SENZA UNA LEGGE ELETTORALE PROPORZIONALE CON SBARRAMENTO AL 4/5%, ALLE PROSSIME POLITICHE USCIRA’ IL CAOS DALLE URNE
E’ D’ACCORDO CONTE, ANCHE BERLUSCONI LO VUOLE, L’EGO ESPANSO DI SALVINI MENO: MA E’ LA LORO UNICA STRADA PER CHIUDERE IN UN ANGOLO LA MELONI
«Se dopo quanto ha detto Giorgia Meloni a congresso, Salvini non l’ha ancora capito Beh, dovrebbe pensarci davvero al proporzionale».
Andrea Marcucci discute con Dario Franceschini nell’ascensore di Montecitorio. È l’antipasto del seminario in cui tutte le correnti del Pd e relativi leader, riuniti da Matteo Orfini e dalla sua associazione Left Wing, lanciano l’offensiva sulla legge elettorale proporzionale. Per i big dem di ogni provenienza – prodiana, popolare, dalemiana, renziana – il tempo è adesso: bisogna provarci con una legge proporzionale.
Ciascun partito correrebbe per sé alle politiche che ci saranno tra dieci mesi, rompendo la dittatura delle coalizioni, restituendo ai cittadini la scelta degli eletti.
D’accordo Lorenzo Guerini e Nicola Zingaretti («Per una volta, e già questa è una notizia, condivido le parole di Orfini»), Franceschini e Andrea Olando, Debora Serracchiani, Andrea Giorgis e Dario Parrini. Lo spiega Orfini nel “position paper”, un documento corredato da ben tre proposte di legge a prima firma Fausto Raciti. Ma soprattutto c’è Marco Meloni, il braccio destro di Enrico Letta, a portare l’imprimatur del segretario.
Restano sullo sfondo i due convitati di pietra: l’alleanza con i 5Stelle e il campo largo su cui il Pd punta, oltre alla questione di come comporre le liste dem. Letta comunque non intende buttare all’aria il progetto di campo largo progressista, gli ex renziani e tutti i dem con idiosincrasia per i grillini ne prendano atto.
Il seminario è appena concluso, quando il capo del M5Stelle Giuseppe Conte in una nota alza la palla al segretario dem: “Con Letta ogni tanto ci confrontiamo. Sulla legge elettorale credo che la soluzione sia la legge proporzionale, che con il taglio dei parlamentari è diventata una necessità”. E d’altra parte Giuseppe Brescia, il presidente grillino della commissione Affari costituzionali, pressa: non basta dirsi a parole favorevoli alla riforma, bisogna farla.
“Proviamoci” è la parole d’ordine, nonostante “la strada sia stretta” (dice Guerini). La sfida però è realizzare il consenso più ampio possibile per cambiare la legge elettorale, quindi costringere la destra o pezzi del centrodestra, ad esempio Forza Italia, a scegliere (dice Franceschini). Marco Meloni chiarisce: «Il Rosatellum è il peggiore sistema elettorale possibile», ma critica l’analisi di Orfini laddove contesta il Mattarellum e la stagione del maggioritario, che fu l’orizzonte ulivista.
Comunque il coordinatore della segreteria di Letta afferma: «Occorre essere pragmatici sulla legge elettorale, no alla religione del proporzionale, come no alla religione del maggioritario». Una cosa è importante: che il Pd sia unito «è decisivo» e che non sia una parte politica sola a pensare di approvare le regole di tutti. L’altro punto cardine è: non c’è nessun cedimento da parte del Pd sul bipolarismo: «L’orizzonte bipolare va conservato».
Sull’urgenza di riformare le regole per votare insiste Zingaretti. Sulla bontà di abbandonare il maggioritario, Franceschini riassume: «Abbiamo visto di tutto, cambi di casacca, assenza di stabilità, un bipartitismo che non si è realizzato». E quindi la politica impone di non restare attaccati a ciò attorno a cui è nato il Pd. Sempre Franceschini: «Siamo in un sistema dove sono state superate barriere invalicabili: la Lega ha mollato il centrodestra per governare con i 5S, poi il Pd ha governato con i 5S e ora siamo tutti insieme al governo».
Insomma le garanzie di alleanze pre-elettorali che tengano poi, sono pari a zero. E per Orlando: «Rinunciare ad avere il governo la sera del voto? Meglio averlo venti giorni dopo, ma che duri tutta la legislatura». Comincia adesso la fase della trattativa con il centrodestra: subito dopo le amministrative si entra nel vivo. Orfini rincara: «La proposta del proporzionale è una risposta alla crisi del nostro Paese. Serve una svolta non significa abbandonare il campo largo ma metterlo nelle condizioni di esprimere ciascuno la propria identità. E offriamo questa riflessione anche al centrodestra, piuttosto che alleanze forzose che poi non reggono».
Sulle tecnicalità la discussione è aperta: soglia di sbarramento sicuramente alta (nel Brescellum è al 5%), preferenze o altri meccanismi. Da garantire l’alternanza di genere: rimarca Valeria Fedeli. Raciti la prevede nel suo progetto: capilista bloccati e doppia preferenza di genere.
(da la Repubblica)
Leave a Reply