SENZA PIU’ UMANITA’, L’ITALIA E’ MARCIA
LA VICENDA DI MANDURIA E LE VIOLENZE PER SETTE ANNI A DANNO DI UN ANZIANO DA PARTE DI 14 MINORENNI, TUTTI LICEALI E FIGLI DI FAMIGLIE BENESTANTI…CHE CI STANNO A FARE LE FORZE DELL’ORDINE SE PUR SAPENDO NON SONO INTERVENUTE?
C’è un video che immortala, in parte, una delle tante atroci aggressioni che Antonio Cosimo Stano avrebbe subito per anni prima di morire.
È uno dei tanti che i suoi giovanissimi aguzzini giravano e si scambiavano su WhatsApp. Si tratta di un filmato molto breve, girato al buio, le immagini non sono chiare. Ma l’audio si sente bene. Si sentono le risate della persona, quasi sicuramente minorenne, che riprendeva.
È agghiacciante pensare che mentre questo 66enne inerme, solo, e con qualche problema psichico veniva vessato, malmenato, umiliato, il branco rideva.
È forse ancora più agghiacciante il fatto questo pensionato di Manduria, Comune di poco più di 30mila abitanti in provincia di Taranto, subisse angherie dal 2012. Sette anni.
Sette anni di violenze, persecuzioni, e – per la vittima – di paura.
Sette anni di assenza di umanità , in una comunità che sapeva, ma che non è riuscita a fermare la gang. O che, secondo alcuni abitanti che hanno mostrato la loro indignazione sui social, non ha fatto abbastanza.
Sono 14 i giovanissimi indagati per i reati, stalking, lesioni personali, rapina, violazione di domicilio, danneggiamento e di omicidio preterintenzionale.
Tra le ipotesi c’è anche l’omicidio perchè Stano è morto martedì scorso, dopo 18 giorni di ricovero in ospedale e due interventi chirurgici. L’autopsia dovrà stabilire se la morte è conseguenza delle percosse ricevute da parte dei 12 minorenni e dei due maggiorenni indagati.
I poliziotti del Commissariato erano intervenuti il 6 aprile scorso nell’appartamento dell’uomo. L’avevano fatto su segnalazione dei vicini di casa.
Quando sono entrati Stano era immobile su una sedia, in uno stato psico-fisico precario, e in condizioni di assoluto degrado. Visibilmente provato, non dormiva e non si alimentava. I bulli lo chiamavano “il pazzo del Villaggio del fanciullo”, dal nome dell’oratorio annesso alla chiesa di San Giovanni Bosco che si trova davanti alla sua abitazione.
E lo sottoponevano ripetutamente a violenza, quasi come fosse un oggetto con il quale divertirsi. Non si fermavano davanti alle sue sofferenze. A distanza di giorni, di mesi, tornavano a vessarlo, approfittandosi della sua debolezza.
Stano aveva paura di uscire dal suo appartamento. Qualche giorno prima del suo ricovero, i bulli oltre a picchiarlo gli avevano sottratto 300 euro. Ma restare in casa non bastava: i componenti della gang si intrufolavano nell’abitazione, lo aggredivano, lo rapinavano. Lo terrorizzavano. E, spiegano gli inquirenti, filmavano quei momenti, per diffonderli in chat.
Viene da chiedersi da dove nasca questa violenza inaudita, alla quale si fa quasi fatica a credere. L’avvocato di alcuni dei presunti aguzzini parla di loro come dei giovani simili a tanti altri: “Sono tutti ragazzi normalissimi, studenti di liceo nati e cresciuti a Manduria in contesti familiari a modo, figli di commercianti, impiegati pubblici”. Persone comuni, gente per bene, si direbbe.
L’avvocato chiama in causa altre persone: “Tutti quelli che si sono avvicinati a questa vicenda, mandando, ricevendo o inoltrando video e messaggi sui due gruppi WhatsApp in esame sono coinvolti – spiega – per il momento la Procura, che ha secretato gli atti, ha sequestrato tutti i cellulari e non possiamo far nulla”.
Resta da capire se prima che Stano morisse qualcuno avrebbe potuto fare qualcosa per evitare che continuasse a essere bersaglio dei bulli. Che l’anziano fosse vittima delle angherie dei ragazzini era cosa nota: si evince dai commenti fatti dalle persone del luogo.
La Voce di Manduria, giornale locale, ne riporta uno. È stato postato su Facebook da un educatore della parrocchia della cittadina: “Personalmente ho ripreso tante volte i ragazzi che bullizzavano il signore, chiamato le forze dell’ordine e chiamando i genitori, ma senza risultati. Ora provo dispiacere per l’uomo, ma anche per i ragazzi che, ahimè hanno perso l’occasione di vivere serenamente la propria età come tanti altri”.
La questione era stata sollevata, insomma, e probabilmente non solo dalla persona che ha scritto questo messaggio. Ma le segnalazioni non sono state sufficienti. Stano è morto dopo anni di sofferenza, dopo giorni di paura, solo, senza supporto. Senza che nessuno sia riuscito a tirarlo fuori da questa spirale dell’orrore.
A pochi giorni dalla sua morte resta una comunità sgomenta e un inevitabile refrain. Ha il suono di una domanda, anche in questo caso la riportano i giornali locali: “Come è potuto accadere?”.
(da “Huffingtonpost”)
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