo qui di seguito l’articolo del “Secolo XIX” uscito questa mattina sul caso Rixi e, a seguire, un commento del ns. direttore.
Secondo attacco in dieci giorni di “Liguria Futurista” al candidato sindaco della Lega nord, Edoardo Rixi.
Il movimento ha preso spunto da una frase di Bossi (“Rixi ha lavorato a Milano e a Milano lavorano solo quelli bravi”) per confezionare una velenosa inchiesta su internet che è andata a spulciare tra i mestieri e i redditi dell’attuale consigliere regionale.
Il passaggio più sottolineato: l’esperienza come portaborse al consiglio regionale lombardo, con la strisciante accusa di essere stato agli ordini dell’allora assessore Davide Boni, oggi finito nella bufera perchè indagato di finanziamento illecito ai partiti.
La tesi di Liguria Futurista di fatto è che “Rixi non avrebbe mai lavorato a Milano se la Lega non lo avesso piazzato al Pirellone”.
Rixi non ci sta: “Solo bugie, in cinque anni Boni l’avrò visto una volta. Lui era in giunta, io ero al gruppo con Cicchetti e Rosi Mauro. Piuttosto rivendico le mie esperienze professionali in due aziende private”.
Il commento del ns. direttore
Prendiamo atto che, con la sua replica, il candidato sindaco leghista, invece che smentire i fatti da noi denunciati, finisce per avallarli e smentire solo se stesso.
Dopo aver sostenuto infatti di aver lavorato come funzionario in Regione Lombardia, ora concorda con la nostra tesi: “ero al gruppo della Lega con i consiglieri Cicchetti e Rosi Mauro”.
Bene, quindi è stato assunto in quota Lega con contratto a termine e a chiamata diretta, un inquadramento che la vulgata chiama contratto da portaborse.
Ai lettori stabilire chi ha raccontato bugie.
Secondo punto: non abbiamo mai scritto che Rixi fosse il diretto portaborse di Boni, ma che lavorava negli uffici della Lega coordinati da Boni.
Rixi poteva leggere meglio, ma ha voluto strafare, arrivando a dire che “in 5 anni Boni l’avrò visto una volta”.
Peccato vi siano diverse persone che negli uffici della Regione Lombardia li hanno visti insieme ben più di una volta.
E se così fosse che male ci sarebbe?
Perchè Rixi ci tiene così tanto a precisare di non conoscere quasi Boni?
Non è forse stata l’intera classe dirigente del Carroccio, da Bossi a Maroni, a garantire che Boni è innocente ed estraneo a qualsiasi fatto di tangenti?
Perchè prenderne le distanze, invece che onorarsi della sua conoscenza?
Ricordiamo la dichiarazione dello stato maggiore leghista: “Abbiamo spulciato tutti i conti della Lega e non risulta alcuna entrata sospetta riconducibile a Boni”.
Lo ha certificato anche il tesoriere Belsito, il massimo esperto contabile, una garanzia in materia: che problema c’è?
D’altronde è notorio che Rixi godesse di amicizie importanti nella Lega, visto che era uno dei pochi ad avere accesso al riservato “terzo piano” di via Bellerio dove, accanto alla macchinetta del caffè, la ristretta cerchia dei “magici” poteva avere la fortuna di intercettare e fare due chiacchiere con il senatur.
Infine la precisazione “rivendico esperienze professionali con due ditte private” sa più di una risposta non richiesta a una domanda mai formulata.
Come se Rixi si fosse posto da solo una domanda: “Ha mai lavorato senza aiuto della casta politica?”.
Una cosa è certa: da circa dieci anni, tra cariche politiche pubbliche e contratti da “portaborse”, Rixi (che ha 37 anni) non si è occupato di altro.
Risulta dal suo curriculum, non lo diciamo noi.
Con buona pace di chi si traveste da Pinocchietto anticasta.
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