SGOMENTO TRA I PARLAMENTARI M5S: “COSI’ IL MOVIMENTO MUORE”
LA RABBIA DEI DISSIDENTI: NEL MIRINO ALICE SALVATORE, LUOGOTENENTE DI LUIGI DI MAIO A GENOVA
Era di appena tre giorni fa il clima di gioia tra i parlamentari che tiravano sospiri di sollievo perchè il ribaltone imprevisto a Genova, dove aveva vinto l’eretica Marika Cassimatis contro il candidato dei vertici, sembrava premiare la libertà del voto e la democrazia.
«Hai visto che alla fine funziona il nostro metodo? – gongolava Nicola Morra in Senato – Questo voto dimostra che non è vero che ci impongono le scelte dall’alto o per pressione di chi vorrebbe comandare sui territori come a Genova Alice Salvatore».
Passano 48 ore e lo stesso senatore, sbigottito, reagisce così: «Non rilascio alcuna dichiarazione».
Per capire lo scompiglio creato tra i parlamentari del M5S, compreso un insospettabile come Alessandro Di Battista, bisogna prendersi una licenza sulla frase con cui Beppe Grillo liquida la candidata vincente: «In qualità di garante del M5S, ho deciso, nel pieno rispetto del nostro metodo» (qui finisce la sua frase) «di fare come pare a me» (questo è quello che è accaduto).
Dopotutto lo ha teorizzato lo stesso Grillo assieme agli strateghi comunicatori della Casaleggio dopo le prime espulsioni: «Basta strapparsi il cerotto, lì per lì fa male, poi non senti nulla». E una conferma alle sue teorie il comico l’ha sempre trovata nei sondaggi: si fa un po’ di chiasso sui media dopo queste rotture così drastiche, ma poi tutto torna alla tranquillità e il M5S non cala.
Inutile chiedere commenti a Roberto Fico, a Roberta Lombardi, o a chi, come loro e come Morra, sperava che la lezione di Genova potesse essere un segnale per la ritrovata democrazia dal basso. Il silenzio imposto viene rispettato.
Solo qualche deputato accetta di rispondere sotto anonimato e spiega: «Questo è un altro chiodo sulla bara in cui stanno seppellendo il M5S».
Di certo si mette fine alla finzione della democrazia diretta in cui gli attivisti decidono liberamente sul blog. E se è comprensibile l’imbarazzo di chi si vede scippata anche l’ultima briciola di un’utopia, meno lo è l’insistente mutismo con cui ormai viene digerita qualsiasi decisione di Grillo se non è inquadrato in quel clima che i partiti avversari definiscono da «soviet stalinista».
Ma c’è dell’altro e lo spiega una fonte dell’ufficio di comunicazione: «Tra qualche mese si vota. Nessuno più farà apertamente delle critiche. Hanno troppa paura di non essere ricandidati».
L’ala movimentista del M5S è in un angolo. I dissidenti o scelgono di andar via, come sta avvenendo nei territori, o si piegano incondizionatamente a Grillo per un altro giro in Parlamento.
Anche se non convincono le spiegazioni arrivate a Roma. C’era una dissidenza organizzata che ha condizionato il primo voto di Genova?
È stato segnalato a Grillo, come dice lui nel post, «con tanto di documentazione, che molti dei 28 componenti della lista hanno tenuto comportamenti contrari ai principi del M5S»? Se così fosse, chi lo ha segnalato a Grillo – si chiedono i deputati – se le liste dei candidati non erano pubbliche e le conoscevano in pochi?
Un nome su tutti finisce sotto accusa: Alice Salvatore.
Consigliera regionale, ambizione sfrenata, ex candidata in Liguria, avversaria di Cassimatis, Salvatore è una fedelissima di Luigi Di Maio, con cui ha avuto un incontro a Imola due sabati fa assieme a uomini della Casaleggio.
Gli attivisti liguri e alcuni deputati non faticano a definirla «non solo divisiva ma distruttiva».
Come mai, si chiedono i parlamentari, a differenza della Lombardi che contro Virginia Raggi a Roma è stata brutalmente stoppata da Grillo che le ha detto di occuparsi solo di Parlamento, Salvatore può ficcare il naso nelle elezioni di Genova ?
(da “La Stampa”)
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