SECONDO ROUND, MARONI VUOLE TAGLIARE I VIVERI A BOSSI: LA MINACCIA DI RIDURGLI DI UN TERZO L’APPANNAGGIO DI 850.000 EURO
DOPO L’ATTACCO DEL SENATUR CHE VUOLE UN CONGRESSO PER “RIPRENDERSI” IL CAROCCIO, IL “CERCHIO MAGICO” DI MARONI PASSA ALLE RITORSIONI
Bossi rilascia un’intervista di fuoco al Fatto quotidiano .
Giusto per capire, basta il titolo: «Maroni l’ha distrutta. Ora mi riprendo la Lega». L’interessato non ci pensa due volte. E taglia i viveri al «fondatore».
Di quanto, ancora, non è dato sapere: in realtà , non è stato deciso. Certo è che l’appannaggio bossiano non è una mancetta: lira più lira meno, qualcosa come 850 mila euro all’anno.
Ieri mattina, sul giornale diretto da Antonio Padellaro, è stata pubblicata un’intervista che ha rovinato la giornata a buona parte dei nordisti.
Il fondatore parte lamentandosi del trattamento riservato ai figli, poi attacca duro: ora devo pensare alla Lega, me lo chiedono tutti. Aspetto il congresso, mi candiderò prima che non ne rimanga nulla».
Nessun nuovo partito, racconta Bossi al giornalista Davide Vecchi: «Volevamo e potevamo farlo. Per recuperare i tanti che sono stati cacciati, allontanati, emarginati ingiustamente dopo aver dato la loro vita per la Lega».
Un rapido passaggio sull’ex tesoriere Francesco Belsito («Uno str… »), per passare a parlare di «tutti gli ingrati che ho cresciuto». Bossi, è vero, non include Maroni nel novero. Fa di peggio.
Ne demolisce la proposta dalle fondamenta: «Ha trasformato i nostri ideali in burocrazia, non puoi collegare un progetto politico solo alle poltrone».
E soprattutto: «La Macroregione è un progetto irrealizzabile». Che è un po’ l’architrave del progetto della Lega 2.0.
Quanto alla figura di Maroni come leader, Bossi la liquida in tre parole. Micidiali: «Non è riconosciuto».
Maroni non ha gradito. «Ma come? – avrebbe detto agli amici -. Lunedì l’ho visto, abbiamo riso e scherzato. E il giovedì se ne esce con robe del genere?».
Per il pomeriggio era fissato il consiglio federale a cui avrebbero dovuto partecipare i due contendenti.
Come in una commedia di Goldoni, nella Lega in mattinata era tutto un trepidare: «Chissà cosa mai si diranno». In realtà , poco. Pochissimo.
Una volta in via Bellerio, Maroni si è limitato a chiedere pubblicamente a Bossi «cosa cavolo sei andato a dire sui giornali?».
Il fondatore non ha risposto. E dopo alcuni istanti ha abbandonato il federale.
A quel punto, il segretario dagli occhiali rossoneri si è messo a presentare il bilancio consuntivo 2012 che sarebbe stato approvato di lì a poco: entrate da finanziamento pubblico, entrate da tesseramento, spese di gestione, conto economico…
Poi, la frase che conta: «Come sapete, oggi il governo ha approvato il ddl per il superamento in tre anni del finanziamento ai partiti. Oggi noi abbiamo un attivo patrimoniale di quaranta milioni. Ma il conto economico è in passivo di quasi undici. In pochi anni, potremmo trovarci in gravi difficoltà . E dunque, la proposta è quella di tagliare qualsiasi spesa che non abbia a che fare con il nostro core business, che è soltanto l’attività politica». Tutti d’accordo, e si prosegue senza che si parli di vile moneta.
A consiglio finito, però, si apprende in che cosa consista il taglio: in soldoni, circa sei milioni in totale «per contributi decisamente troppo generosi alle associazioni del partito».
Ma nella cifra è incluso anche l’appannaggio di Bossi.
Che viene così riassunto: «Circa 500 mila euro per le spese di segreteria e di cura di Bossi: assistenti per la malattia, autisti, aiutanti».
Poi, «150 mila euro senza causali particolari. Una sorta di stipendio per Bossi».
Infine, «circa 200 mila euro per la scuola Bosina», l’istituto fondato a Varese dalla moglie di Bossi, Manuela Marrone. Che peraltro nell’ultimo anno del governo Berlusconi aveva ricevuto con la «legge mancia» la bellezza di 800 mila euro.
Tutto tagliato? Ancora non si sa.
A sentire coloro che godono della fiducia di Maroni, l’idea sarebbe quella di ridurre la cifra complessiva a circa un terzo di quella attuale.
Ma, appunto, ci sono parecchi conti da fare.
Marco Cremonesi
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